A.A.A. docente esperto offresi
A.A.A. docente esperto offresi |
Bella presenza, automunito, titolatissimo, offresi anche per rapporti didattici non protetti e occasionali.
Garantisce:
- atteggiamento supino verso il dirigente scolastico, che potrà abusare di lui senza riserva;
- massima accondiscendenza verso alunni e genitori;
- servilismo assoluto al potere politico;
- totale e incondizionata disponibilità a fornire ogni genere di prestazione ad ogni ora e in ogni sede;
- docilità a farsi prezzolare e sponsorizzare da chicchessia per qualsivoglia depravazione educativa in cambio di una ciotola di riso o un piatto di lenticchie, ma solo se è stato abbastanza seducente, remissivo e appagante verso studenti-clienti e preside-padrone.
Si offrono facoltà di recesso e formula soddisfatti o rimborsati.
Sembra già di vederlo, è l’annuncio che sarà affisso all’albo regionale degli insegnanti non appena la riforma che mercifica la funzione docente uscirà dalle Camere italo-bulgare del caudillo Renzi.
C’è voluto tutto l’acume del partito democratico per risolvere la piaga del precariato scolastico italiano, l’insopportabile iniquità tra quell’80% di docenti a tempo indeterminato e il 20% utilizzati un po’ qui un po’ lì, un giorno sì e tanti no. Meglio precarizzarli tutti, equipararli senza discriminazione alcuna ai neri, quelli che il caporalato recluta a rotazione per gli agrumi in Sicilia, i pomodori in Campania, l’uva in Puglia e i calci nel sedere dello Stato complice quando non servono.
Gianfranco Pignatelli
Giuseppe per … la buona scuola |
#885 |
10 tipi di studenti universitari
I 10 tipi di studenti universitari |
1. IL FOTOFINISH – Ama le grandi sfide. Pretende di scalare l’Everest in due ore, pretende di andare a New York in mezz’ora, pretende di perdere 3 chili in un giorno. Pretende di studiare 900 pagine in due giorni. Prende per la prima volta in mano il libro a sette giorni dall’esame, a sei lo apre, a cinque lo sottolinea, a quattro finisce il primo capitolo, a tre giorni dalla fine ha fatto solo due capitoli su 39. Di un libro su quattro. E’ messo talmente male che chiede aiuto alla Protezione Civile, ma visto che Bertolaso è a spegnere un incendio del finto vulcano della villa di Berlusconi in Sardegna, si affida al WWF che lo considera specie protetta. Perché quasi sempre, non si sa come (culo, mazzette, scollatura) ce la fa.
2. IL NERVOSO – Pazzo, sclerotico, urla a chiunque gli si avvicini in periodo di esami. Il brutto è che è sempre in periodo di esami, perché studia tutti i giorni, a tutte le ore, forse si riposa solo a Natale. Se mentre sta studiando gli chiedi (gentilmente) l’ora, ti risponde urlando: “MACHECAZZOMICHIEDIL’ORANONVEDICHESTOSTUDIANDO,CAZZO!”. Intrattabile, irascibile, ansioso: sembra Paperino quando, tormentato dalla sfortuna, fa i suoi scatti d’ira. Ora che ha letto questa classifica starà pensando: “Ma come cazzo ti permetti di prendermi in giro brutto coglione??”. Scusami.
3. IL METODICO – Passa più tempo a organizzare lo studio che a studiare. Ha già programmato tutti gli esami da qui al 2015. Sa che il 23 gennaio 2014 avrà un esame di 872 pagine divise in tre libri: 400 da studiare tra il 3 novembre e il 14 dicembre. 300 da studiare e ripassare bene entro e non oltre il 5 gennaio, mentre le restanti da fare per il 16 gennaio, sottolineando questa volta in blu i concetti principali, in rosso le nozioni secondarie e ripetendo tutto. E’ talmente preciso che studia ogni giorno 23,25 pagine, fermandosi esattamente a un quarto della pagina. Niente e nessuno potrà distrarlo dalla sua tabella di marcia, neanche l’uscita al cinema del suo film preferito, neanche un viaggio omaggio ai Caraibi, neanche la caduta di un meteorite sul balcone di casa.
4. IL GHIRO – La sua sveglia sta ancora suonando. Ma lui sta dormendo. E’ il Re del Posponi, il mago del sonnellino pomeridiano sul divano. Si addormenta letteralmente sui libri, crolla sulle pagine. In pratica dorme a tutte le ore. Prova a studiare di notte ma crolla sotto ai colpi del sonno e pensa: “Non è poi così tardi, ora dormo e mi sveglio prima domani mattina per studiare”. Il problema è che il giorno dopo sente la sveglia e la ignora, si alza tardi e alla fine non studia niente né la sera prima né la mattina. Poi mangia e dopo pranzo gli sale l’abbiocco facile, irresistibile. Dice: “Stavolta non dormo, chiudo solo un attimo gli occhi sdraiandomi sul divano ma non dormo”. Come nei film, appare il sottotitolo ‘Due ore dopo…’ e c’è lui ancora schiantato sul divano che sta sognando l’esame.
