Mina – Sognando
Mina – Sognando |
La canzone cantata dal suo autore – Don Backy – Sognando
Sognando – Testo
Mina Singolare (1976) Sognando Me ne sto lì seduta assente con un cappello sulla fronte e cose strane che mi passan per la mente. Avrei una voglia di gridare ma non capisco a quale scopo poi d’improvviso piango un poco e rido quasi fosse un gioco. Se sento voci non rispondo e vivo in uno strano mondo dove ci son pochi problemi dove la gente non ha schemi. Non ho futuro né presente e vivo adesso eternamente il mio passato è ormai per me distante. Ma ho tutto quello che mi serve nemmeno il mare nel suo scrigno a quelle cose che io sogno e non capisco perché piango. Non so che cosa sia l’amore e non capisco il batticuore per me un uomo rappresenta chi mi accudisce e mi sostenta. Ma ogni tanto sento che gli artigli neri della notte mi fanno fare azioni non esatte. D’un tratto sento quella voce e qui comincia la mia croce vorrei scordare e ricordare la mente mia sta per scoppiare E spacco tutto ciò che trovo ed a finirla poi ci provo tanto per me non c’è speranza di uscire mai da questa stanza. Sopra un lettino cigolante in questo posto allucinante io sogno spesso di volare nel cielo. Non so che male posso fare se sogno solo di volare io non capisco i miei guardiani perché mi legano le mani. E a tutti i costi voglion che indossi un camice per me le braccia indietro forte spingo e questo punto sempre piango. Mio Dio che grande confusione e che magnifica visione un’ombra chiara mi attraversa la mente. Le mani forte adesso mordo e per un attimo ricordo che un tempo forse non lontano qualcuno mi diceva t’amo. In un addio svanì la voce scese nell’animo la pace ed è così che da quel dì io son seduta e ferma quiAmo e odio (Catullo mi perdonerà la citazione) questa canzone cantata da Mina e scritta dal Don Backy. L’amo perché – forse – è la descrizione più poetica di cosa possa essere la follia. La odio perché mi inquieta, mi mette angoscia, mi fa viaggiare vicino i confini di un qualcosa di inesplorato ma contiguo. Il risultato è che spesso mi trovo ad ascoltare e riascoltare queste parole, con un sottile brivido che mi attraversa l’anima.
Giuseppe per la lucida follia. |
#267 |
Michela Murgia – Accabadora
Michela Murgia – Accabadora(Vincitore Premio Campiello 2010 – XLVIII Edizione) |
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. Lavecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come “l’ultima”. Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. “Tutt’a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili’e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia”. Eppure c’è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c’è un’aura misteriosa che l’accompagna, insieme a quell’ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell’accabadora, l’ultima madre.
Tratto da IBS.IT
Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972. Nel 2006 ha pubblicato con Isbn Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti. Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede e nel 2009 il romanzo Accabadora.
Leggere questo libro e precipitare nella propria nfanzia. Per fortuna anch’io sono nato in un piccolo paese, di una realtà rurale carica di significati antropologicamente alti. Sono stato l’ultimo – forse – a vedere le ampie gonne plissettate delle vecchie del paese o almeno di una delle mie nonne, l’altra era troppo avanti per rimanere schiava di tradizioni che stavano inesorabilmente tramontando. L’ultimo che ancora sentiva aleggiare nei discorsi degli adulti di fatti che non erano di questo mondo, un contatto diretto con l’aldilà o con il soprannaturale. La morte che, come un avvenimento ineluttabile, veniva esorcizzato in vari modi. E’ strano, la morte era un avvenimento molto famigliare e compreso dai più, ma aveva sempre una manifestazione tragica quando avveniva. Non ho mai visto le “piangine” di professione, ma era la rete di conoscenze sociale che sopperiva e l’impianto della commedia greca era sempre presente con il coro tragico.
Realtà rurale periferica quindi anche tanta povertà. L’istituto del “Fillus de anima” era presente anche dalle mie parti solo che si chiamava “figl’n’sant”. Un affido ante-litteram, che sopperiva le carenze di uno stato sociale ancora molto debole. E tutto era naturale. La famiglia, di solito operaia o contadina poverissima, affidava uno dei suoi tanti figli ad un parente ricco, un notabile o semplicemente un benestante, che lo cresceva come suo senza però estirparlo dal nucleo di provenienza. Forse era semplicemente buon senso, cosa che sembra mancare in questo periodo per quanto riguarda l’affido o l’adozione.
E l’eutanasia? Argomento troppo delicato da affrontare, troppo legato alle singole coscienze, la verità assoluta sull’argomento non esiste.
Giuseppe per la lettura… sarda. |
#266 |
Puliamo il mondo
Puliamo il mondo
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Puliamo il mondo dai rifiuti….
