Signori presidenti

Herbert Pagani

Signori Presidenti – Herbert Pagani

 

 Signori Presidenti - Herbert Pagani


Signori Presidenti
H. Pagani – A. Limentani – M. Totaro
(1976)

Per quella schiuma bianca che copre i nostri fiumi
Per tutti i nostri pesci che vanno a pancia in su
E per la primavera che cede i suoi profumi
Al superdetersivo con i granelli blu.

E per i panni sporchi lavati troppo tardi
In certe lavatrici intorno al Quirinale
Che puzzano d’inganni di sangue e di miliardi
Mentre la lira scende ed il terrore sale.

Per tutta la violenza che scende nelle case
Dai cieli crocefissi da antenne di tivù
Quando non è di turno tra Cirio e Belpaese
Il papa che consiglia: votate per Gesù.

Per l’urlo del pallone che vomita la radio
Coprendo altre urla nei vostri mattatoi
Prima che ci stendiate sull’erba di uno stadio
Signori Presidenti grazie da tutti noi.

E bravi per le belle centrali nucleari
Che tutti già paghiamo e che nessuno vuole
E che circonderete di mille militari
Finché non metterete un contatore al sole.

Bravi per la giustizia, che se non tace, giace
Per la rivoluzione che ha i piedi gonfi e siede
E per aver ridotto la libertà e la pace
A tristi prostitute che fanno il marciapiede

Bravi per le colombe costrette a fare i falchi
Perché vendete armi al meglio compratore
E per i vostri amori imposti ai rotocalchi
Perché la gente creda che voi c’avete un cuore

io vi ringrazio ancora e me ne vado adesso
La musica era bella e le parole no
Ma il mondo è bello e voi ne avete fatto un cesso
E finché ci sarete, così io canterò.


Proviamo ad immaginare quando è stata scritta questa canzone. Direte che è dei giorni nostri, visto gli argomenti trattati. Sbagliato. Questa canzone è stata scritta nel 1976. Come al solito la Storia NON INSEGNA NIENTE!Firma


Pooh feat Mario Biondi – Ci penserò domani

Pooh - Boomerang - 1978

Pooh feat Mario Biondi

Ci penserò domani

 Pooh - Opera Seconda - 2012

Pooh – Boomerang – Ci penserò domani…..


Pooh feat Mario Biondi – Opera Seconda – Ci penserò domani…


Pooh – Boomerang – Ci penserò domani

Lei entrò, sulle scale qualcuno guardo
i suoi strani vestiti
appoggiò le spalle alla porta dicendo:
con lui ci siamo lasciati
osservai due occhi segnati
e il viso bagnato dalla pioggia
non so, mi disse, non so come uscirne fuori, non lo so.
La guardai,
ed ebbi un momento di pena,
perché sembrava smarrita,
io vorrei mi disse, vorrei che non fosse cosí,
ma è proprio finita disse poi
ritrovando un sorriso a stento:
comunque l’ho voluta lo sai,
le strade per farmi del male non le sbaglio mai.
Poi mi raccontò la storia che io sapevo già
dall’ultima volta si sentiva
che era più sola, più cattiva.
Si calmò, guardandosi intorno
e parlammo di me, bevendo più volte
si sdraiò in mezzo ai cuscini e mi disse:
con te ero io la più forte
disse poi inseguendo un pensiero:
è vero, con te io stavo bene
e se io fossi una donna che torna
è qui che tornerei.
Poi cenammo qui, le chiesi:
domani cosa fai
la pioggia batteva sui balconi
rispose: ci penserò domani!
Mi svegliai la mattina
e sentii la sua voce di là:
parlava in inglese la guardai:
aveva il telefono in mano e il caffè
e non mi sorprese accettai il breve sorriso
e il viso di una che non resta.
Se puoi, mi disse, se puoi,
non cambiare mai da come sei!
Poi se ne andò via nel modo che io sapevo già,
passava un tassi, lo prese al volo
abbi cura di te, pensai da solo.


Era il 1978. Io avevo 18 anni e tanti sogni nel cassetto. La scuola era il centro di gravità permanente e intorno ruotavano milioni di pensieri e sogni. Le lezioni, le occupazioni, le assemblee, i cineforum e i dibattiti mai concessi. Intorno una violenza cieca, appena percepita dall’incoscienza dell’età. La mattina a manifestare per un mondo migliore, la sera alla festa di compleanno di Cinzia, e in regalo il disco dei Pooh, anche se fino a pochi minuti prima si cantava: “El pueblo unido jamás será vencido”. Ma alle 18.00 la lotta di classe si abbandonava, e tutti a far festa con lo stereo e i dischi in vinile. Finalmente si poteva stare un po’ insieme a Giovanna, tanto desiderata e solo ammirata da lontano. Finalmente si poteva ballare con lei e se tutto andava bene ci scappava anche un fuggevole bacio, solo a labbra sfiorate, ma che era quasi come toccare il paradiso. Dopo le 23 tutti a casa e io ragazzo di provincia tornavo al mio paesello, nelle orecchie i Pooh che c’avrebbero pensato domani, e il domani è già oggi… e forse l’oggi è anche un po’ passato. 