5. L’AFFAMATO – Non ha fame di cultura, né di libri. Ha solo fame. Di cioccolato, di merendine, di gelato, di tutto. Appena apre un libro, gli viene un vuoto allo stomaco ed è costretto a recarsi in cucina e ad aprire il frigorifero. In periodo di esami si mangerebbe pure il divano, soprattutto nei giorni appena prima dell’appello. Ingrassa talmente tanto che il professore all’esame gli chiede se è parente di Galeazzi. Finito l’esame, si consola ingozzandosi di cibo. Fino all’esame dopo.
6. IL POETA – Non pensate che sia un novello Dante o la reincarnazione di Petrarca. No, lui è un ragazzo semplice che però sotto esami si ispira e tira fuori perle di saggezza. E’ quello che: “Come va lo studio? Bene, domani arrivano anche i mobili”. Oppure: “Come vai in università? A piedi. Ma restano nella mente le narrazioni dei suoi orali: “La prima domanda non la sapevo, 1-0 professore con una sassata dalla distanza dopo 5 minuti. In contropiede però trovo l’1-1, salvandomi in corner con alcune cose dette a caso. Colpo importante a fine primo tempo, due domande giuste su due e l’impressione di chi sa: 3-1 e vantaggio per me. Dialettica e sapienza, sembro il Barcellona. Secondo tempo tutto in difesa, catenaccio all’italiano. Ma non basta: domanda tranello ed è 3-2, come un rigore che non c’è. Poi l’unica cosa che non avevo neanche aperto, chiesta: 3-3. Grande sofferenza, risultato in bilico a pochi minuti dalla fine. L’esame sta per finire, ma al novantesimo inoltrato, all’ultima domanda, la fiammata del bomber: risposta esatta e 4-3, esame passato e tre punti preziosi”.
7. MISTER 30 E LODE – E’ una categoria a parte. Quasi una setta. Come se fosse scritto nella Costituzione: loro devono prendere 30 e lode sempre. Chi non è iscritto al club non può capirlo e pensa che ci siano giri di soldi o di mazzette, che abbiano salvato la vita al professore durante una vacanza insieme in Colorado nel 1997, che in realtà il professore sia suo padre in incognito, che visto che ha un 30 e lode sul libretto allora siano costretti a dare solo 30 e lode da quel momento in poi. Un 30 e lode è per sempre, chi entra nel circolo non esce più. Il giorno prima dell’esame, l’amico che prende sempre 18 (chi non ne ha uno), chiede a Mister 30 (spesso una ragazza): “Come sei messo? Io mi sento pronto”. La risposta è sempre: “Stavolta non benissimo, andrà male”. Poi il ’18′ prende 18, il ’30′ prende 30. E amici come prima.
8. LO SCIALLO – Ha l’esame il 13 ma non lo sa. I suoi amici, due giorni prima, lo avvisano: “Ma non avevi l’esame il 13?”. In effetti, a pensarci bene, è vero. Ma si era dimenticato. Il bello è che non prova neanche a rimediare studiando in extremis, preferisce presentarsi e poi ‘come va va’. Guarda solo un po’ su Wikipedia per capire gli argomenti dell’esame. E’ quello che non studia perché si sente dotato di una brillante dialettica. Pensa infatti di intortare il professore, con giri e giri di parole. Il problema ovviamente è che non studiando va sempre male. Però a lui non interessa, va oltre le apparenze, si sente avanti. Ah, è 4 anni fuoricorso.
9. IL BALZATORE – Balza. Sempre e comunque. Uno stile di vita. E’ quello che non dà mai gli esami. Finge di avere qualcosa da fare, ma in realtà ha sempre paura di fare brutte figure. ‘O la va o la spacca’ è l’opposto del suo pensiero. Lui, nel dubbio, non va. Non si presenta agli appelli e si sente come se avesse passato l’esame. E’ ancora convinto di avere un fratello gemello che dà gli esami al posto suo. Nei casi più gravi, dice di aver dato l’esame e di aver preso un onesto 26 mentre in realtà è rimasto fuori dall’università. Sul suo libretto i pochi voti presenti tentano il suicidio per solitudine.
