Scuola, il vuoto senza un mondo intorno

Scuola - Bambino che copia

Né ribelli né disperati. Solo opachi. E gonfi di alcol e coca già da adolescenti. (Nicola Baldoni – Lettera 43)

Scuola - Lavagna

Professore - alunno - tecnologiaDovevo insegnare per 15 giorni. Poi mi son ritrovato a occuparmi per sette mesi di 200 ragazzini. La scuola, ora, riapre. Loro incontreranno per la prima volta Giotto, Leopardi, Hegel. Per molti di loro quell’incontro con arte e bellezza sarà l’ultimo. Per l’Istat uno studente su cinque non finisce le superiori. In Europa, meglio di noi, va anche la Grecia con un piede fuori dall’euro. Ma chi sono? Immaginavo che col web avrei trovato studenti disordinati, ma pieni di interessi. No. È una generazione chiusa su di sé, spaventata, senza un mondo intorno. Nei temi della maturità abbiamo trovato una sola citazione, ed era de Il Venerdì. Non un poeta; non una canzone. Se toccano pagine per loro importanti, non le condividono. Impossibile trasmettere loro l’idea del «bello» Faticano a reggere i pensieri che superano i tre passaggi. Hanno il ritmo mentale di un video di YouTube, tre minuti. Hanno bisogno d’una risposta, dentro una domanda non sanno stare, li spaventa (la frase: «Tranne le lodevoli eccezioni» va aggiunta di prammatica). Se il testo che leggono li supera è un problema del testo, non loro. Non chiedono aiuto, lo rifiutano. La vera fatica non è spiegare loro un autore complicato, ma convincerli che ci sia qualcosa di bello nella poesia, nella filosofia, nell’arte. Perché di cose belle, loro, ne vedono poche. In una classe quinta – una delle migliori – nessuno aveva sentito nominare Roma città aperta.

UNA QUOTIDIANA LOTTA CONTRO L’APATIA. Insegnare è una lotta. Si lavora contro noia, ignoranza, indifferenza che lavora ai fianchi i ragazzi. Combatti per strapparli, uno per uno, a quella roba che ha un nome brutto, ma è quella, cioè l’apatia. Non ti contestano mai. Contestano un voto, ma mai ti chiedono insegnami altro.

DIO: IL SOLO A STARE ALLA PARI COL LORO EGO. L’unico argomento che li cattura è Dio. Non perché tornino al sacro, ma perché Dio è l’unica roba che sta alla pari col loro ego. Il problema loro non è la fede, ma «esiste o non esiste». Preferiscono la seconda perché poter dire a 16 anni che Dio non c’è li fa sentire fichi. La parola «politica» li terrorizza. Gli ricorda auto blu e Montecitorio, non impegno o diritti. Bevono moltissimo, la marijuana è su magliette, diari, graffiti alle pareti. Ma non con l’idea di trasgredire un ordine, bevono. Come se non ci fosse altro. Le assemblee vanno deserte. Del cartongesso separa il bagno dei professori della mia scuola da quello dei ragazzi; le chiacchiere sulla coca si sprecano. Due miei alunni sono stati in clinica per disintossicarsi dall’alcool a 16 anni. E mi piacevano un sacco. Lo spirito di contestazione si traduce in simpatie naziste Poi ci sono quelli tormentati. Mica lo sanno che quel tormento è ciò che li porterà via dalla miseria. Mica lo sanno che quella è la grazia che può renderli meno chiusi, più vivi, curiosi. Hanno i capelli decolorati (capaci d’arrivare agli esami vestite come la prostituta ne L’assenzio di Degas perché portano I paradisi artificiali, qualcosa per me al limite del genio) le braccia tagliuzzate, i sorci tatuati sulle spalle («È un pipistrello, professo’»; «È un sorcio, è un sorcio») oppure ragazzi a cui piacciono ragazzi o magari con simpatie neonazi perché non hanno visto altro capace di contestare un mondo che non va.