Giuseppe per il futuro che verrà.. abbi cura di te, pensai da solo.

#765

 

Piccolo mondo antico e tempi moderni

Carosello Sigla

Bilancio di un’epoca

Un noi che… di rimpianti?

Carosello Sigla

Latte, burro e uova

1950: Vai a prendere il latte dal lattaio, che ti saluta, con in mano il bidone in alluminio; prendi il burro fatto con latte di mucca, tagliato a panetti. Poi chiedi una dozzina di uova che sono messe in un vaso di vetro. Paghi con il sorriso della lattaia ed esci sotto il sole splendente. Il tutto ha richiesto 10 minuti di tempo.

2010: Prendi un carrello del cavolo, che ha una ruota bloccata, che lo fa andare in tutti i sensi salvo in quello che tu vorresti, passi per la porta che dovrebbe girare, ma che è bloccata perché un cretino l’ha spinta; poi cerchi il settore latticini, dove normalmente ti ghiacci e cerchi di scegliere fra 12 marche di burro, che dovrebbe essere fatto a base di latte comunitario. E controlli la data di scadenza…. Per il latte: devi scegliere fra vitaminico, intero, scremato, nutriente, per bambini, per malati o magari in promozione, ma con la data di scadenza ed i componenti…. Lasciamo perdere! Per le uova: cerchi la data di deposizione, il nome della ditta e soprattutto verifichi che nessun uovo sia incrinato o rotto e, accidenti!!! Ti ritrovi i pantaloni sporchi di giallo! Fai la coda alla cassa, ma la cicciona davanti a te ha preso un articolo in promozione che non ha il codice…. allora aspetti e aspetti…. Poi sempre con questo carrello del cavolo, esci per prendere la tua auto sotto la pioggia, ma non la trovi perché hai dimenticato il numero della corsia…. Infine, dopo aver caricato l’auto, bisogna riportare l’arnese rotto e solo in quel momento ti accorgi che è impossibile recuperare la moneta…. Torni alla tua auto sotto la pioggia che è raddoppiata nel frattempo…. E’ più di un’ora che sei uscito.


 Fare un viaggio in aereo

1965: Viaggi con Alitalia, ti danno da mangiare e ti invitano a bere quello che vuoi, il tutto servito da bellissime hostess: il tuo sedile è talmente largo che ci può stare in due.

2010: Entri in aereo continuando ad impigliarti con la cintura, che ti hanno fatto togliere in dogana per passare il controllo. Ti siedi sul tuo sedile e se respiri un po’ forte dai una botta con il gomito allo schienale del vicino. Se hai sete lo stewart ti porta la lista e i prezzi sono stratosferici.


 Michele vuole andare nel bosco all’uscita da scuola. Mostra il suo coltellino a Giovanni, con il quale pensa di fabbricarsi una fionda.

1960: Il direttore scolastico vede il suo coltello e gli domanda dove l’ha comprato, per andarsene a comprare uno uguale.

2010: La scuola chiude, si chiama la polizia, che porta Michele in commissariato. Il TG1 presenta il caso durante il telegiornale in diretta dalla porta della scuola.


 Disciplina scolastica

1960: Fai il bullo in classe. Il professore ti molla una sberla. Quando arrivi a casa tuo padre te ne molla un altro paio.

2010: Fai il bullo. Il professore ti domanda scusa. Tuo padre ti compra una moto e va a spaccare la faccia al prof!


 Franco e Marco litigano. Si mollano qualche pugno dopo la scuola.

1960: Gli altri seguono lo scontro. Marco vince. I due si stringono la mano e sono amici per tutta la vita.

2010: La scuola chiude. Il TG1 denuncia la violenza scolastica. Il Corriere della Sera mette la notizia in prima pagina su 5 colonne.


 Enrico rompe il parabrezza di un auto nel quartiere. Suo padre sfila la cintura e gli fa capire come va la vita.

1960: Enrico farà più attenzione la prossima volta, diventa grande normalmente, fa degli studi, va all’università e diventa una bravo professionista.

2010: La polizia arresta il padre di Enrico per maltrattamenti sui minori. Enrico si unisce ad una banda di delinquenti. Lo psicologo arriva a convincere sua sorella che il padre abusava di lei e lo fa mettere in prigione.


 Giovanni cade dopo una corsa a piedi. Si ferisce il ginocchio e piange. La professoressa lo raggiunge, lo prende in braccio per confortarlo.

1960: In due minuti Giovanni sta meglio e continua la corsa.

2010: La prof è accusata di perversione su minori e si ritrova disoccupata, si becca 3 anni di prigione con la condizionale. Giovanni va in terapia per 5 anni. I suoi genitori chiedono i danni e gli interessi alla scuola per negligenza nella sorveglianza e alla professoressa per trauma emotivo. Vincono tutti i processi. La prof disoccupata è interdetta e si suicida gettandosi da un palazzo. Più tardi Giovanni morirà per overdose in una casa occupata.


