La mia canzone preferita
Eagles – Hotel California |
Hotel California – Eagles |
Hotel California – Eagles – Traduzione |
|
|
Questa, in assoluto, è la canzone che amo di più. L’avrò ascoltata un milione di volte, ma ogni volta provo sensazioni ed emozioni diverse. Gli assoli di chitarre mi fanno sul serio sentire nel deserto americano e viaggio con la mente senza nessun aiuto lisergico
Giuseppe per il rock dolce ed esegetico. |
#340 |
Juke-Box
Le mie proposte musicali nel blog
Cliccate sulla copertina
Giuseppe per la musica a richiesta |
#339 |
Panem et circenses
Panem et circenses – 18esimo scudetto del Milan |
Panem et circenses (letteralmente, Pane e corse dei cavalli) è una locuzione in lingua latina molto conosciuta e spesso citata. Era usata nella Roma antica.Contrariamente a quanto generalmente ritenuto, questa frase non è frutto della fantasia popolare ma è da attribuirsi ad un autore specifico. È stata scritta infatti dal poeta latino Giovenale, Questo poeta fu un grande autore satirico: amava descrivere l’ambiente in cui viveva, in un’epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare con elargizioni economiche e con la concessione di svaghi a coloro che erano governati (in questo caso le corse dei carri tirati da cavalli che si svolgevano nei circhi come il Circo Massimo e il Circo di Massenzio).
La pratica di distribuzioni di grano gratuite o a prezzi inferiori a quelli di mercato (frumentationes) era già iniziata ai tempi delle Repubblica ed era stata regolata dalle varie lex frumentaria. Anche in quel periodo le maggiori elargizioni di cibo furono fatte da magistrati che curarono molto anche i pubblici spettacoli. Marco Terenzio Varrone Lucullo nel 79 a.C. da semplice edile curò giochi molto sfarzosi e sei anni dopo fu il presentatore di una lex frumentaria molto generosa.
Sotto l’impero Roma giunse ad importare 3,5 milioni di quintali di frumento, per l’epoca quantità molto impegnativa. Si potrebbe sostenere che tutta l’organizzazione politica dell’Impero fu modulata sulla duplice esigenza di rifornire di frumento la capitale e le legioni di stanza ai confini. L’immensa quantità del frumento importato da Roma proveniva da una pluralità di province, Sicilia, Sardegna, province asiatiche e africane, ma il perno dell’approvvigionamento era costituito dall’Egitto, che soddisfaceva oltre metà del fabbisogno. Anche quando il trasporto era affidato a imprenditori privati, solo il ferreo controllo statale (guerra ai pirati, organizzazione dei siti di sbarco e stoccaggio ecc.) poteva permettere un tale risultato.
Per estensione, la locuzione è stata successivamente usata, soprattutto in funzione critica, per definire l’azione politica di singoli o gruppi di potere volta ad attrarre e mantenere il consenso popolare mediante l’organizzazione di attività ludiche collettive, o ancor più specificatamente a distogliere l’attenzione dei cittadini dalla vita politica in modo da lasciarla solo alle élite. Con intenzione simile, si è usata l’espressione Feste, farina e forca per definire la vita nella Napoli del periodo borbonico, in cui all’uso di feste pubbliche e di distribuzioni di pane si accompagnava la pratica di numerose impiccagioni pubbliche come dimostrazione della capacità del potere politico di assicurare il mantenimento della legalità.
L’espressione Panem et Circenses rappresentava un meccanismo di potere influentissimo sul popolo romano, era la formula del benessere popolare e quindi politico; un vero bozzo/strumento in mano al potere per far cessare i malumori delle masse, che con il tempo ebbero voce proprio nei luoghi dello spettacolo. Questa locuzione (“Panem et Circenses”) viene anche usata per indicare il modo di parlare nell’età romana.
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Vi ricorda niente tutto ciò? vittorie calcistiche, spettacoli televisivi demenziali – eppure seguitissimi – , ballerine, etc… etc….
Giuseppe pizia. |
#337 |
Festa della Mamma 2011
Festa della Mamma 2011 – Auguri Mamma
|
Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano. Con aria stranamente ufficiale il bambino pose il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani con il grembiule e lesse quanto vi era scritto: “Per aver strappato le erbacce dal vialetto: 1 Euro Per aver riordinato la mia cameretta: 1,50 Euro Per essere andato a comprare il latte: 0,50 Euro Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): 3 Euro Per ever preso due volte “ottimo” a scuola: 2 Euro Per aver portato fuori l’immondizia tutte le sere: 1 Euro Totale: 9 Euro”.