NÉ CARTESIO NÉ CEZANNE. SOLO INFINITA TRISTEZZA. Che gli passi? Cartesio? Ad alcuni sì. Per alcuni la disciplina funziona. Ci sono continenti oltre la loro stanza e sembrano non saperlo. Che imparino dunque una fatica che poi premia coi miracoli che si vedono da quelle cime. Ad altri che non toccheranno mai più né Montale né Cezanne, passi – no: speri di passare – uno sguardo. Uno sguardo che tu hai solo perché in quel momento gli stai davanti e quindi li ami. Quindi, non so perché, ma quindi. Perché son tristi, sono stramente tristi. Per i tormentati della mia generazione avrei parlato di «disperati». Per quelli della loro, di «opachi».

SOLI AL CENTRO DI UN MISERABILE UNIVERSO. Hanno 16, 18 anni e si sentono – come non potrebbero? – il centro del mondo. Ma di un mondo poverissimo. Stanno stretti tra la percezione che tutto ruoti intorno a loro e quel tutto non vale niente. E la tivù racconta di fabbriche dismesse, concussione, corruzione. Come si può crescere in una realtà così? La quota di dovere, quell’«è giusto che io faccia» che ogni generazione lascia alla successiva, ecco, quella da loro ereditata è pari a zero. «Non mandare a monte tutto questo» Cos’è quello sguardo che gli devi? «Questo è importante», qualcosa che ripeta «Questo è importante» e preghi che l’estendano da Napoleone alle amicizie, agli amori loro. Perché? Questa è la cosa difficile. Non lo sai. Perché? Eppure succede che per te diventi fondamentale stargli davanti.

SOGNI VAGHI E QUASI PROSSIMI AL NULLA. «Non mandare a monte questa roba»: in qualche maniera cerchi di farlo sentire in ogni frase che ripeti, perché s’accorgano di questo mondo che li apre allo spavento e non al desiderio. Paiono volere pochissimo. I temi sono pieni di io sogno, ma senza che si comprenda se sognino di far la ballerina, aprire un bar, tirare su grattacieli. Sognano, e pare più che altro che intendano luci colorate, strass, paillette. Sogni, vaghissimo, prossimo al nulla.

CRIMINALI MIEI AMATISSIMI. I ragazzi. Questi criminali (Valeria, Ivan, Leo, Roxana, Erika, Elena, Carlinga, tutti gli altri) ora mi mancheranno tantissimo. E già non nominarli tutti mi fa sentire in colpa. Studiate, vi prego. Oltre la vostra stanza c’è un mondo, ma solo – solo – se voi gli date maniera d’accadere. La scuola è questa nostalgia, quest’impegno qui. Vi abbraccio.

Fonte: Lettera 43

Giuseppe per una una società più “accogliente”

#749

 

Scrivere un curriculum vitae

Scrivere un curriculum vitae modello

Scrivere un curriculum vitae modello: come fare?

25 consigli per compilare il proprio CV

 Scrivere un curriculum vitae modello

scrivere un curriculum vitae modello

Come scrivere un curriculum vitae modello? Cioè: come scrivere un curriculum capace di valorizzare al massimo la tua immagine e le tue competenze ed esperienze professionali?

Innanzitutto, un curriculum è composto da due documenti: la lettera di presentazione e il curriculum vitae vero e proprio.

Dal 2002, esiste uno standard europeo del cv, che però non ha avuto molto successo, perché risulta complicato da compilare e lungo da leggere. Perciò, non farò riferimento a questo tipo di documento. Scarica qui il modello

Ecco i miei 25 consigli su come scrivere un curriculum vitae modello.

1. Conosci te stesso

Per proporti al meglio alle aziende devi avere le idee chiare su te stesso. Cioè: devi sapere bene chi sei e quello che vuoi. Qual è la cosa che sai fare meglio? In quale settore pensi di poter esprimere le tue potenzialità al 100%? Quali sono i tuoi obiettivi di carriera? Quanto tempo vuoi dedicare al lavoro rispetto agli impegni della tua vita privata? A queste domande, che sono fondamentali, puoi rispondere solo tu.

