60′s Camel Adventures

Come abbiamo fatto a sopravvivere noi che siamo nati negli anni ' 50, ’60 e ’70?

Come abbiamo fatto a sopravvivere noi che siamo nati negli anni ’50, ’60 e ’70?

 Come abbiamo fatto a sopravvivere noi che siamo nati negli anni ' 50, ’60 e ’70?
  1. Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag…
  2. Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo;
  3. Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo.
  4. Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte;Furgone wolkswagen
  5. Quando andavamo in bicicletta o in motorino non portavamo il casco;
  6. Bevevamo l’acqua del giardino, invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale…
  7. Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto;
  8. Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile..
  9. La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà).
  10. Saturday Night Fever (colonna sonora)Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi..
  11. Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane burro e marmellata, la nutella, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare…
  12. Condividevamo una bibita in quattro… bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo, o prendeva malattie;
  13. Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi, televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori dolby surround, cellulari personali, computer, chatroom su Internet… Avevamo invece tanti AMICI;
  14. Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare;
  15. Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis; si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma;
  16. Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano senza patemi e senza che i genitori protestassero e se talvolta i maestri ci “bacchettavano” sapevamo che era solo perché avevano sbagliato e così siamo cresciuti e diventati quel che siamo oggi.. “normali”. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione ed era felice ugualmente;
  17. Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità e imparavamo a gestirli.

Come abbiamo fatto a sopravvivere? A crescere e diventare grandi? Perché le nuove generazioni che hanno “tutto” non sono “sane” come la nostra?


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Anni 80

Anni 90


Beh sul fatto che siamo venuti su sani, io non ci scommetterei troppo ;)  

horsefly


Giuseppe per i “fantastici” anni 60/70

#357

 

 

Noi che …….. eravamo bambini negli anni ‘50

Happy Days

Noi che eravamo bambini negli anni ‘50

… come abbiamo fatto a sopravvivere?

Happy Days
  1. anni 50 grandi firmeDa bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag…
  2. Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
  3. Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con pitture a base di piombo.
  4. Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
  5. Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco e le nostre ginocchia erano sempre sbucciate per le cadute
  6. Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell’acqua minerale e mangiavamo la frutta sugli alberi senza lavarla.
  7. Happy DaysTrascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni Ci costruivamo anche quasi tutti i giochi: spade, archi, frecce … Giocavamo sempre alla guerra ed ora siamo pacifisti.
  8. Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto sempre sporchi ed ammaccati.
  9. La scuola durava fino a mezzoggiorno, arrivavamo a casa per pranzo, facevamo i compiti (incredibile, da soli!), poi fuori!
  10. Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente , ma non c’era alcuna denuncia per questi incidenti. la colpa non era di nessuno se non di noi stessi.
  11. Mangiavamo biscotti, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare (ma anche solo pane e non eravamo denutriti)
  12. Condividevamo una bibita in quattro… bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
  13. Non avevamo playstation, nintendo 64, x box, videogiochi , televisione via cavo con 99 canali , videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computers, chatroom su internet … invece avevamo amici.
  14. Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell’amico , suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era li e uscivamo a giocare.
  15. Si! li fuori!, nel mondo crudele! senza un guardiano! come abbiamo fatto?. facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati non subivano alcuna delusione che si trasformava in trauma.
  16. Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente ripeteva ed aveva una seconda opportunità.
  17. Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità ed imparavamo a gestirli. La grande domanda è:come abbiamo fatto a sopravvivere? e, ad essere le persone che siamo ora ?
  18. appartieni a questa generazione? se la risposta è si, allora raccontalo a gente più giovane perché sappiano come eravamo prima………… sicuramente diranno che eravamo dei noiosi, però siamo stati molto felici!!!!!!!!!

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Ecco l’ultimo “noi che…”, non potevano mancare gli anni 50. Gli anni delle nostre mamme, di Fonzie, del boom economico, del rock n’roll ,,,,,,,,,,,  horsefly


Giuseppe per il nostos 4

#355

 

Noi che… sportivo

I love sport

Noi che… sportivo

 

