Regole di buona scrittura

Grammatica italiana

Repetita iuvant 

(a proposito di citazioni e frasi fatte)

 

Grammatica italiana
Carta penna e calamaio Carta penna e calamaio

01) I verbi avrebbero da essere corretti
02) Le preposizioni non sono parole da concludere una frase con
03) E non iniziate mai una frase con una congiunzione
04) Evitate le metafore, sono come i cavoli a merenda
05) Inoltre, troppe precisazioni, a volte, possono anche, eventualmente, appesantire il discorso
06) Le indicazioni tra parentesi (per quanto rilevanti) sono (quasi sempre) inutili
07) Siate press’a poco precisi
08) Attenti alle ripetizioni, le ripetizioni vanno sempre evitate
09) Non lasciate mai le frasi in sospeso perché non
10) Evitate sempre l’uso di termini stranieri, soprattutto sul Web
11) Siate sintetici: cercate di evitare di cadere nell’errore di abbondare nell’utilizzo di vocaboli tronfi ed espressioni ridondanti, ovvero in tautologismi generalmente destinati a rivelarsi superflui
12) Evitate le abbreviaz. incomprens.
13) Mai frasi senza verbi.
14) I confronti vanno evitati come i cliché
15) Evitate le virgole, che, non, sono necessarie
16) Non usare paroloni a sproposito: far ciò è come commettere un genocidio
17) Imparate qual’e’ il posto giusto in cui mettere l’apostrofo
19) “Non usate citazioni”, come diceva il mio professore
20) Evitate il turpiloquio, soprattutto se non serve ad un cazzo
21) C’e’ veramente bisogno delle domande retoriche?
22) Come vi avranno già detto centinaia di milioni di miliardi di volte, non esagerate
23) Solitamente, non bisogna mai generalizzare


Mamma mia, leggendo queste regole “mi sono venuti i sudori freddi” 


Giuseppe per la grammatica, la sintassi, la consecutio….

#254

Chi Vincerà lo scudetto 2010/11?

Chi Vincerà lo scudetto 2010/11?

Chi Vincerà lo scudetto 2010/11?

 

 Chi Vincerà lo scudetto 2010/11?

Sondaggio


Alla fine terminò così:

2010-2011 600px Bianco e Rosso (Croce) e Rosso e Nero (Strisce).png
Milan
600px Nero e Azzurro (Strisce)2.png Inter 600px Azzurro con N cerchiata.png Napoli

Giuseppe per il calcio

#253

Regole di buona scrittura

Grammatica italiana - Repetita iuvant

Repetita iuvant 

(a proposito di citazioni e frasi fatte)

Grammatica italiana - Repetita iuvant
Carta penna e calamaio Carta penna e calamaio

01) I verbi avrebbero da essere corretti 02) Le preposizioni non sono parole da concludere una frase con 03) E non iniziate mai una frase con una congiunzione 04) Evitate le metafore, sono come i cavoli a merenda 05) Inoltre, troppe precisazioni, a volte, possono anche, eventualmente, appesantire il discorso 06) Le indicazioni tra parentesi (per quanto rilevanti) sono (quasi sempre) inutili 07) Siate press’a poco precisi 08) Attenti alle ripetizioni, le ripetizioni vanno sempre evitate 09) Non lasciate mai le frasi in sospeso perché non 10) Evitate sempre l’uso di termini stranieri, soprattutto sul Web 11) Siate sintetici: cercate di evitare di cadere nell’errore di abbondare nell’utilizzo di vocaboli tronfi ed espressioni ridondanti, ovvero in tautologismi generalmente destinati a rivelarsi superflui 12) Evitate le abbreviaz. incomprens. 13) Mai frasi senza verbi. 14) I confronti vanno evitati come i cliché 15) Evitate le virgole, che, non, sono necessarie 16) Non usare paroloni a sproposito: far ciò è come commettere un genocidio 17) Imparate qual’e’ il posto giusto in cui mettere l’apostrofo 19) “Non usate citazioni”, come diceva il mio professore 20) Evitate il turpiloquio, soprattutto se non serve ad un cazzo 21) C’e’ veramente bisogno delle domande retoriche? 22) Come vi avranno già detto centinaia di milioni di miliardi di volte, non esagerate 23) Solitamente, non bisogna mai generalizzare


Mamma mia, leggendo queste regole “mi sono venuti i sudori freddi” 


Giuseppe per la grammatica, la sintassi, la consecutio….