Puliamo il mondo dalle brutture….
Puliamo il mondo dalle guerre….
Puliamo il mondo dalla fame….
Puliamo il mondo dalle ingiustizie….
Puliamo il mondo dai soloni….
Puliamo il mondo dagli arroganti….
Puliamo il mondo dai presuntuosi….
Puliamo il mondo dai codardi….
Puliamo il mondo dai vigliacchi….
Puliamo il mondo dai razzisti….
Puliamo il mondo dagli xenofobi….
Puliamo il mondo dai finti buonisti….
Puliamo il mondo dalle mafie….
Puliamo il mondo dall’ipocrisia….
Puliamo il mondo dai nuovi messia….
Puliamo il mondo dai dittatori….
Puliamo il mondo dagli arrivisti….
Puliamo il mondo dai prepotenti….
Puliamo il mondo dai qualunquisti….
Puliamo il mondo da……. accetto consigli! ….
Giuseppe per le grandi pulizie…… non solo di primavera. |
#265 |
Treni
TreniCi son treni che non ripassano, ci son bocche da ricordare, ci son facce che si confondono. |
La vita è fatta di treni. Treni che si fermano accanto a noi ma non sappiamo se salire o meno. Treni che sfrecciano veloci ma non abbiamo il coraggio di fermare. Treni che ci chiudono le porte in faccia e se ne vanno senza di noi lasciandoci dentro il sapore amaro di come sarebbe stato salirci. E treni sui quali saliamo, nostro malgrado, per paura che la vita ci lasci a piedi.
Sliding Doors - Trama
A Londra la giovane Helen una mattina arriva in ritardo in ufficio, viene licenziata, decide di tornare a casa prima del tempo e qui la sua vita prende due svolte. Helen perde per un soffio la metropolitana, risale sul marciapiede, viene aggredita, portata per la medicazione in ospedale e quando finalmente riesce ad arrivare a casa trova Gerry, lo scrittore con cui vive, sotto la doccia, intento a prepararsi per la sua giornata di lavoro. Ma c’è anche la Helen che riesce a salire sulla metropolitana, ad arrivare a casa molto prima del solito e a sorprendere Gerry a letto con Lydia, la sua ex-fidanzata. Da questo momento le due storie si sviluppano separatamente ma in realtà intrecciandosi negli stessi luoghi, negli ambienti, negli incontri con le stesse persone. La Helen che ha scoperto il tradimento è ospitata in casa dell’amica Anna, si taglia i capelli molto corti e li tinge di biondo, è indecisa sul da farsi, accetta di uscire con James, un uomo appena conosciuto, cerca un altro lavoro. La Helen che continua a vivere con Gerry sospetta comunque qualcosa ma non ne ha le prove. La ricerca del lavoro fa incrociare le situazioni, e alcune gravidanze non previste complicano ulteriormente le cose. Coinvolte in incidenti automobilistici, le due Helen vengono ricoverate in ospedale. La Helen dai capelli corti muore, l’altra liquida definitivamente Gerry, si prepara ad uscire dall’ospedale e, in ascensore, incontra James.
Colonna sonora: I’m With You - Let Go – Avril Lavigne
Giuseppe per le “sliding doors” |
#264 |
DJ Luchetta & Yanelis – In The Ligh
DJ Luchetta & Yanelis – In The Ligh |
Caro Luca (Luchetta DJ) sei fantastico!!! Sono proprio orgoglioso di averti avuto come alunno, perchè sei tu che hai insegnato a me una cosa importantissima: il coraggio. In bocca al lupo per la tua attività, sei già famoso ma ti auguro di diventare celeberrimo!!!
Il tuo ex-prof.
Giuseppe per i giovani DJ |
#263 |
Vorrei
Vorrei … vorrei… vorrei….Tratto dal film “Ferie d’agosto” |
Il più delle volte non so cosa vorrei…….
Giuseppe per i desideri inespressi. |
#261 |
Buon anno scolastico a tutti!
La scuola ti indica la via, come percorrerla spetta a te.
Povero piccolo, adesso viene il bello!!!
La scuola specchio dei tempi!
Un paio di miei alunni durante le miei spiegazioni
La difesa personale del prof: la fuga!!
La scuola ti indica la via, come percorrerla spetta a te.
Giuseppe per la scuola, con simpatia. |
#260 |
Buon anno scolastico a tutti!
La scuola ti indica la via, come percorrerla spetta a te.
Povero piccolo, adesso viene il bello!!!
La scuola specchio dei tempi!
Un paio di miei alunni durante le miei spiegazioni
La difesa personale del prof: la fuga!!
La scuola ti indica la via, come percorrerla spetta a te.