 I love sport
  • I love sportNoi che…finivamo in fretta i compiti per andare a giocare a pallone sotto casa;
  • noi che…costretti alla regola di “portieri volanti” o ” chi si trova para”,
  • noi che…”portieri volanti” e…”segnare da oltre centrocampo vale?” – Vale…vale tutto!
  • noi che…quando si facevano le squadre, se venivamo scelti per primi ci sentivamo davvero i più bravi, i più importanti;
  • noi che…l’ultimo che veniva scelto era sicuramente destinato ad andare in porta;
  • noi che…avevamo sempre un soprannome passibilmente infamante ma nessuno si offendeva;
  • noi che…chi arriva prima a dieci ha vinto;
  • noi che…mentre facevamo finta di non sentire il richiamo della mamma quando incombevano le tenebre, c’era sempre qualcuno che diceva: “chi segna l’ultimo vince” incurante del punteggio che magari era in quel momento 32 a 1,
  • noi che…abbiamo vissuto con terrore l’epoca delle “Espadrillas” con le quali ai piedi non si poteva giocare a pallone;
  • noi che…se avevamo ai piedi le Adidas Tampico ci sentivamo piu’ forti di Pelè;
  • noi che…invece avevamo ai piedi le Tepa Sport,
  • noi che…il pallone di cuoio sapevano come era fatto perché lo vedevamo in Tv esclusivamente ad esagoni bianchi e neri;
  • noi che…capivano il senso della seconda maglia quando in Tv bianco e nero mandavano le immagini del derby Milan-Inter
  • noi che…o il SUPER TELE (in mancanza d’altro) o l’ELITE (lo standard) o il TANGO DIRCEU se andava di lusso o nei giorni di festa
  • noi che… non potevamo sederci sul pallone altrimenti diventava ovale;
  • I love sportnoi che…il proprietario del pallone giocava sempre anche se era una schiappa e non andava nemmeno in porta;
  • noi che…anche senza la traversa non avevamo bisogno della moviola per capire se era goal. “Goal o rigore” metteva sempre tutti d’accordo;
  • noi che…al terzo corner è rigore;
  • noi che…”rigore seguito da goal è goal” ;
  • noi che…”siete dispari posso giocare?” – “Eh non lo so, il pallone non è mio (nel caso in cui il pretendente fosse uno scarso)!”;
  • noi che…”mi fate entrare?” – “Si basta che ne trovi un altro sennò siamo dispari”;
  • noi che…riconoscevamo i calciatori anche se sulla maglietta non c’era scritto il nome;
  • noi che…”Una vita da mediano” (Oriali-Ligabue) era già una filosofia di vita;
  • noi che…il n° 1 era il portiere, il n°2 ed il n°3 i terzini destro e sinistro, il n° 4 il mediano di spinta, il n° 5 lo stopper, il n° 6 il libero, il n° 7 l’ ala destra, il n° 8 una mezzala , il n° 9 il centravanti, il n° 11 l’altra punta possibilmente mancina, il n° 10 la mezzala con la fascia di capitano perchè era inevitabilmente il piu’ bravo;
  • noi che…perché un giocatore entrasse in nazionale doveva fare una trafila di 2/3 anni ad alto livello;
  • noi che…gli stranieri al massimo 2 per squadra e li conoscevamo tutti;
  • noi che…dormivamo con le figurine Panini sotto il cuscino ;
  • noi che…quando aprivamo le bustine intonse pregavamo per non trovare triplone o quadriplone PILONI ; il 2° mitico portiere della Juve che non aveva mai giocato una partita per colpa di ZOFF;
  • noi che…avevamo in simpatia Van de Korput per il nome e Bruscolotti perché sembrava più vecchio di nostro padre
  • noi che…il calcio in Tv lo guardavamo solo la Domenica ed il Mercoledì;
  • noi che…il sabato mattina eravamo terribilmente stanchi perché la sera prima avevamo visto Cesare Cadeo dopo Premiatissima;
  • I love sportnoi che…la Domenica alle 19,30 vedevamo un tempo di una partita di calcio;
  • noi che…vivevamo in attesa di 90° minuto e ci sentivamo protetti dalle figure paterne di Paolo Valenti, Necco da Napoli, Bubba da Genova, Giannini da Firenze, Vasino da Milano, Castellotti da Torino, Pasini da Bologna, Tonino Carino da Ascoli, Stroppa “riporto” da Bari o Lecce
  • noi che…la Stock di Trieste è lieta di presentarvi …papapà…papapà …papapapaaaaaa…paparapà ;
  • noi che…Ciotti :…”scusa Ameri,scusa Ameri….clamoroso al Cibali” (che nella nostra fantasia era piu’ famoso di Catania);
  • noi che…”tutta la squadra dell’ Internazionale retrocede a protezione dei 16 m” (sempre Ciotti);
  • noi che…ci ricordiamo i festeggiamenti del n. 1.000 della Domenica Sportiva;
  • noi che…alla DS potevamo vedere i servizi della serie A, i goal della serie B, il Gran Premio, Tennis. Basket e la pallavolo senza doverci sorbire ore di chiacchiere per vedere 4 goal;
  • noi che…Galeazzi l’abbiamo visto magro;
  • noi che…”il piede proletario di Franco Baresi” (Beppe Viola); “Maradona ha mano cucita sotto il piede sinistro” (Gianni Brera);
  • noi che…andavamo all’amica del cuore di quella che ci piaceva e le chiedevamo: “Dici a Maria se si vuole mettere con me?” Il giorno dopo tornava e la risposta era sempre la stessa: “Ha detto che ci deve pensare…”
  • noi che…Maria ancora ci stà pensando!
  • noi che…agli appuntamenti c’eravamo sempre tutti, anche senza telefonini;
  • noi che…oggi viviamo lontani, ma quando usciamo di casa e giriamo l’angolo speriamo sempre di incontrarci con il pallone in una busta di plastica;
  • noi che…oggi sorridiamo quando in Tv si inventano i più incredibili sondaggi tipo: “chi è stato il piu’ forte giocatore di tutti i tempi: Pelè o Maradona?” senza considerare che di Pelè abbiamo visto sempre gli stessi 4/5 goal;
  • noi che…se incontriamo per strada Biscardi vorremmo investirlo.
  • Voi che…questo giocattolo ce lo avete rotto… brutti bastardi!

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Anni 90


Giuseppe per lo sport.

#354

 

Noi che….. I suoni, i colori, le emozioni degli anni andati

I love 60s

Noi che….. I suoni, i colori, le emozioni degli anni andati…..