 Arriva il 25 ottobre.

1960: Non succedeva nulla.

2010: E’ il giorno del cambio dell’ora legale: le persone soffrono d’insonnia e di depressione.


La fine delle vacanze.

1969: Dopo aver passato 15 giorni di vacanza con la famiglia, nella roulotte trainata da una Fiat 125, le vacanze terminano. Il giorno dopo si ritorna al lavoro freschi e riposati.

2010: Dopo 2 settimane alle Seychelles, ottenute a buon mercato grazie ai “buoni vacanze” ditta, rientri stanco ed esasperato a causa di 4 ore di attesa all’aeroporto, seguite da 12 ore di volo. Al lavoro ti ci vuole una settimana per riprenderti dal fuso orario.


 Come si dice: viviamo in un’epoca davvero formidabile!

Giuseppe per la società che muta

#722

 

Schola Cantorum – Le Tre Campane

Schola Cantorum - Le Tre Campane

Schola Cantorum – Le Tre Campane

Schola Cantorum - Le Tre Campane

 


Testo tradotto dall’originale francese.


(Les trois cloches) (di Ardiente – J. Villard)
 
La’ cala il vento nella valle
un mattino come tanti
nasce un uomo…
lui ha un solo giorno e tutti quanti
stretti intorno
che lo portano alla chiesa…
la campana del villaggio
oggi suona anche per lui
ed il cielo e’ come un fiore
che si apre agli occhi suoi
ma la gente che lo guarda
pensa un altro come noi
hanno scelto gia’ il suo nome
la campana suona ancora
mentre il sole se ne va…
la’ cala il vento nella valle
la domenica di pasqua due ragazzi
lui ha vent’anni di lavoro
la sua donna gli assomiglia
la sua donna…
la campana del villaggio
oggi suona anche per lui
la promessa di una vita
che sara’ divisa in due
e l’amore li accompagna
ma la vita e’ tutta la’
ed il tempo batte forte
la campana suona ancora
mentre il sole se ne va…
la’ cala il vento nella valle
un mattino come tanti
parte un uomo…
lui ora dorme e tutti quanti stretti in
torno che lo portano alla chiesa… LA
campana del villaggio
anche oggi suona a lui
un riposo tanto dolce
non lo aveva avuto mai
e la gente che lo amava
non ci pensa quasi piu’
cala il vento nella valle
la campana suona ancora
mentre il sole se ne va…
cala il vento nella valle
la campana suona ancora
mentre il sole ne va…

Giuseppe per la musica esegetica anni 70

#569

 

Deep Purple – Soldier Of Fortune –

Soldier of Fortune - Deep purple - Korea

Soldier of Fortune – Deep purple

 Soldier of Fortune - Deep purple - Korea

 Canzone stupenda, ascoltatela…..


Soldier of Fortune – Deep purple

Mercenario

I have often told you stories

about the way

I lived the life of a drifter

waiting for the day

when I’d take your hand

and sing you songs

then maybe you would say

come lay with me love me

and I would surely stay

But I feel I’m growing older

and the songs that I have sung

echo in the distance

like the sound

of a windmill goin round

I guess I’ll always be

a soldier of fortune

Many times I’ve been a traveller

I looked for something new

in days of old

when nights were cold

I wandered without you

but those days I thougt my eyes

had seen you standing near

though blindness is confusing

it shows that you’re not here

Now I feel I’m growing older

and the songs that I have sung

echo in the distance

like the sound

of a windmill goin round

I guess I’ll always be

a soldier of fortune

Yes, I can hear the sound

of a windmill goin round

I guess I’ll always be

a soldier of fortune

Ti ho raccontato spesso storie

su come abbia vissuto da sbandato

aspettando il giorno

in cui avrei preso la tua mano

e ti avrei cantato delle canzoni,

poi forse avresti detto

“vieni, sdraiati con me, amami”

e sarei certamente rimasto.

Ma sento che sto invecchiando

e le canzoni che ho cantato

riecheggiano lontano

come il suono

di un mulino che gira.

Penso che sarò per sempre

un mercenario.

Spesse volte sono stato un viaggiatore,

ho cercato qualcosa di diverso

nei tempi passati,

quando le notti erano fredde

ho vagato senza te

ma in quei giorni ho pensato che i miei occhi

ti hanno vista starmi vicina,

nonostante la cecità confonda

è chiaro che tu non sei qui.

Adesso sento che sto invecchiando

e le canzoni che ho cantato

riecheggiano lontano

come il suono

di un mulino che gira

Penso che sarò per sempre

un mercenario.

Si, riesco a sentire il suono

di un mulino che gira

Penso che sarò per sempre

un mercenario.


Giuseppe for the music.