Giuseppe per la scuola, con simpatia. |
#259 |
Paolo Giordano – La solitudine dei numeri primi
La solitudine dei numeri primiPaolo Giordano
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Il romanzo racconta la storia di due persone, entrambe torinesi, Alice Della Rocca e Mattia Balossino, le cui vite vengono gravemente segnate da vicende accadute nella loro infanzia. Sebbene Torino non sia mai menzionata in modo esplicito, vengono fatti riferimenti alla chiesa della Gran Madre, dove si svolge il matrimonio di Viola Bai, ed alla basilica di Superga.
Alice viene presentata come una bambina di sette anni che pur odiando la scuola di sci e non mostrando alcuna attitudine particolare per questo sport, viene costretta a frequentarne un corso dal padre, che nutre grandi aspettative nei suoi confronti. Una mattina, Alice si separa dal resto del gruppo e, nel tentativo di tornare a valle, finisce in un dirupo rimanendo gravemente ferita. La ragazza rimarrà zoppa per il resto della vita.
Mattia è un bambino dotato ed intelligentissimo, al contrario della gemella Michela che invece è affetta da una forma di ritardo mentale. Isolato dal resto dei coetanei per via della sua “scomoda” sorella, Mattia vive la propria infanzia in solitudine. Poi, un giorno, per poter partecipare alla festa di compleanno di un compagno di classe, lascia la sorella in un parco, pensando di andarla a riprendere più tardi. Ma al suo ritorno Michela è scomparsa, probabilmente annegata in un fiume vicino.
Questi avvenimenti segnano profondamente la vita dei due ragazzi. Il racconto si sposta nel periodo della loro adolescenza: Alice soffre di anoressia ed è snobbata dai ragazzi per la zoppia. Con una vita sociale pressoché nulla, Alice attira l’attenzione di Viola Bai, compagna di classe molto popolare, che decide di ammetterla nel proprio giro di amicizie. Grazie all’incoraggiamento di Viola, Alice conosce Mattia. Quest’ultimo è un ragazzo problematico: non ha alcun interesse nelle interazioni sociali e ha una malsana attitudine all’autolesionismo.
Alice e Mattia stringono un’amicizia particolare: ognuno svolge la propria esistenza autonomamente, ma ogni volta tornano a cercarsi. Continuano a frequentarsi anche dopo il liceo, quando Mattia si iscrive a matematica e Alice sviluppa la propria passione per la fotografia. Nel frattempo, Fernanda, la madre di Alice, si ammala di un tumore e viene fatta ricoverare in ospedale. Lì, Alice conoscerà Fabio Rovelli, un giovane medico. Mattia intanto consegue la laurea ed ottiene un prestigioso posto di lavoro in Scandinavia, che non sa se accettare. In questo periodo della sua vita, Mattia racconta per la prima volta ad Alice la storia di Michela, e per la prima volta i due ragazzi si scambieranno un bacio. Ciò nonostante un litigio fra Alice e Mattia convince il ragazzo a partire. Alla fine Fernanda muore ed Alice sposa Fabio, mentre Mattia vive in Scandinavia in solitudine.
Il matrimonio tra Fabio ed Alice declina lentamente: Fabio infatti vuole un figlio da Alice, ma lei, non avendo più le mestruazioni da anni per via dell’anoressia, non può restare incinta. La coppia si separa e Alice cade in depressione. Nel frattempo Mattia esercita in Scandinavia la professione di insegnante di topologia algebrica e conosce un collega, Alberto, anch’esso italiano. I due fanno un’importante scoperta che riguarda l’algebra e vanno a festeggiare a casa di Alberto. Lì, Mattia conosce una donna, Nadia, amica del collega, con cui passerà una notte di sesso. Alice decide di tornare in ospedale a chiarire il rapporto con Fabio, però vede una ragazza che somiglia molto a Mattia, e che ad Alice fa tornare in mente Michela, la gemella scomparsa. Nonostante non sia sicura di quanto ha visto, Alice decide di avvisare Mattia.
Mattia, pur non sapendo di cosa si tratti, accorre all’invito di Alice di raggiungerla e torna in Italia. Alice non trova il coraggio di raccontare a Mattia ciò che credeva di aver visto, ma i due amici passano un pomeriggio insieme e approfittando di un momento, la ragazza lo bacia, scoprendo così di essere ancora innamorata di lui. Nonostante ciò non riescono a superare il muro di solitudine che li separa, e Mattia ripartirà senza che il loro rapporto abbia avuto alcuno sviluppo.
I due ragazzi sono infatti paragonati a due numeri primi gemelli (i numeri primi che differiscono tra loro di due): accomunati dalle stesse particolarità, attratti l’uno verso l’altra, non riescono mai ad unirsi, separati da un solo invalicabile ostacolo.
Giuseppe per i numeri primi gemelli |
#234 |