 

 I love 80s

  • anni 50Noi che giocavamo a Nascondino a tutte le ore.
  • Noi che ci divertivamo anche facendo “Strega comanda color…”.
  • Noi che le femmine ci obbligavano a giocare a “Regina reginella” e a “Campana”.
  • Noi che bastavano due tappi per iniziare il giro d’Italia.
  • Noi che facevamo “Palla Avvelenata”.
  • Noi che giocavamo regolare a “Ruba Bandiera”.
  • Noi che non mancava neanche “dire fare baciare lettera testamento”.
  • Noi che litigavamo per stabilire se un gradino valeva come “rialzo” a “Rialzo buzzico”.
  • I love 60sNoi che ci sentivamo ricchi se avevamo “Parco Della Vittoria e Viale dei Giardini”.
  • Noi che se avevi “Vicolo Corto e Vicolo Stretto” perdevi sicuro.
  • Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
  • Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della bicicletta.
  • Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.
  • Noi che “se ti faccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce”.
  • Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d’aria mettendole in una bacinella.
  • Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi col tip-top.
  • I love 70sNoi che andavamo in due sulla Graziella, e piú grandi sul Ciao.
  • Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
  • Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c’era l’amico in casa.
  • Noi che ogni volta che suonavamo rispondeva la madre.
  • Noi che pensavamo di avere segreti.
  • Noi che i segreti li avevamo davvero.
  • Noi che abbiamo maneggiato sostanze chimiche come il pongo, il DAS e la gommapane.
  • Noi che abbiamo manipolato anche la MIKRONITE.
  • Noi che facevamo a gara a chi masticava più big babol contemporaneamente.
  • I love 80sNoi che avevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca.
  • Noi che quando starnutivi, nessuno chiamava l’ambulanza.
  • Noi che non sapevamo leggere il termometro.
  • Noi che prima di adoperarlo, “il termometro lo devi scaricare”.
  • Noi che i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa.
  • Noi che se sospettavamo che ci volevano fare la puntura, ci nascondevamo sotto il letto.
  • Noi che se c’era un pallone e 4 alberi era già tutto ok per giocare a calcio.
  • Noi che se non c’erano gli alberi si giocava lo stesso.
  • I love 90sNoi che dopo la prima partita c’era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella..
  • Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo.
  • Noi che il portiere era l’1, lo stopper era il 5 e il centravanti il 9.
  • Noi che “Non puoi giocare a pallone con noi perchè siamo già pari”.
  • Noi che non dovevamo far tardi.
  • Noi che era pronta la cena proprio al momento del calcio di rigore.
  • Noi che giocavamo a pallone anche in casa, con la palla di spugna.
  • Noi che passavamo pomeriggi giocando a Risiko.
  • Noi che giocavamo a “Indovina Chi?” anche se conoscevi tutti i personaggi a memoria.
  • Noi che giocavamo a Forza 4.
  • I love sportsNoi che Scarabeo non ci piaceva.
  • Noi che il cubo di Rubik non l’abbiamo mai finito, perlomeno senza barare..
  • Noi che ci scambiavamo le figurine prima delle lezioni (e durante, e dopo..).
  • Noi che giocavamo a fiori frutta e città (e la città con la D era sempre Domodossola).
  • Noi che con le 500 lire di carta ci venivano 10 pacchetti di figurine.
  • Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l’album Panini.
  • Noi che odiavamo i PlayMobil.
  • Noi che avevamo la pista Polistil, e le femmine Cicciobello col disco che frignava.
  • Noi che avevamo le macchine filoguidate, e le femmine la casa di Barbie con l’ascensore.
  • Noi che ci spaccavamo i diti per giocare a Subbuteo.
  • Noi che con un ramo di salice facevamo l’arco per sentirci Orzowei.
  • Love isNoi che avevamo il “nascondiglio segreto” con il “passaggio segreto”.
  • Noi che nei prati al buio tra il frinire delle cicale scorgevamo ancora le lucciole (e non sapevamo sarebbero state le ultime).
  • Noi che a volte si litigava.
  • Noi che 5 minuti dopo era già tutto dimenticato..
  • Noi che “se fai questo non sei più amico mio”.
  • Noi che giocavamo per ore a “Merda” con le carte.
  • Noi che nessuno sapeva le regole del Tresette!
  • Noi che avevamo il mangiadischi schiacciato con il manico.
  • Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna.
  • Mafalda - QuinoNoi che in TV guardavamo solo i cartoni animati.
  • Noi che avevamo i cartoni animati belli…!!
  • Noi cha avevamo la tv in bianco e nero.
  • Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake e Mazinga (Mazinga, ovvio..)
  • Noi che guardavamo “La Casa Nella Prateria” anche se metteva tristezza.
  • Noi che sognavamo un’avventura alla Ambrogio Fogar.
  • Noi che a Natale guardavamo “Il piccolo lord”, perchè lo davano fisso.
  • Noi che ridevamo se un amico rideva.
  • Noi che ridevamo se un amico piangeva!
  • Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino.
  • Noi che le scarpe nuove duravano una settimana..
  • Noi che le scarpe nuove restavano pulite un’ora!
  • Noi che la domenica con le scarpe nuove dovevamo andare alla messa.
  • Noi che alla messa ridevamo di continuo.
  • Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
  • Noi che telefonavamo di nascosto.
  • Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo.
  • Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.
  • Noi che c’era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
  • Noi che quando ritiravi le foto dal fotografo eravamo curiosi di vederle.

Questo per girare un po’ il coltello nella piaga.