È impossibile scrivere un curriculum vitae modello se non conosci te stesso e, di conseguenza, i tuoi obiettivi lavorativi. Perciò, devi individuare i tuoi punti di forza, le tue caratteristiche personali e i tuoi interessi. Fatto ciò, chiediti: che lavoro mi piacerebbe fare?

Ne consegue che non devi inviare candidature a qualsiasi azienda, ma scegliere un settore specifico, per il quale hai un interesse genuino e una reale preparazione.

2. Scrivi per chi ti leggerà

scrivere un curriculum vitae modelloÈ importante scrivere un curriculum vitaepersonalizzato per ogni azienda a cui ti proponi. È infatti sbagliato compilare un curriculum e inviarlo a centinai di aziende. Così è sparare nel mucchio.

Raccogli il maggior numero di informazioni su ogni singola azienda. Per esempio: guarda il sito web aziendale di ciascuna: come comunica la singola impresa, con quale stile? Se riesci, cerca di scoprire il nome della persona che leggerà il tuo curriculum. Tutte queste azioni ti permetteranno di personalizzare la tua comunicazione a seconda dello specifico destinatario. Si tratta di un modo molto efficace per scrivere un curriculum modello adeguato a ciascuna realtà aziendale.

3. Rispondi a un’inserzione o è un’autocandidatura?

Di solito, si procede a scrivere un curriculum vitae in due occasioni. La prima: in risposta a un’inserzione di ricerca di personale. La seconda: quando si propone la propria autocandidatura, magari dopo aver avuto notizia che l’azienda sta assumendo.

Nel primo caso, si deve citare la fonte con precisione: quasi sempre, c’è un codice da indicare nella lettera di presentazione o addirittura sulla busta. Lo stile di comunicazione dell’annuncio ci dovrà guidare nella redazione del curriculum.

Nel secondo caso, le fonti possono essere molte: un articolo di giornale, una trasmissione televisiva, il sito web dell’azienda ecc. Questa situazione ti dà dei vantaggi: hai più possibilità di scovare informazioni sull’azienda e su chi leggerà il tuo curriculum. Quindi, hai più probabilità di scrivere un curriculum vitae modello.

4. Scegli su quale carta scrivere il curriculum

Il foglio di carta su cui scrivere un curriculum vitae dev’essere in formato A4 e completamente bianco – quindi niente colori né disegni. La carta del foglio dev’essere di buona qualità e la stampa nitida. Il curriculum vitae non dev’essere mai una fotocopia.

Il curriculum va scritto a mano solo se è esplicitamente richiesto dall’azienda. In effetti, alcune imprese usano dei test grafologici per selezionare il personale.

5. Scrivi una lettera di presentazione efficace

Un curriculum vitae va sempre accompagnato da una lettera di presentazione. Anzi: prima del curriculum, fa in modo che il selezionatore veda la tua lettera di presentazione.

Parlerò della lettera di presentazione in un prossimo post. Qui, mi limito a dire che essa deve velocemente spiegare tutto del candidato: chi è, che cosa fa, che cosa ha studiato, che cosa vuole fare e, soprattutto, perché si propone a quell’azienda. Non sottovalutare la lettera di presentazione: scrivere un curriculum vitae modello può non bastare se la lettera di presentazione è banale.

6. Usa la prima persona singolare

Nello scrivere un curriculum vitae è meglio usare la prima persona singolare. In effetti, parlare in terza persona dà l’impressione di scansare le responsabilità. Invece, chi parla in prima persona dà la sensazione di essere protagonista di quello che fa.

7. Sii onesto

Dare enfasi alle proprie capacità è giusto. Dopotutto, stai sottolineando quelle che sono le tue qualità. Ma non esagerare. E soprattutto: non dire bugie. Differenziarsi dagli altri è giusto, barare no. Perciò, non scrivere cose che non sei poi in grado di sostenere al colloquio.