#252

 

Negrita – Magnolia

Negrita - Magnolia

Negrita – Magnolia

 

 Negrita - Magnolia

Negrita – Magnolia – testo – lyrics
 
Lentamente scivola
 La tua mano su di te
 Quel tanto che basta per trasformare
 Ogni carezza in un gemito
 Ti guardo accaldata contorcerti
 Tra le lenzuola umide
 Golosa ed implacabile
 Forza fammi male finche’ vuoi
 Lo sai
 Pioggia io sarò
 per toglierti la sete
 E sole salirò
 per asciugarti bene
 Vento arriverò
 per poterti accarezzare
 Ma se vuoi se tu vuoi
 Tra fango e neve
 fango e neve impazzirò
 Ti ammiro per come ti approcci
 A questi anni mutevoli
 Mi piace quel tuo senso pratico
 La tua forza e l’ironia
 I cieli neri intorno a noi
 Sono soltanto nuvole
 Che dolcemente soffi via
 E niente può far male piu’ lo sai
 lo sai
 Pioggia io sarò
 per toglierti la sete
 E sole salirò
 per asciugarti bene
 Vento arriverò
 per poterti accarezzare
 Ma se vuoi se tu vuoi
 Tra fango e neve
 fango e neve impazzirò
 Impazzirò
 Finche’ pioggia diverrò
 per toglierti la sete
 E sole io sarò
 per asciugarti bene
 Vento arriverò
 per poterti accarezzare
 Ma se vuoi se tu vuoi
 Tra fango e neve
 fango e neve impazzirò
 Impazzirò…
 E pioggia io sarò
 Yeah yeah yeah…
 Per toglierti la sete
 per asciugarti bene
 per poterti accarezzare

Una delle più belle canzoni italiane di sempre. Il testo poi è poesia pura.


Giuseppe per la musica italiana sensuale.

#089

Il lavoro/studio ti stressa?

Il lavoro/studio ti stressa?

Il lavoro/studio ti stressa?

Ovviamente io ho la soluzione…

 Il lavoro/studio ti stressa?
fioreE’ stato provato scientificamente che dopo qualche ora di alta concentrazione sul lavoro è necessario rilassare la mente e i muscoli per poter essere ancora attivi.
Se hai avuto una giornata pesante, se il tuo lavoro ti ha stancato, se ti senti teso, prova questo metodo infallibile:
Posizionati con il mouse sulla lettera “A”, clicca, e trascinala vicino alla lettera “M”. Sembra una cosa stupida ma proverai una sensazione di calore e un grande sollievo muscolare e mentale! 

Manda a cagare il tuo lavoro/studio e beviti una BIRRA 

Funziona vero??? 


Giuseppe per la giusta soluzione

#250

 

Primo giorno di scuola?

Riflessioni di un prof...... fannullone (e forse anche un po' trippone)

Riflessioni di un prof…… fannullone (e forse anche un po’ trippone)

 Riflessioni di un prof...... fannullone (e forse anche un po' trippone)

In realtà non è il primo giorno di scuola, o almeno l’opinione pubblica LO CREDE. Gli insegnanti cominciano a lavorare, se va bene, a metà settembre (addirittura il 1° ottobre un po’ di tempo fa). Hanno iniziato le vacanze il 10 giugno, quindi facendo due calcoli dal 10 giugno al 15 settembre passeranno 97 giorni!!!! Cavolo ma questi insegnati sono davvero dei privilegiati!!!!! La realtà non è così, tra pratiche varie ed esami di stato siamo andati in ferie intorno al 10 luglio (io a dire il vero il 23 luglio perché seguivo un progetto di stage) e rientriamo in servizio oggi per recuperare i giudizi sospesi. Quindi in realtà sono solo circa 45 giorni (sabato e domenica compresi),  45 giorni per staccare da un lavoro che dire stressante è poco, dove il drop out è superiore del 30% alla media degli altri “mestieri”, se non si stacca la spina la strada è una sola e conduce ai CIM (Centro d’Igiene Mentale). 