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Giuseppe per il NOSTOS

#353

 

Umberto Napolitano – 1970-2011

Umberto Napolitano

Umberto Napolitano

 1970-2011

 Umberto Napolitano

Umberto Napolitano – 1970 – Come Ti Chiami


Umberto Napolitano – 2011 – Volerò


Umberto Napolitano
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Umberto NapolitanoNato a Brescia nel 1947, si trasferisce con la famiglia a Torino, dove inizia a studiare musica con il maestro Adriano De Grandis; nel frattempo inizia a comporre le prime canzoni, e fa il suo debutto come cantante nel primo cabaret di Milano, il vecchio Nebbia Club di Franco Nebbia, a metà degli anni ‘60.

Ottenuto un contratto con la Vedette, dopo un primo 45 giri pubblicato nel 1964 con un brano scritto da Gian Pieretti, la sua vera carriera di cantautore inizia nel 1966 con la canzone di protesta “Chitarre contro la guerra”, incisa anche da Carmen Villani; l’anno seguente partecipa al Festival di Sanremo come autore, con Il cammino di ogni speranza, proposta da Caterina Caselli e Sonny & Cher, e ad Un disco per l’estate come interprete di Gioventù, che ottiene anch’essa un buon successo di vendite.

Nel 1969, con A Laura, è finalista del programma televisivo Settevoci, presentato da Pippo Baudo.

Le prime incisioni le realizza usando il solo nome di battesimo, Umberto.

Negli anni seguenti si dedica soprattutto alla carriera di autore: ricordiamo Senza discutere per I Nomadi e Meglio libera per Loredana Berté.

Riprende a metà anni settanta l’attività di cantante, e partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera nel 1976 con Oggi settembre 26, e al Festival di Sanremo tre volte: nel 1977 con Con te ci sto, nel 1979 con Bimba mia e nel 1981 con Mille volte ti amo.

Con Amiamoci partecipa al Festivalbar 1978.

Il suo maggior successo di vendite si ha nel 1977 con Come ti chiami, canzone trasmessa spesso dalle radio libere, che era impostato con un dialogo fra il cantante ed una ragazza (Come ti chiami? Antonella Che bel nome, io Paolo….); a volte scherzosamente il disco veniva trasmesso a velocità 33 giri invece di 45, ed il dialogo si trasformava in maniera divertente….(la canzone è stata ripresa nel 2007 dallo zoo di 105)

Dal 1982 al 1989 ci fu un rallentamento dell’attività artistica. Nel 1989 uscì un nuovo album: Al mio caro pianeta terra… dieci piccole grandi storie, inciso per l’etichetta Nar. Nel 1998 è uscita una sua raccolta di successi, reinterpretati, pubblicato dalla DvMore. Il suo album di maggior successo è stato Giro di “do” una canzone per ogni innamorato, del 1977.


Spesso ho parlato e postato articoli della musica degli anni 70, la mia musica, la soundtrack della mia vita. Qualche giorno fa su facebook ho stretto amicizia con Umberto Napolitano, un grande degli anni 70. Tante delle sue canzoni hanno fatto da tappetino musicale ai miei amori, alle mie serate estive dei fantastici anni 70. Sono passati tanti anni, ed ho scoperto che Umberto ancora produce musica, non potevo non condividerla con voi. Il secondo video è di un Umberto Napolitano del 2011, che ha ancora la zampata del vecchio leone, il primo invece è quello a me più caro, troppi amori volatili ho condiviso con quel brano. Un grande in bocca al lupo per Umberto Napolitano e un pensiero nostalgico a quel periodo. Grazie Umberto, anche per merito tuo è stato tutto più easy. :)
P.S: questo è il link facebook di Umberto Napolitano.
horsefly

Giuseppe ancora e sempre per gli anni 70

#751

 

La mia canzone preferita

Eagles - Hotel California

Eagles – Hotel California

Eagles - Hotel California

 