8. Sii concreto

Scrivere un curriculum vitae efficace significa soprattutto parlare di fatti, di risultati, di numeri. Hai ottenuto una promozione? Scrivilo. Hai fatto risparmiare il 20% alla tua azienda con una tua decisione? Scrivilo. Hai acquisito dieci nuovi clienti in un mese? Scrivilo. I fatti, i risultati e i numeri sono il miglior alleato per scrivere un curriculum vitae modello.

9. Sii breve

Essere concisi è indispensabile, anche perché si viene giudicati pure da quello! Molte aziende ricevono decine e decine di curriculum al giorno. Si può perciò immaginare che i loro selezionatori dedichino a ogni curriculum solo pochi secondi d’attenzione. Ecco allora che essere sintetici e saper isolare le informazioni più importanti diventa un obbligo per chi vuole scrivere un curriculum vitae modello.

In questo senso, si possono dare alcuni consigli pratici: il tuo curriculum non deve mai superare ledue pagine. Non usare il trucco di ridurre il corpo del carattere per poter scrivere di più: raggiungerai l’effetto opposto. Primo: perché il selezionatore farà più fatica a leggere il tuo cv. Secondo: perché non conta quanto scrivi, ma quello che scrivi.

Perciò, nello scrivere un curriculum vitae va’ subito al sodo e sii conciso.

10. Usa uno stile semplice e chiaro

Usare uno stile semplice e chiaro è utile per due motivi. Innanzitutto, perché scrivere un curriculum in questo modo dimostra al selezionatore che sei una persona che sa esprimersi con chiarezza. Poi, perché la semplicità ti evita di scrivere curricula troppo lunghi che, come visto in precedenza, sono controproducenti.

In sostanza: usa un vocabolario semplice, non tecnico. Allo stesso tempo, evita le parole colloquiali e le espressioni gergali o dialettali.

11. Niente errori di ortografia, grammatica, sintassi

Qui c’è davvero poco da commentare. Siccome sei giudicato anche per le tue capacità di esprimerti, evita di usare un italiano sciatto. Se vuoi scrivere un curriculum vitae modello, il tuo italiano dev’essere perfetto.

12. Usa il font giusto

Il font Times New Roman va benissimo per scrivere un curriculum su carta. Non variare il font in alcun punto: sceltone uno, devi scrivere con quello tutto il curriculum vitae.

Il corpo del carattere non dev’essere inferiore a undici, altrimenti rischi di scrivere troppo piccolo. Il colore del carattere? Il nero.

13. Cura la sezione dei dati anagrafici

Per scrivere un curriculum vitae efficace, devi prevedere una sezione “dati anagrafici”. In essa, devi scrivere:

- nome e cognome
- data e luogo di nascita
- nazionalità
- domicilio
- telefono fisso o telefono cellulare.
- e-mail personale
- posizione militare
- patenti automobilistiche

Se decidi di indicare anche un numero di telefono lavorativo, specifica che si tratta del numero del lavoro, affinché il selezionatore possa essere discreto. L’e-mail deve essere quella personale e non quella lavorativa. E fa’ attenzione che sia un indirizzo e-mail che ti qualifichi come una persona professionale.

Per quanto concerne la posizione militare: oggi, non è più fondamentale inserirla, poiché il servizio di leva non è più obbligatorio. Parlane solo se hai avuto un’esperienza particolarmente brillante o qualificante.

Anche l’indicazione delle patenti automobilistiche è facoltativa. Inseriscile solo se indispensabili per il lavoro per cui ti candidi.

Una cosa importante per scrivere un curriculum vitae modello: alcuni dati di questa sezione vanno riportati in alto a sinistra su ogni pagina, anche sulla lettera di presentazione. Questi dati sono: nome, cognome, domicilio, numero di telefono e indirizzo e-mail. Aiuteranno il selezionatore a contattarti velocemente.

14. Cura la sezione “Istruzione e formazione”

scrivere un curriculum vitae modello Per sorridere un po’… ma solo un po’!