La mamma fissò il figlio negli occhi teneramente. La sua mente si affollò di ricordi. Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse: “Per averti portato in grembo 9 mesi: 0 Euro Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: 0 Euro Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: 0 Euro Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: 0 Euro Per tutto quello che ti ho insegnato giorno dopo giorno: 0 Euro Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene, e i panini che ti ho preparato: 0 Euro Per la vita che ti do ogni giorno: 0 Euro”. Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio.
Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi. Girò il foglio e sul suo conto scrisse: “Pagato”. Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci.
Quando nei rapporti personali e famigliari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L’amore o è gratuito o non è amore. (dal web)
Magari tra vent’anni, mi troverò con mio figlio tra le braccia che mi chiederà: “mamma… parlami di te!”. E io incomincerò a parlare. E parlerò di quell’amica che mi è stata affianco tutte le volte in cui ne avevo bisogno. Parlerò dei miei progetti, dei sogni, dei pensieri che mi oscuravano la testa, che nella notte superavano i miei sogni. Parlerò di quell’amore vissuto, delle delusioni, delle false amicizie. Parlerò di coloro che guardandomi negli occhi mi dissero… ‘Per sempre’? E io ci credevo. Ma, per sempre cosa? Nulla è per sempre. Parlerò dei miei inviti respinti, delle mille cose che mi sono fatta scappare, dei piaceri che mi sono fatta prendere, delle mille amicizie fatte, e di quelle persone che a distanza di tempo non mi hanno mai abbandonata. Parlerò della mia prima volta, della prima sigaretta fumata, del primo drink, della prima volta in discoteca. Parlerò dei litigi con i miei genitori, delle mille cazzate fatte, di come andavo a scuola. E sì, magari qualche lacrima scenderà, perché ci saranno cose che a ricordare rimpiangerai, cose che avresti voluto evitare, cose che magari ti mancheranno un po’, e sarai grande, e allora vorrai tornare piccola, piccola come quando il tuo babbo ti ripeteva di essere la sua principessa, piccola come quando la tua mamma prima di andare a letto ti rimboccava le coperte, piccola come quando quel ragazzo che portavi a cuore ti chiamava ,ma sarai grande, grande per non fare certe cose. E allora sarò li… a ripetere a mio figlio,” Vivi… e non rimpiangere nulla! Perché niente torna due volte, vivi l’aspettato che è più bello! Vivi ma stai attento, guardati attorno… Il mondo è troppo grande per essere piccolo! (dal web)
Leggi anche:
Festa della Mamma 2010
Giuseppe per tutte le mamme del mondo |
#336 |
Ciao papà!
Ciao papà
3 maggio 2007 – 3 maggio 2011
Lo chiamiamo: Papà.
Quell’Uomo che non vediamo quasi mai in casa. Quell’ Uomo che ti dice sempre ‘Si’. Quell’ Uomo che ti fa Piangere ma dopo poco riesce subito a farti Sorridere. Quell’ Uomo che è perennemente Geloso della sua ‘Piccola/o’. Quell’ Uomo che : ‘Tua figlia/o sta crescendo’ non lo vorrebbe mai sentire. Quell’ Uomo che se avesse in tasca un milione di Euro, li spenderebbe tutti per te! Quell’ Uomo che da piccini ci portava sulle spalle, nonostante non ce la facesse! Quell’Uomo che forse a volte non lo dimostra, non ti abbraccia, non ti bacia. Ma in fondo, basta solo guardarlo negli occhi e vedere che sorride ogni volta che lo faremo noi. Che ogni nostro abbraccio, lo farà sciogliere, ed ogni nostra lacrima gli farà passare ogni rabbia che porta dentro. Nella vita tutti diventeranno Padri, ma pochi sapranno Esserlo. Essere padre credo significa darti una spinta sull’altalena, ma poi saremo noi a trovare la forza a spingerci da soli. Lo feriremo, sempre. Quando lui ci chiederà una cosa, e noi non la faremo. Quando lo deluderemo per la scuola, per il nostro comportamento. Quando lo feriremo per le parole che a volte, per rabbia, diciamo senza pensarle davvero! Lo feriremo, pur non volendo. Ma lui sarà lì, sempre affianco a noi. Non ci volterà MAI le spalle, non camminerà davanti a noi, nè dietro. Camminerà sempre e solo accanto a noi, per Guardarci, Proteggerci, e sopratutto AMARCI. Un Padre? Un Uomo che Ti amerà SEMPRE! (Dal web)
Giuseppe……. |
#335 |
1° maggio – Festa del Lavoro
1° maggio – Festa del Lavoro
Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza
Origini del Primo maggio
Il ventennio fascista
fonte: Cgil di Roma e del Lazio – Archivio Storico ”Manuela Mezzelani”
Giuseppe per il primo maggio |
#334 |