Hotel California – Eagles

Hotel California – Eagles – Traduzione

On a dark desert highway, cool wind in my hair
Warm smell of colitas, rising up through the air Up ahead in the distance, I saw a shimmering light My head grew heavy and my sight grew dimmer I had to stop for the night. There she stood in the doorway;
I heard the mission bell
And I was thinking to myself
‘This could be heaven or this could be Hell’
Then she lit up a candle and she showed me the way
There were voices down the corridor,
I thought I heard them say…
Welcome to the Hotel California
Such a lovely place (such a lovely place)
Such a lovely face.
Plenty of room at the Hotel California
Any time of year (any time of year) you can find it here
Her mind is Tiffany-twisted, she got the Mercedes bends
She got a lot of pretty, pretty boys, that she calls friends
How they dance in the courtyard, sweet summer sweat
Some dance to remember, some dance to forget
So I called up the Captain,
‘Please bring me my wine’
He said, ‘we haven’t had that spirit here since nineteen sixty-nine’
And still those voices are calling from far away,
Wake you up in the middle of the night
Just to hear them say…
Welcome to the Hotel California
Such a lovely place (such a lovely place)
Such a lovely face.
They livin’ it up at the Hotel California
What a nice surprise (what a nice surprise), bring your alibis
Mirrors on the ceiling,
The pink champagne on ice
And she said, ‘we are all just prisoners here, of our own device’
And in the master’s chambers,
They gathered for the feast
They stab it with their steely knives,
But they just can’t kill the beast
Last thing I remember, I was
Running for the door
I had to find the passage back to the place I was before
‘Relax’ said the night man,
‘We are programmed to receive.
You can check out any time you like,
But you can never leave!
Su un’autostrada buia e deserta, con il vento fresco tra i capelli
un caldo profumo di colitas, si solleva nell’aria
più avanti in lontananza, vidi una luce scintillante
la mia testa divenne pesante e la mia vista si indebolì
dovetti fermarmi per la notte
Lei stava sulla soglia
ed io udii il campanello d’allarme
mentre pensavo tra me
‘potrebbe essere il paradiso o potrebbe essere l’inferno’
poi lei accese la candela e mi mostrò la strada
si udivano nelle voci nei corridoi
e credevo che dicessero….
Benvenuto all’Hotel California
un posto così amabile
un volto così amabile
ci sono tante camere all’Hotel California
in ogni momento dell’anno puoi trovarne una
La sua mente è perversa, ha le curvature di una Mercedes
ha tanti bei ragazzi che chiama amici
danzano nel cortile, sudati per la dolce estate
alcuni danzano per ricordare, altri per dimenticare
Chiamai il Capitano,
‘Per favore, mi porti del vino’,
lui disse ‘non abbiamo quel tipo di bevanda dal 1969′
ed ancora quelle voci si facevano udire da lontano
ti svegliavano nel mezzo della notte
solo per sentirle sussurrare…
Benvenuto all’Hotel California
un posto così amabile
un volto così amabile
si stanno divertendo molto all’Hotel California
che bella sorpresa, ti porge le sue scuse
Specchi sul soffitto
champagne rosato sul ghiaccio
e lei disse
‘Noi siamo tutti prigionieri del nostro nuovo congegno’
e nella camera del padrone
si sono raccolti per il banchetto
lo trafiggono con i loro coltelli in acciaio
ma non possono uccidere la bestia
L’ultima cosa che ricordo
è che stavo correndo verso la porta
cercai il passaggio che mi riportasse
indietro nel posto in cui ero prima
‘Rilassati’ disse l’uomo della notte
noi siamo programmati per ricevere
tu puoi lasciare l’albergo quando vuoi,
ma non potrai mai abbandonarci!

Questa, in assoluto, è la canzone che amo di più. L’avrò ascoltata un milione di volte, ma ogni volta provo sensazioni ed emozioni diverse. Gli assoli di chitarre mi fanno sul serio sentire nel deserto americano e viaggio con la mente senza nessun aiuto lisergico :)  Firma


Giuseppe per il rock dolce ed esegetico.

#340

La storia di Geordie

Geordie Fabrizio De André - Joan Baez Gabry Ponte

Geordie

Fabrizio De André – Joan Baez

Gabry Ponte

 Geordie Fabrizio De André - Joan Baez Gabry Ponte

Geordie
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Geordie è un’antica ballata britannica nata intorno al XVI secolo, numero 209 delle Child Ballads, ed esiste in molte varianti.
Il protagonista della canzone, di nome Geordie, è stato accusato di un crimine e pertanto condannato all’impiccagione; il crimine può essere ribellione, omicidio, furto di cavalli o cervi, a seconda della versione. La moglie (o fidanzata) implora per la vita di Geordie; spesso la ragazza ha già dei figli, dei quali uno ancora in grembo. In molte versioni c’è un lieto fine: è fissata una cauzione che lei, grazie all’aiuto dei popolani impietositi, riesce a pagare.
Nelle versioni inglesi dal XVIII secolo in poi, dalle quali le lezioni moderne sono derivate, Geordie è un bracconiere ed il lieto fine è eliminato. Il bracconaggio nell’Inghilterra del periodo era punito in modo estremamente duro, in particolare nelle tenute e nelle riserve reali. Al giovane Geordie, evidentemente per le sue origini aristocratiche, viene riservato il “privilegio” di essere impiccato con una corda (o una catena) d’oro. La giovane fidanzata cavalca fino a Londra per chiedere di risparmiare la vita dell’amato, ma invano.
Fondamento storico
La vicenda di Geordie sembra avere un fondamento storico: si tratta, secondo un’ipotesi, della storia di George Gordon, conte di Huntly, che fu condannato a morte come traditore nel 1589 per essersi ribellato contro Giacomo VI, re di Scozia. Per intercessione della famiglia fu liberato previa consegna di un riscatto; è probabile che Giacomo VI attraverso tale concessione abbia voluto evitare lo scontro con la famiglia di George, da sempre potente alleata della Corona.
 Adattamenti
La prima versione incisa della ballata è probabilmente quella live del 1962 di Joan Baez, alla quale comunque si deve il merito della popolarità internazionale della canzone.
Nel 1966 Fabrizio De André incise, primo in Italia, la ballata (su singolo, abbinata ad Amore che vieni, amore che vai) con un adattamento originale nella propria lingua, interpretandola in duo con Maureen Rix (e non con Joan Baez, come riportato erroneamente da molti siti). In questa versione il reato compiuto è il furto di cervi (in linea con la versione della Baez), e Geordie sarà impiccato “con una corda d’oro, / è un privilegio raro”.
Il gruppo folk-rock britannico Trees la incluse nell’album On the Shore del 1970.
Nel 1971 il gruppo danese Gasolin’, rappresentato dal cantante Kim Larsen, incise la versione Langebro inclusa nel loro primo album omonimo. Questa versione mantiene il ritmo, ma modifica completamente il testo.
Nel 2001 uscì il singolo Geordie dei Mercanti di Liquore, con la cover della versione di De André.

Alla fine del 2002 ottiene un grande successo commerciale l’adattamento dance del brano, ad opera di Gabry Ponte.