10. IL RIPETITORE – Legge e ripete. Di continuo. Parla, parla, parla. Le sue parole sono come i Rotoloni Regina, non finiscono mai. In pratica ripete tutto quello che c’è da studiare, parola per parola. Il resto della famiglia, dopo aver pensato al suicidio, decide di comprarsi dei tappi per le orecchie, dopo il vano tentativo con le cuffie per la musica. Il bello è che se uno cerca di parlargli, verrà accusato di averlo disturbarlo. Parla così tanto che all’esame si ricorda tutto, ma non ha più voce all’esame. Da premio Oscar le sue interpretazioni dell’esame allo specchio, con tanto di shampoo/microfono.
Fonte: buulb.com
Giuseppe per gli universitari |
#802 |
Scuola, il vuoto senza un mondo intorno
Né ribelli né disperati. Solo opachi. E gonfi di alcol e coca già da adolescenti. (Nicola Baldoni – Lettera 43) |
Dovevo insegnare per 15 giorni. Poi mi son ritrovato a occuparmi per sette mesi di 200 ragazzini. La scuola, ora, riapre. Loro incontreranno per la prima volta Giotto, Leopardi, Hegel. Per molti di loro quell’incontro con arte e bellezza sarà l’ultimo. Per l’Istat uno studente su cinque non finisce le superiori. In Europa, meglio di noi, va anche la Grecia con un piede fuori dall’euro. Ma chi sono? Immaginavo che col web avrei trovato studenti disordinati, ma pieni di interessi. No. È una generazione chiusa su di sé, spaventata, senza un mondo intorno. Nei temi della maturità abbiamo trovato una sola citazione, ed era de Il Venerdì. Non un poeta; non una canzone. Se toccano pagine per loro importanti, non le condividono. Impossibile trasmettere loro l’idea del «bello» Faticano a reggere i pensieri che superano i tre passaggi. Hanno il ritmo mentale di un video di YouTube, tre minuti. Hanno bisogno d’una risposta, dentro una domanda non sanno stare, li spaventa (la frase: «Tranne le lodevoli eccezioni» va aggiunta di prammatica). Se il testo che leggono li supera è un problema del testo, non loro. Non chiedono aiuto, lo rifiutano. La vera fatica non è spiegare loro un autore complicato, ma convincerli che ci sia qualcosa di bello nella poesia, nella filosofia, nell’arte. Perché di cose belle, loro, ne vedono poche. In una classe quinta – una delle migliori – nessuno aveva sentito nominare Roma città aperta.
UNA QUOTIDIANA LOTTA CONTRO L’APATIA. Insegnare è una lotta. Si lavora contro noia, ignoranza, indifferenza che lavora ai fianchi i ragazzi. Combatti per strapparli, uno per uno, a quella roba che ha un nome brutto, ma è quella, cioè l’apatia. Non ti contestano mai. Contestano un voto, ma mai ti chiedono insegnami altro.
DIO: IL SOLO A STARE ALLA PARI COL LORO EGO. L’unico argomento che li cattura è Dio. Non perché tornino al sacro, ma perché Dio è l’unica roba che sta alla pari col loro ego. Il problema loro non è la fede, ma «esiste o non esiste». Preferiscono la seconda perché poter dire a 16 anni che Dio non c’è li fa sentire fichi. La parola «politica» li terrorizza. Gli ricorda auto blu e Montecitorio, non impegno o diritti. Bevono moltissimo, la marijuana è su magliette, diari, graffiti alle pareti. Ma non con l’idea di trasgredire un ordine, bevono. Come se non ci fosse altro. Le assemblee vanno deserte. Del cartongesso separa il bagno dei professori della mia scuola da quello dei ragazzi; le chiacchiere sulla coca si sprecano. Due miei alunni sono stati in clinica per disintossicarsi dall’alcool a 16 anni. E mi piacevano un sacco. Lo spirito di contestazione si traduce in simpatie naziste Poi ci sono quelli tormentati. Mica lo sanno che quel tormento è ciò che li porterà via dalla miseria. Mica lo sanno che quella è la grazia che può renderli meno chiusi, più vivi, curiosi. Hanno i capelli decolorati (capaci d’arrivare agli esami vestite come la prostituta ne L’assenzio di Degas perché portano I paradisi artificiali, qualcosa per me al limite del genio) le braccia tagliuzzate, i sorci tatuati sulle spalle («È un pipistrello, professo’»; «È un sorcio, è un sorcio») oppure ragazzi a cui piacciono ragazzi o magari con simpatie neonazi perché non hanno visto altro capace di contestare un mondo che non va.