#522

Il Giardino dei Semplici – Miele

Il Giardino dei Semplici  Miele (1977) - Concerto in LA Minore

Il Giardino dei Semplici

Miele (1977) - Concerto in LA Minore

 Il Giardino dei Semplici  Miele (1977) - Concerto in LA Minore


Il Giardino dei Semplici – Concerto in LA Minore


Testo della canzone Miele 

Era il colore 
Dei nostri corpi addormentati 
Sotto il sole 
Sulle tue labbra 
C’era un sapore 
Che 
Non ho scordato mai 
Miele 
Le nostre fughe 
E si tornava lenti come 
Tartarughe 
Quella sera che inventai il tuo nome 
Gia’ cadevano le prime stelle 
Miele 
Com’eri bella 
E l’estate ancora sa di miele 
Anche se io senza te 
Sto’ male con me 
C’e’ un’altra e potrei far l’amore 
Ma non e’ miele 
Miele 
quale treno prenderai 
Era il colore 
quando arrivi 
Chiamami se puoi 
Dei nostri corpi addormentati sotto il sole 
forse io m’innamorai 
Sulle tue labbra 
C’era un sapore 
Che non ho scordato mai 
Miele 
Quale treno prenderai 
Torni domandi 
Quando arrivi chiamami se puoi 
Cosa e’ cambiato 
Forse e’ colpa degli esami 
Forse io m’innamorai 
Quando hai detto 
Scusami e’ finita 
E cadevano le prime stelle 
Miele 
Com’eri bella 
E l’estate ancora sa di miele 
Anche se io senza te 
Sto male con me 
C’e’ un’altra e potrei far l’amore 
Ma non e’ miele 
E l’estate ancora sa di miele
Anche se io senza te
Sto’ male con me
C’e’ un’altra e potrei far l’amore
Ma non è miele 