Ma tant’è, per la nostra ministra siamo dei privilegiati, specie per quanto riguarda la maternità (Lettera a una ministra), per non parlare di quello che afferma il ministro per la pubblica amministrazione, che siamo dei “fannulloni” e in qualche caso anche “tripponi”. Certo non lavoriamo 8 ore all’altoforno metallurgico, però io inviterei i genitori ad assistere ad una giornata di lavoro con i loro dolci “pargoletti” e poi vediamo cos’è meglio!!! 

Iniziamo oggi un lavoro che si completerà a metà luglio 2011, duro, difficile e di grande responsabilità. Nella mia vita ho fatto un po’ di tutto, quindi ho assaporato un po’  varie scelte lavorative e alla fine ho scelto questo lavoro perché lo amo, nonostante tutto.

horsefly


Giuseppe per la scuola

#249

Cugini Di Campagna – Preghiera

Preghiera - Cugini Di Campagna  (Una storia tristissima)

Preghiera – Cugini Di Campagna

(Una storia tristissima)

Preghiera - Cugini Di Campagna  (Una storia tristissima)


In un  post avevo scritto che non avrei postato niente dei Cugini di Campagna, perché è ancora un gruppo conosciutissimo degli anni 70 e la canzone “Anima Mia” forse è la traccia più conosciuta di quel periodo, tant’è vero che Fabio  Fazio l’ha utilizzata come titolo per una trasmissione che celebrava gli anni 70 qualche anno fa. Perché ho cambiato idea? Sollecitato da una mia amica (Sim64) di postare almeno “preghiera” mi è venuto in mente che qualche anno fa avevo letto la storia di quella canzone ed era una storia tragica, molto shakespeariana, la ricordavo, l’ho cercata e ve la posto qui senza nessun commento. 

horsefly


In questa pagina è riportato l’articolo di giornale, risalente al 1975, che racconta di una sfortunata storia d’amore di due adolescenti di Sassari, e che ha ispirato la canzone Preghiera. A questo segue la lettera di ringraziamento scritta dalla mamma della ragazza ai Cugini di Campagna, un ricordo al quale essi sono molto affezionati. Per motivi di riservatezza sono state riportate solamente le iniziali dei nomi citati.

ECCO COME A 18 ANNI SI PUO’ ANCORA MORIRE D’AMORE

A diciott’anni E. è morto per amore. Questo, però, la folla che si è accalcata, la mattina di lunedì 18 Agosto, sotto l’alto ponte del Rasello per soddisfare la curiosità morbosa di vedere da vicino i resti di un suicida, non lo sapeva. Per loro quel mucchietto di vestiti, di ossa e di carne, era soltanto “uno che si è buttato da trenta metri”. Orrore, pietà, la parola “follia”, serpeggiavano tra vecchi e giovani, tra padri e madri con i figlioletti in braccio e il collo proteso per guardare.

La verità è venuta dalla lettera che i poliziotti hanno trovato in tasca dei calzoni del ragazzo. E. l’aveva scritta verso mezzanotte: pochi minuti prima di buttarsi oltre la balaustra del ponte che unisce la Sassari vecchia alla nuova. In essa non c’erano scuse. Soltanto un addio a tutti “perchè senza J. la mia vita non ha più senso”.

J., la fidanzatina quindicenne di E., era spirata alcune ore prima, a metà mattina di domenica, nell’ospedale sassarese, stroncata da un male inesorabile, la leucemia. Il ragazzo non è stato capace di sopravviverle. E non si può dire che la sua decisione sia maturata in un momento di sconforto. E’ venuta, invece, purtroppo, dopo un logorante calvario durato dieci giorni, quanti ne sono passati tra le prime avvisaglie del male e la morte di J.