Geordie – Testo Inglese Geordie – Testo Italiano
As I walked out over London bridgeone misty morning earlyI overheard a fair pretty maidwas lamenting for her Geordie

Ah my Geordie will be hanged in a golden chain

This is not the chain of many

he was born of king’s royal breed

and lost to a virtuous lady

Go bridle me my milk white steed,

go bridle me my pony,

I will ride to London’s court

to plead for the life of Geordie

Ah my Geordie never stole nor cow nor calf

he never hurted any

Stole sixteen of the king’s royal deer,

and he sold them in Bohenny.

Two pretty babies have I born

the third lies in my body

I’d freely part with them every one

if you’d spare the life of Geordie

The judge looked over his left shoulder

he said fair maid sorry

he said fair maid you must be gone

for I cannot pardon Geordie.

Ah my Geordie will be hanged in a golden chain

This is not the chain of many

Stole sixteen of the king’s royal deer,and he sold them in Bohenny.

Mentre attraversavo London Bridge 
un giorno senza sole 
vidi una donna pianger d’amore, 
piangeva per il suo Geordie. 
Impiccheranno Geordie con una corda d’oro, 
è un privilegio raro. 
Rubò sei cervi nel parco del re 
vendendoli per denaro. 
Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera 
sellatele il suo pony 
cavalcherà fino a Londra stasera 
ad implorare per Geordie 
Geordie non rubò mai neppure per me 
un frutto o un fiore raro. 
Rubò sei cervi nel parco del re 
vendendoli per denaro. 
Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso, 
non ha vent’anni ancora 
cadrà l’inverno anche sopra il suo viso, 
potrete impiccarlo allora 
Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re 
Geordie potran salvare, 
anche se piangeran con te 
la legge non può cambiare. 
Così lo impiccheranno con una corda d’oro, 
è un privilegio raro. 
Rubò sei cervi nel parco del re 
vendendoli per denaro. 

Geordie  Versione di Fabrizio de André

 

Geordie  Versione di Joan Beaz


Geordie  Versione di Gabry Ponte – Dance

 

Giuseppe per Geordie

#324

Gianni Bella – Le canzoni

Gianni Bella - Non si può morire dentro

Gianni Bella – Le canzoni

 Gianni Bella - Non si può morire dentro

Se il nostro amore è un altro fallimento non me la prenderò con te con lui o con il vento

 


Non si può morire dentro

[Gianni Bella 1976]
Se il nostro amore è
un altro fallimento
non me la prenderò con te con lui
o con il vento
perché son stato io
a sollevarti il mento
perché non ti comprai
e adesso non ti vendo.
tu, bella e triste tu
mi dicesti quanto ti lasciai
non si può morire dentro
e morendo me ne andai
ora sono qui
dopo un anno l’ ho capito che
non si può morire dentro
e morivo senza te
abbracciami anche tu
ci son troppe persone
sen io lo farei l’ amore qui
alla stazione
ma non restare lì
a buttar via i minuti
il mondo tu lo sai è degli innamorati
tu chi nascondi tu
se c’ è un altro dillo pure qui
non si può morire dentro
e sorridersi così
anche senza te
bella sì ma triste non sarai
non si può morire dentro
e restando morirei
un puntino tu
la tua storia scrivere vorrei
ma non si può morire dentro
e restando morirei
uh uh uh ….

Gianni Bella - Più Ci Penso

I tuoi corti capelli come sono cambiati
no, non mi dire chi li ha accarezzati.
Fossi un pittore brucerei il tuo ritratto
ma sono solo un amante distratto.
Io non posso cantare e non voglio
mi lasciasti solo col mio orgoglio.
La mia anima e’ in un labirinto
dove ho spento il fuoco con le mani
ma come vuoi che io ti dica rimani
se ti sfioro eppure siamo lontani…
Più ci penso e più mi viene voglia di lei
anche se nella mia mente più bella tu sei.
La mia sete cresce finché l’acqua non c’e’
ed ora che ci sei
io più ci penso più mi viene voglia di lei…
Le mie forze di uomo sono poche, perdono
io mi avvicino e riscopro il tuo seno
e il tuo profumo come un dolce veleno
sfida il ricordo di pure emozioni.
Lei aveva una paura dolce,
il tuo sguardo ti taglia come una falce
io di te subisco la presenza,
ma di lei non posso fare senza.
Sono qui ed il tuo amor consumo,
come lei non mi amerà nessuno.
Più ci penso e più mi viene voglia di lei
anche se nella mia mente più bella tu sei.
La mia sete cresce finché l’acqua non c’e’
ed ora che ci sei
io più ci penso più mi viene voglia di lei…

Gianni Bella - Non si può morire dentroContinuo a scavare nella musica degli anni 70. Perdonatemi ma è la mia adolescenza e quindi è ben impressa nella mia memoria. La poetica di Gianni Bella non può essere facilmente dimenticata, ha costruito un po’ del nostro IO. Le radici non si rinnegano anche se a distanza di anni possono sembrare troppo “semplici”, ma che volete in quel tempo eravano così, candidi nel senso volteriano del termine e forse lo siamo rimasti fino ad adesso e credo che poi non sia un gran male. Io sto dalla parte dei semplici, i semplici non hanno abiti griffati, i semplici non hanno letture sofisticate, i semplici non guardano programmi d’avanguardia, i semplici non hanno grosse aspettative dalla vita, i semplici non creano il progresso, lo sostengono. IO SONO UN SEMPLICE. 