NÉ CARTESIO NÉ CEZANNE. SOLO INFINITA TRISTEZZA. Che gli passi? Cartesio? Ad alcuni sì. Per alcuni la disciplina funziona. Ci sono continenti oltre la loro stanza e sembrano non saperlo. Che imparino dunque una fatica che poi premia coi miracoli che si vedono da quelle cime. Ad altri che non toccheranno mai più né Montale né Cezanne, passi – no: speri di passare – uno sguardo. Uno sguardo che tu hai solo perché in quel momento gli stai davanti e quindi li ami. Quindi, non so perché, ma quindi. Perché son tristi, sono stramente tristi. Per i tormentati della mia generazione avrei parlato di «disperati». Per quelli della loro, di «opachi».
SOLI AL CENTRO DI UN MISERABILE UNIVERSO. Hanno 16, 18 anni e si sentono – come non potrebbero? – il centro del mondo. Ma di un mondo poverissimo. Stanno stretti tra la percezione che tutto ruoti intorno a loro e quel tutto non vale niente. E la tivù racconta di fabbriche dismesse, concussione, corruzione. Come si può crescere in una realtà così? La quota di dovere, quell’«è giusto che io faccia» che ogni generazione lascia alla successiva, ecco, quella da loro ereditata è pari a zero. «Non mandare a monte tutto questo» Cos’è quello sguardo che gli devi? «Questo è importante», qualcosa che ripeta «Questo è importante» e preghi che l’estendano da Napoleone alle amicizie, agli amori loro. Perché? Questa è la cosa difficile. Non lo sai. Perché? Eppure succede che per te diventi fondamentale stargli davanti.
SOGNI VAGHI E QUASI PROSSIMI AL NULLA. «Non mandare a monte questa roba»: in qualche maniera cerchi di farlo sentire in ogni frase che ripeti, perché s’accorgano di questo mondo che li apre allo spavento e non al desiderio. Paiono volere pochissimo. I temi sono pieni di io sogno, ma senza che si comprenda se sognino di far la ballerina, aprire un bar, tirare su grattacieli. Sognano, e pare più che altro che intendano luci colorate, strass, paillette. Sogni, vaghissimo, prossimo al nulla.
CRIMINALI MIEI AMATISSIMI. I ragazzi. Questi criminali (Valeria, Ivan, Leo, Roxana, Erika, Elena, Carlinga, tutti gli altri) ora mi mancheranno tantissimo. E già non nominarli tutti mi fa sentire in colpa. Studiate, vi prego. Oltre la vostra stanza c’è un mondo, ma solo – solo – se voi gli date maniera d’accadere. La scuola è questa nostalgia, quest’impegno qui. Vi abbraccio.
Fonte: Lettera 43
Giuseppe per una una società più “accogliente” |
#749 |
Lettera di una studentessa universitaria ai genitori
Cara mamma, caro papà, |
Giuseppe e Cristicchi per le studentesse universitarie. |
#413 |
Regole di buona scrittura
Repetita iuvant(a proposito di citazioni e frasi fatte) |
01) I verbi avrebbero da essere corretti 02) Le preposizioni non sono parole da concludere una frase con 03) E non iniziate mai una frase con una congiunzione 04) Evitate le metafore, sono come i cavoli a merenda 05) Inoltre, troppe precisazioni, a volte, possono anche, eventualmente, appesantire il discorso 06) Le indicazioni tra parentesi (per quanto rilevanti) sono (quasi sempre) inutili 07) Siate press’a poco precisi 08) Attenti alle ripetizioni, le ripetizioni vanno sempre evitate 09) Non lasciate mai le frasi in sospeso perché non 10) Evitate sempre l’uso di termini stranieri, soprattutto sul Web 11) Siate sintetici: cercate di evitare di cadere nell’errore di abbondare nell’utilizzo di vocaboli tronfi ed espressioni ridondanti, ovvero in tautologismi generalmente destinati a rivelarsi superflui 12) Evitate le abbreviaz. incomprens. 13) Mai frasi senza verbi. 14) I confronti vanno evitati come i cliché 15) Evitate le virgole, che, non, sono necessarie 16) Non usare paroloni a sproposito: far ciò è come commettere un genocidio 17) Imparate qual’e’ il posto giusto in cui mettere l’apostrofo 19) “Non usate citazioni”, come diceva il mio professore 20) Evitate il turpiloquio, soprattutto se non serve ad un cazzo 21) C’e’ veramente bisogno delle domande retoriche? 22) Come vi avranno già detto centinaia di milioni di miliardi di volte, non esagerate 23) Solitamente, non bisogna mai generalizzare
Mamma mia, leggendo queste regole “mi sono venuti i sudori freddi”
Giuseppe per la grammatica, la sintassi, la consecutio…. |
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