Storia del gruppo – Tratto da Wikipedia

Il Giardino dei SempliciIl Giardino dei Semplici è un gruppo musicale italiano tuttora in attività. In quasi quarant’anni di carriera il complesso ha venduto 4 milioni di dischi ed eseguito 1.800 concerti. Le caratteristiche fondamentali del complesso sono i falsetti corali e l’abilità di miscelare stili musicali e linguaggi diversi fra loro. Tra i fans, il gruppo è colloquialmente riferito come GDS. Nel 2013 sarà pubblicato il loro nuovo disco, l’undicesimo da studio della loro carriera.
Storia del gruppo [modifica]Gli inizi
Il batterista Gianni Averardi (ex Campanino) fonda il gruppo nell’estate del 1974, reclutando Arcella, Caliendo e Liguori nell’arco di poche settimane. La band comincia subito ad esibirsi allo Shaker Club di Napoli con un nome temporaneo. I produttori Giancarlo Bigazzi e Totò Savio, in accordo con Averardi, procurano al complesso un contratto con la CBS. Bigazzi, ispirandosi al Giardino dei Semplici del museo di Storia Naturale della sua città, propone al gruppo il nome, che viene ben accolto dai musicisti.
Il successo
Il 21 febbraio 1975 il complesso inizia allo studio Ortophonic di Roma le registrazioni delle due canzoni del primo 45 giri, M’innamorai/Una Storia, pubblicato a fine aprile e prodotto da Giancarlo Bigazzi e Totò Savio: M’innamorai partecipa con successo al Festivalbar 1975, ed il disco raggiunge il 5º posto nelle classifiche.
A M’innamorai segue, nello stesso anno, Tu, ca nun chiagne, rifacimento pop-rock del brano del 1915 scritto da Libero Bovio ed Ernesto De Curtis, che viene usata dalla Rai come sigla di un ciclo di film di Francesco Rosi: il 45 giri ottiene il disco d’oro ed il terzo posto in classifica[1].
Il primo tour ufficiale, come il primo eponimo album, è del 1976. Nello stesso anno incidono un nuovo singolo, Vai/Tamburino, che partecipa al Festivalbar ’76.
Nel 1977 il gruppo partecipa al Festival di Sanremo con Miele, classificandosi al 4º posto: il brano contribuisce alla vincita del prestigioso trofeo Il Telegatto di TV Sorrisi e Canzoni nella categoria Complessi. Come il precedente Tu, ca nun chiagne, il singolo venderà 1 milione di copie. Esce il secondo album del gruppo, Le Favole del Giardino.
Dopo il cambio di etichetta ed il passaggio alla CGD, vi è una nuova partecipazione al Festivalbar 1978 con il brano Concerto in La Minore (dedicato a lei) e poi una tournée negli Stati Uniti d’America ed in Canada.
La svolta new wave
Fino a questo momento, Il Giardino dei Semplici ha inciso canzoni scritte prevalentemente da Bigazzi e Savio e solo in minor parte dai membri della band: a partire dal 1979 decidono invece di diventare completamente autori e passano alla casa discografica WEA. Il risultato è l’album B/N (Bianco e Nero), scritto interamente in vernacolo, il cui stile si accosta alla new wave napoletana dell’epoca. Una canzone tratta da questo disco, Silvie ha una grande diffusione e vendita in Scandinavia nel 1980 e viene cantata anche da Katry Helena in finlandese con il titolo Helsingin helle. L’album va complessivamente bene in termini di vendite, e la band si imbarca in un lungo tour teatrale di grande impatto.
Nel tardo 1980 entra a far parte del gruppo Tommy Esposito che subentra a Gianni Averardi. La nuova formazione del Giardino dei Semplici debutta con il singolo Carnevale da buttare che ottiene una straordinaria risonanza radiofonica.
Gli anni ’80 e ’90
Dal 1982 il gruppo matura la decisione di gestire prevalentemente in proprio la futura produzione discografica, avvalendosi delle label solo per la distribuzione e la promozione dei dischi. Questa decisione porterà la band a creare nel 1986 il Gidiesse Recording, studio di registrazione che diventerà poi sede ufficiale delle ricerche musicali e artistiche del gruppo.
Escono gli albums …E Amiamoci e Giallo, che ottengono ragguardevoli risultati commerciali nonostante la crisi delle bands pop italiane, ed il gruppo gira nelle più importanti trasmissioni musicali del periodo. Grazie ad una serie di spot pubblicitari realizzati in animazione sulle reti Mediaset, nel 1985 il gruppo divulga con successo una raccolta di classici della canzone napoletana rivisitati, Ed è subito Napoli. Nel 1987 il gruppo pubblica il singolo Un’altra canzone per Napoli. Il 45 giri diventerà presto un evergreen della tifoseria calcistica napoletana. Il 1989 è l’anno del loro primo video-clip con il brano Lo sai che il mondo è blu?, tratto dallo sperimentale nuovo album Zingari. Il disco mescola il consueto pop della band con l’elettronica, ed è incentrato sul tema dei viaggi.
Nel 1992 il gruppo pubblica una raccolta di successi riarrangiati in chiave semi-elettronica, Voglia di Tenerezza. Lo stesso anno, esegue alcune date in Romania, in particolare a Bucarest. In Otto Quarantotto & Ventisette del 1993 il gruppo si avvicina alla musica etnica e canta nuovamente in vernacolo, in un disco raffinato dove non mancano grandi ospitate come Gianluigi Di Franco e Valentina Stella. L’album, come il precedente Zingari, vende bene fra i fans, ma a sorpresa ottiene anche successo commerciale in Giappone e Corea (in quest’ultima balza ai primi posti in classifica).
Settelune, pubblicato nel 1997, ripropone i vecchi successi riarrangiati più tre inediti. Comincia qui la collaborazione con il noto arrangiatore Adriano Pennino.
Nel 1999 il gruppo partecipa al progetto di beneficenza Un’onda nel mare insieme a tanti altri artisti importanti.
Gli anni duemila
Nel 2000 Il Giardino dei Semplici pubblica l’album di inediti Canta e cammina, concept-album religioso con i testi scritti dal teologo monsignor Bruno Forte e le musiche del monsignor Filippo Strofaldi. L’album registra un buon successo di vendite nonostante sia una pubblicazione indipendente.
Nel 2001 il gruppo partecipa al Festival di Napoli con il brano T.V.B. Nel frattempo, due membri della band sono impegnati in una produzione sanremese di grande successo commerciale.
Nel 2005 pubblicano una nuova raccolta di classici napoletani riaggiornati in chiave acustica, Napoli unplugged, che riscuote ottimi risultati di vendita. Sempre nel 2005, con la produzione di Rai Trade, viene pubblicato Trenta, contenente due cd ed un dvd antologico, con il quale il gruppo festeggia i trent’anni di carriera. Nel cofanetto sono presenti anche sette inediti, tra cui è inclusa T’innamorerai, scritta assieme a Gigi D’Alessio. Sul finire dell’anno il gruppo festeggia l’anniversario al Palapartenope di Napoli, in un lungo concerto davanti a 4.300 spettatori. Dall’evento verranno successivamente ricavati un album semi-ufficiale ed un DVD.
Nel 2006 la Warner, detentrice dei diritti sui primi tre albums, pubblica un’antologia del gruppo. Comincia per la band un periodo di stasi.
Nel 2010, con Lino Volpe di Volpe Alla Caccia danno vita ad un divertente docu-fiction a puntate dal titolo Prossimamente che va in onda sul canale Iride. Nel programma, Il Giardino dei Semplici si incontra con vari amici musicisti quali Peppino Di Capri e Gigi D’Alessio.
Il nuovo corso
Nel febbraio del 2012, Gianfranco Caliendo termina la sua militanza nel gruppo ed il GDS diventa un trio.
Il 18 febbraio la band ritira a Sanremo il premio AFI alla carriera. Reclutato Savio Arato quale chitarrista turnista per concerti e lavori in studio, la band registra un disco live, il primo della sua lunga carriera. L’album, intitolato Semplicemente live, esce in concomitanza con il nuovo tour estivo. In agosto, la band realizza il suo primo brano inedito nell’arco di sette anni, Grande, grande, che viene scelto come sigla della popolare trasmissione calcistica campana Tifosi Napoletani, condotta da Gennaro Montuori.
Ad ottobre, la band comincia le registrazioni di un nuovo album di inediti in italiano, annunciando una svolta stilistica orientata verso il pop-rock moderno.
FormazioneAndrea Arcella (tastiere e sintetizzatori, piano, cori)
Tommy Esposito (batteria, drum programming, percussioni, cori)
Luciano Liguori (basso, voce solista, cori)
Savio Arato (supporter; chitarre, cori)
Ex-membri Gianni Averardi (1975-1980; batteria, percussioni, cori)
Gianfranco Caliendo (1975-2012; chitarre, voce solista)