Giuseppe per gli anni 70

#278

 

Happy Days

E’ morto il signor Cunningham

 

 Happy days

ANSA) – WASHINGTON, 19 OTT – L’attore Tom Bosley, famoso per il ruolo di Howard Cunningham (il padre di Richie) nella serie ‘Happy Days’, e’ morto nella sua abitazione a Palm Spring, in California. Aveva 83 anni. Bosley aveva ottenuto il suo primo successo come attore a Broadway nel 1959 come protagonista del musical ‘Fiorello!’, ma era stato il ruolo di Howard Cunningham in Happy Days a rendere il suo volto familiare agli americani.

Interpretava anche lo sceriffo Amos Tupper nella serie tv ‘La Signora in Giallo’.


E’ morto il signor Cunningham di Happy Days…. e adesso noi e Fonzie saremo un po’ più soli……

horsefly


Giuseppe per i giorni felici……

#274

Cugini Di Campagna – Preghiera

Preghiera - Cugini Di Campagna  (Una storia tristissima)

Preghiera – Cugini Di Campagna

(Una storia tristissima)

Preghiera - Cugini Di Campagna  (Una storia tristissima)


In un  post avevo scritto che non avrei postato niente dei Cugini di Campagna, perché è ancora un gruppo conosciutissimo degli anni 70 e la canzone “Anima Mia” forse è la traccia più conosciuta di quel periodo, tant’è vero che Fabio  Fazio l’ha utilizzata come titolo per una trasmissione che celebrava gli anni 70 qualche anno fa. Perché ho cambiato idea? Sollecitato da una mia amica (Sim64) di postare almeno “preghiera” mi è venuto in mente che qualche anno fa avevo letto la storia di quella canzone ed era una storia tragica, molto shakespeariana, la ricordavo, l’ho cercata e ve la posto qui senza nessun commento. 

horsefly


In questa pagina è riportato l’articolo di giornale, risalente al 1975, che racconta di una sfortunata storia d’amore di due adolescenti di Sassari, e che ha ispirato la canzone Preghiera. A questo segue la lettera di ringraziamento scritta dalla mamma della ragazza ai Cugini di Campagna, un ricordo al quale essi sono molto affezionati. Per motivi di riservatezza sono state riportate solamente le iniziali dei nomi citati.

ECCO COME A 18 ANNI SI PUO’ ANCORA MORIRE D’AMORE

A diciott’anni E. è morto per amore. Questo, però, la folla che si è accalcata, la mattina di lunedì 18 Agosto, sotto l’alto ponte del Rasello per soddisfare la curiosità morbosa di vedere da vicino i resti di un suicida, non lo sapeva. Per loro quel mucchietto di vestiti, di ossa e di carne, era soltanto “uno che si è buttato da trenta metri”. Orrore, pietà, la parola “follia”, serpeggiavano tra vecchi e giovani, tra padri e madri con i figlioletti in braccio e il collo proteso per guardare.

La verità è venuta dalla lettera che i poliziotti hanno trovato in tasca dei calzoni del ragazzo. E. l’aveva scritta verso mezzanotte: pochi minuti prima di buttarsi oltre la balaustra del ponte che unisce la Sassari vecchia alla nuova. In essa non c’erano scuse. Soltanto un addio a tutti “perchè senza J. la mia vita non ha più senso”.

J., la fidanzatina quindicenne di E., era spirata alcune ore prima, a metà mattina di domenica, nell’ospedale sassarese, stroncata da un male inesorabile, la leucemia. Il ragazzo non è stato capace di sopravviverle. E non si può dire che la sua decisione sia maturata in un momento di sconforto. E’ venuta, invece, purtroppo, dopo un logorante calvario durato dieci giorni, quanti ne sono passati tra le prime avvisaglie del male e la morte di J.

Dieci giorni e dieci notti di agonia che i due giovani hanno condiviso. Lei preda della malattia, lui pervaso ogni ora di più dalla disperazione di non poter fare nulla per salvarla, di vedere dissolversi, istante dopo istante, la felicità che avevano scoperto e assaporato soltanto da pochi mesi.

E. e J. si erano innamorati in primavera. Si trattava per entrambi di quel primo amore che, nonostante la rivoluzione sessuale e gli stress del modo di vivere odierno, ognuno di noi si porta chiuso dentro per tutta la vita, delicato miscuglio di dolce orgoglio, di tenerezza e di piacere.

Presi da questo sentimento esaltante, E. e J. si sono avvicinati, ma con una delicatezza e una serietà davvero d’altri tempi. “Per tutti e due era una cosa seria”, sono concordi nell’affermare gli amici di lui. “Non che parlassero di matrimonio, però tra loro non c’erano quelle “crisi” tipiche delle cottarelle che durano solo qualche mese e poi chi s’è visto s’è visto”, dice una compagna di J.

“Li univa qualcosa di tranqulli e profondo. Non so trovare le parole giuste: ma J. era felice e serena”, spiega un’altra.

Assieme, dunque, E. e J. formavano una coppia affiatata e serena, al riparo dai velleitarismi così comuni a troppi loro coetanei per i quali amore e sesso fanno subito tutt’uno. In comune i due ragazzi avevano anche un particolare interesse: facevano parte di un’associazione scoutistica alla quale si dedicavano con grande entusiasmo.