Dieci giorni e dieci notti di agonia che i due giovani hanno condiviso. Lei preda della malattia, lui pervaso ogni ora di più dalla disperazione di non poter fare nulla per salvarla, di vedere dissolversi, istante dopo istante, la felicità che avevano scoperto e assaporato soltanto da pochi mesi.

E. e J. si erano innamorati in primavera. Si trattava per entrambi di quel primo amore che, nonostante la rivoluzione sessuale e gli stress del modo di vivere odierno, ognuno di noi si porta chiuso dentro per tutta la vita, delicato miscuglio di dolce orgoglio, di tenerezza e di piacere.

Presi da questo sentimento esaltante, E. e J. si sono avvicinati, ma con una delicatezza e una serietà davvero d’altri tempi. “Per tutti e due era una cosa seria”, sono concordi nell’affermare gli amici di lui. “Non che parlassero di matrimonio, però tra loro non c’erano quelle “crisi” tipiche delle cottarelle che durano solo qualche mese e poi chi s’è visto s’è visto”, dice una compagna di J.

“Li univa qualcosa di tranqulli e profondo. Non so trovare le parole giuste: ma J. era felice e serena”, spiega un’altra.

Assieme, dunque, E. e J. formavano una coppia affiatata e serena, al riparo dai velleitarismi così comuni a troppi loro coetanei per i quali amore e sesso fanno subito tutt’uno. In comune i due ragazzi avevano anche un particolare interesse: facevano parte di un’associazione scoutistica alla quale si dedicavano con grande entusiasmo.

Erano stati perciò doppiamente felici quando, alla fine di luglio, erano partiti con le loro squadre di giovani esploratori per il campo-raduno di Montepisanu, presso Bono, a un centinaio di chilometri da Sassari. Era un’occasione per vedersi più spesso, per assolvere uno accanto all’altra le incombenze della giornata. Quasi uno spensierato preambolo a quella che sarebbe stata la loro futura vita coniugale. Un sogno a occhi aperti nel quale era naturale giurarsi amore eterno e immergersi in una felicità che nulla sembrava poter scalfire.

La serietà delle intenzioni di entrambi è fuori discussione: un sacerdote vicino a E. e a J. ce l’ha confermato. “Niente di ufficiale per il momento; il ragazzo si sarebbe diplomato geometra l’anno prossimo: J. frequentava il secondo anno del liceo scientifico”, dice il nostro interlocutore. “Erano giovani e per sposarsi potevano tranquillamente aspettare che lui finisse l’università e trovasse una buona sistemazione. Volevano fare le cose con calma e com’è giusto. Invece…”

Invece, dopo una decina di giorni di campeggio, J. ha cominciato ad accusare malesseri e il suo stato di salute si è andato rapidamente aggravando. Tanto che il medico curante ne ha ordinato il ricovero in ospedale per una serie di analisi. Il responso degli esami clinici è stata una sentenza inappellabile: leucemia, il “cancro del sangue” che distrugge i globuli rossi e contro il quale la medicina non ha ancora trovato armi valide. Anche le trasfusioni di sangue, in moltissimi casi, sono soltanto un palliativo.

Per E. quella notizia ha rappresentato il passaggio da un sogno esaltante al peggiore degli incubi. Dapprima incredulo, poi sempre più disperato, si è trovato nella mente l’assillo di una domanda esasperante, che mai trova una risposta: “Perchè doveva capitare proprio a noi? Che cos’ha fatto J., che cosa ho fatto io, per meritarci una punizione simile?”. I rari sprazzi di speranza sono destinati a durare soltanto poche ore. I ricordi di felicità goduta fino a pochi giorni prima, adesso sono motivo di dolore per quanto egli sa ormai perduto e irripetibile.

E. si chiudeva ogni giorno di più in se stesso”, racconta uno dei suoi migliori amici. “Era diventato cupo e a nulla servivano le parole di conforto mie e degli altri. Ogni volta che lasciava l’ospedale appariva più abbattuto. Era come se quel male terribile avesse preso anche lui”.