Ancora un pezzo dal profondo degli anni 70, s’intravvedevano all’orizzonte i “craxiani” ’80, qualcosa all’orizzonte cambiava. Si abbandonava l’ingenuità del ventennio 60/70 per immergersi nei “caleidoscopici” ‘80. Da questo momento in poi mai più niente sarebbe stato come prima, e la nostra anima candida incontrava il disincanto di una nuova generazione, più furba ed egoista delle precedenti.  


Giuseppe per gl’ingenui anni 70

#454

 

Simon & Garfunkel – The Sound Of Silence

Simon & Garfunkel - The Sound Of Silence

Simon & Garfunkel

The Sound Of Silence

 Simon & Garfunkel - The Sound Of Silence

9 settembre 2001 – 9 settembre 2011 


L’originale


Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

La canzone

La canzone venne originariamente registrata come pezzo acustico per il primo album del duo, Wednesday Morning, 3 A.M., del 1964, ma in seguito furono aggiunte le parti degli strumenti elettrici ed uscì come singolo. Nel 1965 Paul Simon la inserì nel suo primo LP solista registrato a Londra, “The Paul Simon Songbook”. L’anno seguente il singolo scalò lentamente le classifiche e raggiunse il numero uno il giorno di Capodanno del 1966. La canzone fu quindi inclusa nell’album Sounds of Silence (1966).
Nella canzone Paul Simon suona la chitarra acustica, mentre a cantare sono sia lui sia Art Garfunkel.
Inizialmente la canzone era intitolata “The Sounds of Silence”, ed è con questo nome che è apparsa sui primi album e sul singolo. Nelle raccolte successive il titolo fu cambiato in “The Sound of Silence”. Entrambe le forme del nome sono presenti nel testo della canzone.
Il brano fu usato nel film Il laureato, ed appare nei titoli iniziali, nella scena della piscina (esecuzione integrale) e durante la parte finale; inoltre, appare anche nel film Bobby, che narra di alcune persone che si trovavano nell’albergo dove Robert “Bobby” Kennedy fu ucciso, durante le 24 ore antecedenti il delitto. Nel film, la canzone appare dopo l’assassinio. Appare anche nel film Watchmen, durante il funerale di uno dei personaggi, il Comico.
Significato
Sebbene sia diffusa la convinzione che la canzone fosse stata scritta da Paul Simon in seguito all’assassinio del Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963, le note di Art Garfunkel sul retro di copertina dell’album “Wednesday Morning, 3 A.M.” indicano che la musica fu scritta nel novembre 1963; il 19 febbraio 1964 “the song practically wrote itself”, “la canzone praticamente si era scritta da sola”[1]. Non si può quindi sostenere con certezza che Simon concepì la canzone come un modo di rappresentare il trauma provato da molti americani causato dall’improvvisa morte di un leader vigoroso e visionario. Piuttosto, come ricorda Garfunkel, il tema della canzone è l’incapacità dell’uomo di comunicare. Il tutto, con un titolo che riprende la ben nota passione di Simon per gli ossimori.
Anni dopo, Paul Simon affermò in un’intervista che il verso iniziale “Hello, darkness my old friend” deriva dal fatto che nel periodo in cui la scrisse trovava conciliante scrivere e comporre stando chiuso e al buio nel bagno della sua abitazione.[2]
Storia
Dopo aver registrato il loro primo album, il duo si sciolse e Simon si recò in Inghilterra per buona parte del 1965, dove si esibì in alcuni concerti da solista, e registrò il pezzo per la seconda volta nel suo LP, nel maggio 1965.
Nel frattempo, il produttore di Simon and Garfunkel alla Columbia Records a New York, Tom Wilson, aveva appreso che la canzone aveva cominciato ad essere trasmessa alla radio a Boston, Massachusetts, Gainesville e a Cocoa Beach, Florida.
Il 15 giugno 1965, subito dopo la registrazione di Like a Rolling Stone di Bob Dylan, sovrappose alla traccia originale di Simon and Garfunkel parti di chitarra elettrica (suonata da Al Gorgoni), basso (Bob Bushnell), e batteria (Bobby Gregg), e ne fece un singolo senza aver nemmeno consultato i due artisti.
La canzone entrò nelle classifiche pop degli USA nel settembre 1965 ed iniziò la sua inesorabile ascesa.