In questa sezione devi indicare i tuoi titoli scolastici, scuola dell’obbligo esclusa. Parti dal più recente. Indica prima l’anno, poi il tipo di titolo conseguito, l’eventuale votazione – ma solo se è brillante – e il nome dell’istituto che ha rilasciato il titolo. Un esempio:

2012 – Laurea in Lettere moderne, 110/100 – Università degli Studi di Milano

Indica anche il titolo e gli argomenti della tesi, se ritieni che siano pertinenti con la professionalità richiesta dall’azienda a cui decidi di scrivere il curriculum vitae.

In questa sezione puoi anche riportare i corsi di formazione, di specializzazione o di perfezionamento, gli eventuali master, le borse di studio e gli stage professionali.

15. Cura la sezione “Esperienze professionali”

È una sezione fondamentale per scrivere un curriculum efficace e va perciò curata nei dettagli. Per ogni lavoro passato, inserisci il nome dell’azienda, il periodo di collaborazione, una breve descrizione delle mansioni svolte e, se vuoi, il tipo di rapporto di lavoro che avevi – stage, contratto a progetto, contratto a tempo indeterminato ecc.

Se sei alla ricerca del primo impiego che puoi scrivere in questa sezione? Indica le attività extra lavorative che hai svolto in passato e che ti possono qualificare come una persona attiva. Per esempio, indica gli eventuali lavori estivi, le attività nel volontariato, i blog creati ecc.

16. Cura la sezione “Lingue straniere”

Scrivere un curriculum vitae significa anche indicare le lingue che conosci, specificando quanto le conosci. Se vuoi, per ciascuna lingua, puoi specificare le tue abilità scritte, orali e di comprensione. Elenca eventuali viaggi di studio o diplomi di corsi seguiti in Italia o all’estero.

17. Cura la sezione “Conoscenze informatiche”

Elenca in modo dettagliato le capacità di uso dei software e dei linguaggi di programmazione che conosci. Inoltre, specifica il livello di conoscenza dei sistemi operativi e dei seguenti programmi del pacchetto Office: Word, Excel, Access, PowerPoint.

18. Indica i tuoi “Interessi”

Si tratta di indicare i tuoi hobby. Non è una sezione obbligatoria, ma facoltativa.

Presta attenzione a questa sezione del curriculum vitae soprattutto se le tue esperienze lavorative sono scarse. È utile per scrivere un curriculum personalizzato per la singola azienda. In questo senso, seleziona i tuoi hobby facendo attenzione a quelli che ben si sposano con le caratteristiche dell’azienda a cui stai scrivendo.

19. Indica i tuoi “Progetti per il futuro”

Ecco un’altra sezione facoltativa. Per meglio dire: le informazioni contenute qui possono essere inserite nella lettera di accompagnamento.

In questa sezione indica quali sono i tuoi obiettivi professionali. Sta’ attento a non esagerare: tieni i piedi per terra. Personalizza la sezione a seconda dell’azienda che riceverà il tuo curriculum vitae.

20. Cura l’impaginazione del curriculum vitae

Scrivere un curriculum vitae modello ti può senz’altro dare un vantaggio rispetto agli altri candidati. Però, oltre ai contenuti del tuo curriculum, cura anche la loro impaginazione.

In questo senso, il tuo obiettivo dev’essere scrivere un curriculum facile da consultare. Cioè: chi legge deve poter scorrere rapidamente il cv alla ricerca delle informazioni più importanti.

Tranne quando usi il cv nel formato europeo, non esiste un layout grafico preciso per un curriculum vitae: è una questione di gusti personali. La raccomandazione è però quella di scrivere un curriculum semplice e chiaro, che agevoli la lettura e che faccia risaltare le informazioni che contano.

21. Inserisci la liberatoria sulla privacy

La dichiarazione liberatoria sulla privacy è obbligatoria. Molto spesso, scrivere un curriculum vitae senza liberatoria equivale a farti cestinare, perché l’azienda non può trattare i tuoi dati personali.

La frase da inserire è questa: “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003”.

22. Firma il curriculum vitae

Se alleghi una lettera di presentazione – cosa caldamente consigliata –, la firma puoi metterla direttamente alla fine della lettera. E deve essere autografa.