Quattro giorni prima della morte di J., quando ormai i medici avevano tolto ogni speranza, E. era andato a parlare con un sacerdote, don D., della parrocchia di San Giuseppe, per chiedergli conforto. “Se J. muore non voglio più vivere”, aveva detto al religioso. Questi aveva fatto ricorso a tutta la sua forza di persuasione ricordando al giovane i suoi doveri di cristiano e di uomo, che Dio ci sottopone a prove durissime e che non sta a noi giudicare, che la vera vita non è su questa terra e così via, proponendogli il conforto della fede e della preghiera.

Fosse stato meno innamorato, meno giovane, meno idealista, E. forse avrebbe compreso e si sarebbe fatto una ragione del dramma che stava vivendo. Invece, quando la mattina della domenica seguente ha visto spirare J., è corso fuori dall’ospedale gridando: “La seguirò nella tomba”.

Ai presenti, ed era naturale, è sembrato che si trattasse di una frase pronunciata nel momento del dolore più grande, che la solitudine di alcune ore sarebbe stata la cura migliore. Per questo, soltanto a sera, non vedendolo rientrare, i parenti hanno incominciato a preoccuparsi seriamente. E’ stato diramato l’allarme e sono iniziate le ricerche. Per tutta la notte parenti e amici hanno setacciato le vie di Sassari alla ricerca del ragazzo. Inutilmente.

Soltanto l’indomani mattina un giovane ha visto un corpo sfracellato in un orto sotto l’arcata centrale dell’altissimo ponte del Rasello e ha avvertito la polizia. Tra una folla indisponente di curiosi in cerca di macabre sensazioni, un fratello e due sorelle di E. hanno ricunosciuto ufficialmente il cadavere e hanno letto la lettera con la quale il ragazzo ha detto addio a tutti.

“Perchè senza J. la mia vita non ha più senso”. Cambiate il nome e potrebbe averla scritta il Romeo di Shakespeare.


Gentilissimo complesso,

sono la mamma di J., la ragazza morta a Sassari il 17 Agosto affetta da leucemia, e nella stessa sera E. si buttò dal ponte per amore di mia figlia.

Molti ragazzi dei boy-scout mi dicono che voi avete scritto e musicato la canzone Preghiera dedicata ai nostri ragazzi, mi complimento con voi, è molto bella, è come mia figlia era. Ed E. ha veramente implorato il Signore, ciò che voi con le vostre parole e musica dite. Ve ne sono molto grata di quanto avete scritto e continuate a dire verso i nostri angeli, che sicuramente dall’alto per il breve cammino secondo quanto ha scritto sulla nostra esistenza terrena il buon Dio.
Vorrei da voi un conferma, cercate di capire due mamme.
Vorrei dilungarmi tanto, dandovi tante benedizioni, ma credetemi la commozione mi ha vinta.
L’angelo di J. e di E. vi protegga per tutta la vita.
Vi abbraccio tutti con tanto tanto amore come se voi foste i mei ragazzi.

M.


Giuseppe per le tragedie d’amore.

#248

 

Il dolore genera perle?

Filosofia - Uomo - Enigma

Il dolore genera perle?

 Ostrica - Perla - Dolore

Disse un’ostrica a una vicina:

“Ho veramente un gran dolore dentro di me. È qualcosa di pesante e di tondo, e sono stremata”.
Rispose l’altra con borioso compiacimento:
“Sia lode ai cieli e al mare, io non ho dolori in me. Sto bene e sono sana sia dentro che fuori”.
Passava in quel momento un granchio e udì le due ostriche,
e disse a quella che stava bene ed era sana sia dentro che fuori:
“Sì, tu stai bene e sei sana; ma il dolore che la tua vicina porta dentro di sé è una perla di straordinaria bellezza”. 
Ostrica perla pearl
È la grazia più grande, quella dell’ostrica.
Quando le entra dentro un granello di sabbia, una pietruzza che la ferisce,
non si mette a piangere, non strepita, non si dispera.
Giorno dopo giorno trasforma il suo dolore in una perla: – il capolavoro della natura.