The sound of silence –  Testo – Traduzione
Salve oscurità, mia vecchia amica
ho ripreso a parlarti ancora
perché una visione che fa dolcemente rabbrividire
ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo
e la visione che è stata piantata nel mio cervello
ancora persiste con il suono del silenzio
Nei sogni agitati io camminavo
solo attraverso strade strette e ciottolose
nell’alone della luce dei lampioni
sollevando il bavero contro il freddo
e l’umidità quando i miei occhi
furono colpiti dal flash di una luce al neon
che attraversò la notte…
e toccò il suono del silenzio
E nella luce pura vidi migliaia di persone,
o forse più persone che parlavano senza emettere suoni
persone che ascoltavano senza udire
persone che scrivevano canzoni
che le voci non avrebbero mai cantato
e nessuno osava, disturbare il suono del silenzio
“Stupidi” io dissi, “voi non sapete che il silenzio
cresce come un cancro ascoltate le mie parole che io posso insegnarvi, a
ggrappatevi alle mie braccia che io posso raggiungervi”
Ma le mie parole caddero come gocce di pioggia,
e riecheggiarono, nei pozzi del silenzio
e la gente si inchinava e pregava al Dio
neon che avevano creato.
e l’insegna proiettò il suo avvertimento,
tra le parole che stava delineando. e
l’insegna disse “le parole dei profeti
sono scritte sui muri delle metropolitane
e sui muri delle case popolari.
” E sussurrò nel suono del silenzio


Hello darkness my old friend,
I’ve come to talk with you again
Because a vision softly creeping
left it’s seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
still remains, within the sounds of silence
In restless dreams I walked alone,
narrow streets of cobblestone
‘neath the halo of a streetlamp
I turned my collar to the cold and damp
when my eyes were stabbed by the flash of a neon light
split the night… and touched the sound of silence
And in the naked light I saw
ten thousand people maybe more
people talking without speaking
people hearing without listening
people writing songs that voices never share
noone dare, disturb the sound of silence
Fools said I you do not know,
silence like a cancer grows,
hear my words that I might teach you
take my arms that I might reach you
but my words, like silent raindrops fell…
and echoed in the well of silence
And the people bowed and prayed,
to the neon god they made
And the sign flashed out its warning
in the words that it was forming
And the sign said, “The words of the prophets
are written on the subway walls, and tenement halls
and whisper the sounds of silence.


Giuseppe per il suono del silenzio

#430

 

Rosa – Patrizio Sandrelli

Rosa - Patrizio Sandrelli

Rosa – Patrizio Sandrelli

 Rosa - Patrizio Sandrelli


Come Indiana Jones vado a scavare nella musica italiana anni 70. Molti dicono, forse a ragione, che era musica trash, ma cosa posso farci se ogni volta che ascolto qualche nota di queste canzoncine mi si scioglie il cuore. Attenzione queste canzoncine cominciavano a rompere una società bigotta e legata a tabù religiosi indistruttibili, cantare di queste cose era rivoluzionario, adesso ci fa sorridere un po’ ma bisogna sempre tener conto del contesto.  Musica assolutamente vietata dalla Rai, veniva trasmessa solo dalle radio libere che nascevano e forse devono proprio a queste musichette di rottura il loro successo o perlomeno i primi passi. Sandrelli fa parte di quella schiera di cantautori degli anni settanta considerati (a torto) “minori”. Certo, tanto spazio non potevano averlo se davanti a loro c’erano i vari Battisti, Baglioni, Cocciante, Venditti, De Gregori, Dalla etc.  E infatti è sparito completamente ma “Rosa” nell’estate del 75 fu un successone

horsefly


Patrizio Sandrelli (Roma, 17 marzo 1950) è un cantautore italiano.

Scoperto dal produttore Franco Labriola, debutta nel 1971 con il singolo Trinity stand tall sotto lo pseudonimo di Gene Roman. Questa canzone era il tema del film …continuavano a chiamarlo Trinità.
Nel 1972 con lo stesso pseudonimo incide “Don’t lose control” tema principale del film …E poi lo chiamarono il Magnifico (ambedue le canzoni composte da Guido e Maurizio De Angelis – Oliver Onions).
Nel 1973 arriva il primo album chiamato semplicemente Patrizio Sandrelli.
Nel 1975 arriva quello che sarà il suo successo maggiore, il singolo Fratello in amore. Dello stesso anno è un altro discreto successo, Rosa.
Nel 1976 ha partecipato al Festival di Sanremo con Piccola donna addio che raggiunge il quattordicesimo posto in classifica; dello stesso anno è Piccolo fiore nero.
E sempre in quell’anno ripropone Fratello in amore, ma in inglese e col titolo Brother in love dedicandolo al giovanissimo attore Alessandro Momo scomparso nel 1974.
La sua ultima presenza in classifica in Italia è nel 1978 con Lisa, dopo di che scompare dalle scene.
Rosa - Patrizio Sandrelli Rosa - Patrizio Sandrelli Rosa - Patrizio Sandrelli

Giuseppe per gli anni 70

#376

 

Love is

 Love is...... - L'amore è.....