23. Non allegare una fotografia

Non è obbligatorio allegare una fotografia al tuo curriculum vitae. A meno che debba scrivere un curriculum in risposta a un’inserzione che la richiede. In questo caso, la fotografia dev’essere in formato tessera e puoi graffettarla direttamente sul cv.

24. Non parlare dei tuoi obiettivi economici

Nello scrivere il curriculum vitae – ma vale anche per la lettera di presentazione – non fare cenno ai tuoi obiettivi economici. Saranno oggetto di discussione nell’eventuale colloquio.

25. Come scrivere un curriculum vitae da inviare via e-mail?

scrivere un curriculum vitae modello

Se devi scrivere un curriculum vitae che poi sarà inviato via e-mail, dovrai inserire il cv come allegato. Considera invece l’e-mail come la tua lettera di presentazione.

Non inviare il tuo curriculum in formato Word (.doc). Non hai infatti la certezza che potrà essere letto dal selezionatore, che potrebbe usare una versione di Word più vecchia della tua. Dunque, come fare? Allega il tuo cv in formato Rich text format (.rtf) oppure in formato PDF.

Attento al nome che dai al file! Un nome come “cv-Rossi” non va bene. Scegli piuttosto: “Rossi-Mario-curriculum-vitae”.

Tratto da: Comunicare sul web

Giuseppe per il blog al servizio dell’occupazione

#725

 

Chi ha rubato il mio futuro?

Lavoro news

Storia di ordinaria precarietà

di Valentina Romeo, Biella.

Lavoro Work

Lavoro e precarietàBuongiorno a tutti. Sono una ragazza di 29 anni che vive in provincia di Biella. Sono sposata dallo scorso agosto, felicemente sposata. E sono una precaria. In questo momento sono disoccupata.

Da dieci anni cerco, quando possibile, di lavorare con i bambini (sono un’educatrice d’asilo nido), ma non ho detto no quando mi sono stati offerti lavori che non erano il mio, lavori più “umili”, che di certo non hanno giovato alla mia realizzazione e soddisfazione personale e professionale (che pretese!). Ma, sapete com’è, oggi bisogna ringraziare anche solo se lo si trova, un lavoro. Ci provo, a lavorare con i miei amati bimbi, a fare l’unica cosa che davvero mi sembra di saper fare bene. Ma ormai, di concorsi pubblici nemmeno l’ombra, perchè spesso i comuni non vogliono farsi carico nemmeno delle sostituzioni di malattia; perchè i tagli all’istruzione, come alla sanità, sono assurdi (invece di investire sulla fascia 0-3 anni, che è quella più importante per lo sviluppo fisico e psichico di un essere umano, non c’è che totale disinteresse) e perchè le mie colleghe educatrici di ruolo dovranno andare a lavorare fino ad età inaccettabili. Avere a che fare con bambini di un anno (spesso anche meno), accudirli e curane ogni aspetto evolutivo, alla veneranda età di.. a quanto siamo arrivati adesso..? Ah, sì. 67 anni! Che meraviglia, tante belle nonnine imbottite di antidolorifici e infiltrazioni per i malanni causati da questo lavoro! Senza parlare delle condizioni psicologiche, dato che ormai ci stanno portando ad un rapporto numerico educatore-bambino inammissibile e a condizioni lavorative tremende, basta leggersi a tal proposito le varie meravigliose proposte di legge regionali sugli Asili Nido.

E chissà… chi avrà mai permesso tutto questo…?