Erano stati perciò doppiamente felici quando, alla fine di luglio, erano partiti con le loro squadre di giovani esploratori per il campo-raduno di Montepisanu, presso Bono, a un centinaio di chilometri da Sassari. Era un’occasione per vedersi più spesso, per assolvere uno accanto all’altra le incombenze della giornata. Quasi uno spensierato preambolo a quella che sarebbe stata la loro futura vita coniugale. Un sogno a occhi aperti nel quale era naturale giurarsi amore eterno e immergersi in una felicità che nulla sembrava poter scalfire.

La serietà delle intenzioni di entrambi è fuori discussione: un sacerdote vicino a E. e a J. ce l’ha confermato. “Niente di ufficiale per il momento; il ragazzo si sarebbe diplomato geometra l’anno prossimo: J. frequentava il secondo anno del liceo scientifico”, dice il nostro interlocutore. “Erano giovani e per sposarsi potevano tranquillamente aspettare che lui finisse l’università e trovasse una buona sistemazione. Volevano fare le cose con calma e com’è giusto. Invece…”

Invece, dopo una decina di giorni di campeggio, J. ha cominciato ad accusare malesseri e il suo stato di salute si è andato rapidamente aggravando. Tanto che il medico curante ne ha ordinato il ricovero in ospedale per una serie di analisi. Il responso degli esami clinici è stata una sentenza inappellabile: leucemia, il “cancro del sangue” che distrugge i globuli rossi e contro il quale la medicina non ha ancora trovato armi valide. Anche le trasfusioni di sangue, in moltissimi casi, sono soltanto un palliativo.

Per E. quella notizia ha rappresentato il passaggio da un sogno esaltante al peggiore degli incubi. Dapprima incredulo, poi sempre più disperato, si è trovato nella mente l’assillo di una domanda esasperante, che mai trova una risposta: “Perchè doveva capitare proprio a noi? Che cos’ha fatto J., che cosa ho fatto io, per meritarci una punizione simile?”. I rari sprazzi di speranza sono destinati a durare soltanto poche ore. I ricordi di felicità goduta fino a pochi giorni prima, adesso sono motivo di dolore per quanto egli sa ormai perduto e irripetibile.

E. si chiudeva ogni giorno di più in se stesso”, racconta uno dei suoi migliori amici. “Era diventato cupo e a nulla servivano le parole di conforto mie e degli altri. Ogni volta che lasciava l’ospedale appariva più abbattuto. Era come se quel male terribile avesse preso anche lui”.

Quattro giorni prima della morte di J., quando ormai i medici avevano tolto ogni speranza, E. era andato a parlare con un sacerdote, don D., della parrocchia di San Giuseppe, per chiedergli conforto. “Se J. muore non voglio più vivere”, aveva detto al religioso. Questi aveva fatto ricorso a tutta la sua forza di persuasione ricordando al giovane i suoi doveri di cristiano e di uomo, che Dio ci sottopone a prove durissime e che non sta a noi giudicare, che la vera vita non è su questa terra e così via, proponendogli il conforto della fede e della preghiera.

Fosse stato meno innamorato, meno giovane, meno idealista, E. forse avrebbe compreso e si sarebbe fatto una ragione del dramma che stava vivendo. Invece, quando la mattina della domenica seguente ha visto spirare J., è corso fuori dall’ospedale gridando: “La seguirò nella tomba”.

Ai presenti, ed era naturale, è sembrato che si trattasse di una frase pronunciata nel momento del dolore più grande, che la solitudine di alcune ore sarebbe stata la cura migliore. Per questo, soltanto a sera, non vedendolo rientrare, i parenti hanno incominciato a preoccuparsi seriamente. E’ stato diramato l’allarme e sono iniziate le ricerche. Per tutta la notte parenti e amici hanno setacciato le vie di Sassari alla ricerca del ragazzo. Inutilmente.

Soltanto l’indomani mattina un giovane ha visto un corpo sfracellato in un orto sotto l’arcata centrale dell’altissimo ponte del Rasello e ha avvertito la polizia. Tra una folla indisponente di curiosi in cerca di macabre sensazioni, un fratello e due sorelle di E. hanno ricunosciuto ufficialmente il cadavere e hanno letto la lettera con la quale il ragazzo ha detto addio a tutti.

“Perchè senza J. la mia vita non ha più senso”. Cambiate il nome e potrebbe averla scritta il Romeo di Shakespeare.


Gentilissimo complesso,

sono la mamma di J., la ragazza morta a Sassari il 17 Agosto affetta da leucemia, e nella stessa sera E. si buttò dal ponte per amore di mia figlia.

Molti ragazzi dei boy-scout mi dicono che voi avete scritto e musicato la canzone Preghiera dedicata ai nostri ragazzi, mi complimento con voi, è molto bella, è come mia figlia era. Ed E. ha veramente implorato il Signore, ciò che voi con le vostre parole e musica dite. Ve ne sono molto grata di quanto avete scritto e continuate a dire verso i nostri angeli, che sicuramente dall’alto per il breve cammino secondo quanto ha scritto sulla nostra esistenza terrena il buon Dio.
Vorrei da voi un conferma, cercate di capire due mamme.
Vorrei dilungarmi tanto, dandovi tante benedizioni, ma credetemi la commozione mi ha vinta.
L’angelo di J. e di E. vi protegga per tutta la vita.
Vi abbraccio tutti con tanto tanto amore come se voi foste i mei ragazzi.

M.


Giuseppe per le tragedie d’amore.

#248

 

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