Horsefly - FirmaIl dolore è una lacrima che si cristallizza in una perla.


Giuseppe per dolore prezioso

#247

 

Muppets Vs Queen

Bohemian rhapsody - Queen

Muppets Vs Queen

 Bohemian rhapsody - Queen

Due mostri sacri a confronto: Muppets e Queen


Muppets ShowQueen - Freddy Mercury


Adorabili Muppets e fantastici Queen, un connubio perfetto che dite? 

horsefly


Giuseppe per i Muppueen :)

#246

Tempus fugit

Tempus fugit

IL TEMPO PASSA…… INESORABILMENTE.

 

 Tempus fugit

Vi siete già sentiti in colpa per aver guardato le persone della vostra età ed aver pensato: “non posso sembrare così vecchio”?

Allora il racconto di questa signora vi riguarda.

Ero seduta in sala d’attesa per il mio primo appuntamento con un nuovo dentista, quando ho notato che il suo diploma era affisso al muro. C’era scritto il suo cognome, e improvvisamente mi sono ricordata di un gran moro che portava quello stesso cognome. Era nella mia classe di liceo 30 anni prima, e mi sono chiesta se poteva essere lo stesso ragazzo per il quale avevo “sbavato” all’epoca.

Quando sono entrata nello studio, ho immediatamente allontanato questo pensiero. Quest’uomo brizzolato,stempiato e con il viso segnato da profonde rughe era troppo vecchio per essere stato il mio amore segreto.

Dopo avermi visitato, gli ho chiesto se era stato al liceo de Mons.

‘Si’, mi ha risposto.

‘Quando si è diplomato?’, gli ho chiesto.

‘Nel 1988. Perché questa domanda?’, rispose.

‘Allora Lei era nella mia classe’, ho esclamato!

E allora questo orribile, vecchio, piccolo, stronzo figlio di puttana mi ha chiesto:

‘Lei era professoressa di cosa???’


Dopo aver letto questa storiellina mi corre l’obbligo di raccontarvi un mio piccolo aneddoto similare, forse ribaltato, ma poi chissà se è ribaltato sul serio. Andavo spesso in un negozio cooperativo poco fuori della mia città, siccome ci facevo spesso la spesa e diventando socio avrei avuto diritto a parecchie offerte speciali mi sono deciso a fare la tessera socio anche se un po’ fuori dalla mia portata logistica. Prendo la mia carta d’identità e mi avvicino al desk per fare la mia fiammante tessera di socio. Al desk c’è una bella signora matura, corpulenta, una classica “mammotta” come le chiamo io quelle belle signore per niente anoressiche, dai fianchi larghi da fattrici, che esprimono il concetto di famiglia e di mamma classica JNon esprimo mai giudizi sulle persone, però quella volta lì mi sono detto tra me e me che bella signora e gli ho dato come età qualcosa come 50/52 anni (io ne avevo 47). Molto gentile, molto efficiente, mi chiede la carta d’identità per procedere alla pratica di immatricolazione come socio. Sorride sempre, è molto affabile, sprizza simpatia,  efficienza e “maturità”. Prende la mia carta, legge il nome e dopo un po’ mi dice con molta noncuranza: “Signor XXXXX?  io alle superiori avevo un professore con questo nome, non è mica lei?”. Io rimango di sasso, sono l’unico prof. XXXXXX della provincia, quel professore non posso essere che io. Le chiedo il suo cognome e l’anno in cui andava alle superiore. Tutto coincide, è il mio secondo anno di insegnamento, il 1985, avevo 25 anni, lei 19 era in quinta. Mi faccio dire il cognome e tutto torna, adesso la ricordo, era una bella morettina, esile esile, con un sorriso da furbetta e devo confessare, io ne ero innamorato (non dimenticate che io avevo 25 anni e lei 19). Ho pensato se lei è così figuriamoci io come sono diventato. Ah ah ah ah ah ah. Tempus fugit….. davvero!!!


Giuseppe per il tempo che fugge

#245

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