Storia di ordinaria precarietàOggi guardo gli annunci di lavoro del Centro per l’Impiego della mia provincia: due annunci. Due. In tutta la provincia. Ieri erano, pensate, cinque! Di cui un posto come APPRENDISTA e due come TIROCINANTE. Ovviamente requisiti richiesti la laurea, la lingua straniera (fluente, mi raccomando), le ottime conoscenze informatiche (quelle due o tre cosette, insomma..). Tutto questo, in cambio di un compenso mensile di 350 euro (ah, addirittura. Allora grazie.) o di un “rimborso spese” (ma probabilmente solo se piove) che deduco non sia granchè più generoso. Allora ti rechi nei centri commerciali, che lì qualche annuncio appeso magari lo trovi e lasci il tuo ben curato curriculum in tutti i negozi in cui ricercano personale (con esperienza mi raccomando, perchè non sia mai che ti debba stare dietro un paio di ore per farti capire come funziona un registratore di cassa). Ovviamente non riceverai mai risposta, non arriverai nemmeno a essere chiamata per un colloquio, almeno per vedere che faccia hai. Ma perchè?! Ah già, perchè ho 29 anni, potrei essere sposata, potrei addirittura desiderare dei figli (Eresia! Alto tradimento allo Stato!), non vorrai mica che si prendano questo rischio! E soprattutto, perchè c’è la pericolosissima possibilità (visto che un po’ hai studiato e hai già lavorato in ambiti diversi, dimostrando sempre e comunque professionalità, serietà e ottimi risultati) che tua sia troppo furba. Già, troppo furba per poter essere manipolata e per poter accettare tutte le loro assurde e inconcepibili condizioni (orari esagerati con contratti da miseria, vedi sopra). Troppo furba o forse semplicemente con ancora un minimo di dignità. No, loro non ti vogliono con esperienza, con laurea o diploma, come credevi e con cui giustificavi i continui rifiuti. Loro ti vogliono STUPIDA.

E chissà… chissà chi ha permesso tutto questo. Lavoro e precarietà

Mio marito ha la mia età, fa il musicista (avete presente: “Che lavoro fai?”, “Il musicista”, “Sì, ok. Ma di LAVORO?”. Ecco, quello.). Sì, fa proprio il musicista e tenta di viverci. Ovviamente non riesce, perchè è una categoria che in Italia non viene minimamente presa in considerazione, né riconosciuta, né sovvenzionata. Chi se ne frega se ti fai il mazzo tutto il giorno, investendo tempo e denaro per studiare dalle 6 di mattina fino a sera, andando poi a suonare chissà dove per due soldi e arrivando a casa a tarda notte, magari dopo esserti fatto chilometri e chilometri. E ti lamenti pure, prova ad andare a lavorare in fabbrica, allora! E sì, lo fa. Perchè si aiuta, ci aiuta, anche lavorando part-time nella piccola ripettinatura di suo padre. Che, guarda un po’, si trova sotto cassa integrazione da almeno un paio di mesi (ma sono anni che il lavoro scarseggia e si tira avanti come si può). E chissà, continuo a chiedermi chi sarà mai che permette tutto questo.. Ecco chi sono. Sono gli stessi “capi” che ora ci tartassano con le loro richieste di sacrificio disumane, che però ti ritrovi solo tu, poveraccio, a farle. Perchè i diritti e privilegi della casta invece non si toccano. Sono gli stessi che ogni santo giorno escono sulle prime pagine dei giornali con una nuova inchiesta a carico, con nuove accuse agghiaccianti e nuovi creativissimi metodi (dovrebbero farci un manuale) su come fregare i soldi a NOI. A noi che invece ce li guadagnamo onestamente e con fatica, che siamo felici e orgogliosi della nostra casina in affitto arredata da Ikea e che ci siamo commossi nel togliere il nastro adesivo dopo averla tinteggiata tutta da soli, nei week end e dopo il lavoro (quando c’era). E poi ci chiedono i sacrifici. Io posso solo ringraziare di avere ancora i miei cari, adorati genitori, che, come possono (non sono certo gente ricca), ci aiutano e ci sostengono nelle nostre scelte. Sempre. Che ci hanno permesso (cosa che dovrebbe fare il nostro Stato) almeno di tentare di crearcelo, un futuro; che ci fanno credere che ancora possiamo fare programmi sulla nostra vita. La NOSTRA vita, quella di cui noi e noi soli dovremmo essere i proprietari e deciderne le sorti, quella che stanno tentando di rovinarci, con la scusa fasulla di migliorarla. Ed ora io mi chiedo: i miei genitori possono ancora (per quanto?) farlo, ma io, cosa potrò dare ai miei figli? Il nostro futuro, dov’è?