 Love is…… – L’amore è…..

  Love is...... - L'amore è.....
 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 


 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

…quando sei nel sedile del conducente.

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 

…il sole che splende luminoso in una giornata piovosa.

 Love is...... - L'amore è..... Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 

…lasciare messaggi d’amore nel suo cassetto.

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 

…la ragione per cui siamo sulla terra.

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 

…contare sino a dieci prima di gridare.

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 

 Love is...... - L'amore è.....

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..

 Love is...... - L'amore è..... Love is…… – L’amore è…..


Ancora un tuffo nei mitici anni 70/80, chi non ricorda le famosissime figurine dell’amore è……


 

Giuseppe per love is……

#373

 

Noi che… gli anni 70

Noi che... gli anni 70

Noi che… gli anni 70

 Noi che... gli anni 70
  • Noi che... gli anni 70Noi che la penitenza era ‘dire fare baciare lettera testamento’. 
  • Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva. 
  • Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più bravo. 
  • Noi che il Ciao si accendeva pedalando. 
  • Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c’era l’amico in casa. 
  • Noi che dopo la prima partita c’era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella.. 
  • Noi che giocavamo a ‘Indovina Chi?’ e conoscevamo tutti i personaggi a memoria. 
  • Noi che giocavamo a Forza 4. 
  • Noi che giocavamo a nomi, cose, animali, città (e la città con la D era sempre Domodossola). 
  • Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l’album Panini. 
  • Noi che avevamo il ‘nascondiglio segreto’ con il ‘passaggio segreto’. 
  • Noi che ci divertivamo anche facendo ’1,2,3 Stella!’. 
  • Noi che giocavamo a ‘Merda’ con le carte. 
  • Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la bic. 
  • Noi che avevamo i cartoni animati belli!! 
  • Noi che ‘Si ma Julian Ross se solo non fosse malato di cuore sarebbe piu forte di Holly e Mark Lenders…’ 
  • Noi che guardavamo’La Casa Nella Prateria’,'Candy Candy’ ‘Giorgie’ anche se mettevano tristezza. 
  • Noi che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino o un francese,un tedesco e un italiano. 
  • Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia. 
  • Noi che si andava in cabina a telefonare. 
  • Noi che c’era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto. 
  • Noi che... gli anni 70Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l’albero. 
  • Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo. 
  • Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo. 
  • Noi che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercuro cromo, e più era rosso più era figo. 
  • Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti. 
  • Noi che quando a scuola c’era l’ora di ginnastica partivamo da casa in tuta. 
  • Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli. 
  • Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2. 
  • Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore. 
  • Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google. 
  • Noi che il ‘Disastro di Cernobyl’ vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina. 
  • Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio. 
  • Noi che se andavi in strada non era così pericoloso. 
  • Noi che sapevamo che erano le 4 perchè stava per iniziare BIM BUM BAM. 
  • Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perchè c’era Happy Days. 
  • Noi che il primo novembre era ‘Tutti i santi’, mica Halloween. 
  • Noi che a scuola con lo zaino Invicta e la Smemoranda. 
  • Noi che se la notte ti svegliavi e accendevi la tv vedevi il segnale di interruzione delle trasmissioni con quel rumore fastidioso. 
  • Noi che all’oratorio le caramelle costavano 50 lire. 
  • Noi che si suonava la pianola Bontempi. 
  • Noi che la Ferrari era Alboreto,la Mc Laren Prost, la Williams Mansell, la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini!!!!! 
  • Noi che la merenda era la girella e il Billy all’arancia. 
  • Noi che... gli anni 70Noi che le macchine avevano?la targa nera…i numeri bianchi…e la sigla della provincia in arancione!! 
  • Noi che guardavamo allucinati il futuro nel Drive In con i paninari. 
  • Noi che il Twix si chiamava Raider e faceva competizione al Mars. 
  • Noi che giocavamo col Super Tele perchè il Tango costava ancora 5 mila lire e.. ‘stai sicuro che questo non vola…’ 
  • Noi che le All Star le compravi al mercato a 10.000 lire. 
  • Noi che avere un genitore divorziato era impossibile. 
  • Noi che tiravamo le manine appiccicose delle patatine sui capelli delle femmine e sui muri. 
  • Noi che abbiamo avuto tutti il bomber blu, nero, argento e verde con l’interno arancione e i miniciccioli nel taschino. 
  • Noi che se eri bocciato in 3? media potevi arrivare con il Fifty ed eri un figo della Madonna!!! 
  • NOI CHE SIAMO ANCORA QUI E CERTE COSE LE ABBIAMO DIMENTICATE E SORRIDIAMO QUANDO CE LE RICORDIAMO. 
  • NOI CHE SIAMO STATI QUESTE COSE E GLI ALTRI NON IMMAGINANO NEMMENO COSA SI SONO PERSI!!

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Giuseppe per gli anni 70

#360

 

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