Grazie per la Vostra attenzione, da parte mia e della mia povera generazione.


Giuseppe per la dignità di un lavoro

#672

 

Alessandro D’Avenia – Cose che nessuno sa

Alessandro D'avenia - Cose che nessuno sa

Alessandro D’Avenia – Cose Che Nessuno Sa


 

Descrizione

Alessandro D'avenia - Cose che nessuno saMargherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l’inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica per l’attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l’irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell’”Odissea”: così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino. - http://www.ibs.it/

Giuseppe per le letture adolescenziali

598

Generazione Internet

Generazione Internet

Generazione Internet

 

Generazione Internet


“Mammina dice che c’ho i complessi!”. “Complessi? Tu hai un’orchestra intera in testa!!! (Massimo Troisi in “Ricomincio da tre”) in collaborazione con Troisi.


Giuseppe per …….. salvati!!!!!

#476

La Solitudine dei Numeri Primi – Trailer film

La Solitudine dei Numeri Primi - Trailer film

La Solitudine dei Numeri Primi – Trailer film

 

 La Solitudine dei Numeri Primi - Trailer film

Locandina La solitudine dei numeri primi

Alice e Mattia. Coetanei a Torino. Bambini le cui coscienze sono attraversate da un trauma profondo che non li abbandonerà mai. Alice e Mattia. Si conoscono. Potrebbero amarsi. Si separano (lui accetta un incarico in Germania e lei si sposa). Potrebbero ritrovarsi se consentissero a se stessi ciò che si sono sempre in qualche modo vietati.

Saverio Costanzo alla sua terza prova si assume il non facile compito di rileggere un best seller quale è il romanzo omonimo di Paolo Giordano (con il quale scrive la sceneggiatura). Lo fa con grande coraggio a partire dal nuovo mutamento di stile. Nessuno dei tre film del regista è simile all’altro nello sguardo e nelle modalità di ripresa perché Costanzo adatta il proprio fare cinema (che resta coerente in quanto a scelta di tematiche di base) alla storia che racconta. Questo può spiazzare chi preferisce che un regista rimanga sempre fedele ad elementi linguistici che lo rendano facilmente identificabile e collocabile.

Costanzo destruttura la linearità narrativa del romanzo avvertendoci sin dall’inizio (grazie anche alla musica di Mike Patton e a una grafica di forte impatto) che ci troviamo dinanzi ad un horror. Perché l’orrore della sofferenza attraversa corpi ed anime dei due protagonisti. Alice, la cui lesione fisica verrà spiegata solo molto più avanti ma che da subito determina il suo rapporto con il mondo e Mattia, che ha un vulnus che lo tormenta nel profondo spingendolo all’autolesionismo. Due corpi che potrebbero fondersi ma che restano murati in una solitudine che si presenta come ineluttabile perché il senso di colpa e il sentirsi fuori posto (in una società sempre più spietata sin dalle età più giovani) finiscono con lo spingere a costruire muri in cui si possono aprire solo piccole brecce che sembrano sempre pronte a richiudersi. 

I flashback inseguono i flashforward perché il dolore non conosce percorsi canonici e gli eventi che hanno segnato una vita non chiedono il permesso per riemergere. Costanzo ricostruisce la sofferenza del vivere di Alice e Mattia quasi fosse il puzzle che quest’ultimo portò alla festa di compleanno di un compagno di classe che costituì l’atroce punto di non ritorno della sua vita. I pezzi di un puzzle si combinano per associazioni che ogni appassionato al gioco individua in modo diverso e finiscono con il determinare solo alla fine una struttura che origina dal caos di una miriade di pezzi. Così come le vite dei due protagonisti. Così come le vite di molti. Numeri primi divisibili solo per uno e per sé stessi in disperata e talvolta contraddittoria ricerca di una possibilità diversa.

Tratto da Mymovies


Qui la scheda del libro

La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano.


Giuseppe per il cinema

#256

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