Buon Compleanno Italia
150 anni dell’unità d’Italia.
London Philharmonic Orchestra, Luciano Pavarotti, Pier Francesco Poli, Piero de Palma, The John Alldis Choir, Tom Krause & Zubin Mehta - Turandot: Nessun dorma!
Italia mia di Francesco Petrarca Italia mia, benché ’l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sí spesse veggio, piacemi almen che’ miei sospir’ sian quali spera ‘l Tevero et l’Arno, e ‘l Po, dove doglioso et grave or seggio. Rettor del cielo, io cheggio che la pietà che Ti condusse in terra Ti volga al Tuo dilecto almo paese. Vedi, Segnor cortese, di che lievi cagion’ che crudel guerra e i cor’, che ‘ndura et serra Marte superbo et fero apri Tu, Padre, e ‘ntenerisci et snoda ivi fa’ che ‘l Tuo vero, qual io mi sia, per la mia lingua s’oda. Voi cui Fortuna à posto in mano il freno de le belle contrade, di che nulla pietà par che vi stringa, che fan qui tante pellegrine spade? perché ‘l verde terreno del barbarico sangue si depinga? Vano error vi lusinga: poco vedete, et parvi veder molto, ché ‘n cor venale amor cercate o fede. Qual piú gente possede, colui è piú da’ suoi nemici avolto. O diluvio raccolto di che deserti strani, per inondar i nostri dolci campi! Se da le proprie mani questo n’avene, or chi fia che ne scampi? Ben provide Natura al nostro stato, quando de l’Alpi schermo pose fra noi et la tedesca rabbia; ma ‘l desir cieco, e ‘ncontra ‘l suo ben fermo, s’è poi tanto ingegnato, ch’al corpo sano à procurato scabbia. Or dentro ad una gabbia fiere selvagge et mansuete gregge s’annidan sí, che sempre il miglior geme; et è questo del seme, per piú dolor, del popol senza legge, al qual, come si legge, Mario aperse sí ‘l fianco, che memoria de l’opra ancho non langue, quando assetato et stanco non piú bevve del fiume acqua che sangue. Cesare taccio che per ogni piaggia fece l’erbe sanguigne di lor vene, ove ‘l nostro ferro mise. Or par, non so per che stelle maligne, che ‘l cielo in odio n’aggia: vostra mercé, cui tanto si commise. Vostre voglie divise guastan del mondo la piú bella parte. Qual colpa, qual giudicio o qual destino fastidire il vicino povero, et le fortune afflicte et sparte perseguire, e ‘n disparte cercar gente et gradire, che sparga ‘l sangue et venda l’alma a prezzo? Io parlo per ver dire, non per odio d’altrui, né per disprezzo. Né v’accorgete anchor per tante prove del bavarico inganno ch’alzando il dito colla morte scherza? Peggio è lo strazio, al mio parer, che ‘l danno; ma ‘l vostro sangue piove piú largamente, ch’altr’ira vi sferza. Da la matina a terza di voi pensate, et vederete come tien caro altrui che tien sé così vile. Latin sangue gentile, sgombra da te queste dannose some; non far idolo un nome vano senza soggetto: ché ‘l furor de lassú, gente ritrosa, vincerne d’intellecto, peccato è nostro, et non natural cosa. Non è questo ‘l terren ch’i’ tocchai pria? Non è questo il mio nido ove nudrito fui sí dolcemente? Non è questa la patria in ch’io mi fido, madre benigna et pia, che copre l’un et l’altro mio parente? Perdio, questo la mente talor vi mova, et con pietà guardate le lagrime del popol doloroso, che sol da voi riposo dopo Dio spera; et pur che voi mostriate segno alcun di pietate, vertú contra furore prenderà l’arme, et fia ‘l combatter corto: ché l’antiquo valore ne l’italici cor’ non è anchor morto. Signor’, mirate come ‘l tempo vola, et sí come la vita fugge, et la morte n’è sovra le spalle. Voi siete or qui; pensate a la partita: ché l’alma ignuda et sola conven ch’arrive a quel dubbioso calle. Al passar questa valle piacciavi porre giù l’odio et lo sdegno, vènti contrari a la vita serena; et quel che ‘n altrui pena tempo si spende, in qualche acto piú degno o di mano o d’ingegno, in qualche bella lode in qualche honesto studio si converta: così qua giù si gode, et la strada del ciel si trova aperta. Canzone, io t’ammonisco che tua ragion cortesemente dica, perché fra gente altera ir ti convene, et le voglie son piene già de l’usanza pessima et antica, del ver sempre nemica. Proverai tua ventura fra’ magnanimi pochi a chi ‘l ben piace. Di’ lor: – Chi m’assicura? I’ vo gridando: Pace, pace, pace. Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) O patria mia, vedo le mura e gli archi All’Italia di Giacomo Leopardi E le colonne e i simulacri e l’erme Torri degli avi nostri, Ma la gloria non vedo, Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi I nostri padri antichi. Or fatta inerme, Nuda la fronte e nudo il petto mostri. Oimè quante ferite, Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio, Formosissima donna! Io chiedo al cielo E al mondo: dite dite; Chi la ridusse a tale? E questo è peggio, Che di catene ha carche ambe le braccia; Sì che sparte le chiome e senza velo Siede in terra negletta e sconsolata, Nascondendo la faccia Tra le ginocchia, e piange. Piangi, che ben hai donde, Italia mia, Le genti a vincer nata E nella fausta sorte e nella ria. Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive, Mai non potrebbe il pianto Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno; Che fosti donna, or sei povera ancella. Chi di te parla o scrive, Che, rimembrando il tuo passato vanto, Non dica: già fu grande, or non è quella? Perché, perché? dov’è la forza antica, Dove l’armi e il valore e la costanza? Chi ti discinse il brando? Chi ti tradì? qual arte o qual fatica O qual tanta possanza Valse a spogliarti il manto e l’auree bende? Come cadesti o quando Da tanta altezza in così basso loco? Nessun pugna per te? non ti difende Nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: io solo Combatterò, procomberò sol io. Dammi, o ciel, che sia foco Agl’italici petti il sangue mio. Dove sono i tuoi figli? Odo suon d’armi E di carri e di voci e di timballi: In estranie contrade Pugnano i tuoi figliuoli. Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi, Un fluttuar di fanti e di cavalli, E fumo e polve, e luccicar di spade Come tra nebbia lampi. Né ti conforti? e i tremebondi lumi Piegar non soffri al dubitoso evento? A che pugna in quei campi L’itala gioventude? O numi, o numi: Pugnan per altra terra itali acciari. Oh misero colui che in guerra è spento, Non per li patrii lidi e per la pia Consorte e i figli cari, Ma da nemici altrui Per altra gente, e non può dir morendo: Alma terra natia, La vita che mi desti ecco ti rendo. Oh venturose e care e benedette L’antiche età, che a morte Per la patria correan le genti a squadre; E voi sempre onorate e gloriose, O tessaliche strette, Dove la Persia e il fato assai men forte Fu di poch’alme franche e generose! Io credo che le piante e i sassi e l’onda E le montagne vostre al passeggere Con indistinta voce Narrin siccome tutta quella sponda Coprìr le invitte schiere De’ corpi ch’alla Grecia eran devoti. Allor, vile e feroce, Serse per l’Ellesponto si fuggia, Fatto ludibrio agli ultimi nepoti; E sul colle d’Antela, ove morendo Si sottrasse da morte il santo stuolo, Simonide salia, Guardando l’etra e la marina e il suolo. E di lacrime sparso ambe le guance, E il petto ansante, e vacillante il piede, Toglieasi in man la lira: Beatissimi voi, Ch’offriste il petto alle nemiche lance Per amor di costei ch’al Sol vi diede; Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira. Nell’armi e ne’ perigli Qual tanto amor le giovanette menti, Qual nell’acerbo fato amor vi trasse? Come sì lieta, o figli, L’ora estrema vi parve, onde ridenti Correste al passo lacrimoso e duro? Parea ch’a danza e non a morte andasse Ciascun de’ vostri, o a splendido convito: Ma v’attendea lo scuro Tartaro, e l’onda morta; Né le spose vi foro o i figli accanto Quando su l’aspro lito Senza baci moriste e senza pianto. Ma non senza de’ Persi orrida pena Ed immortale angoscia. Come lion di tori entro una mandra Or salta a quello in tergo e sì gli scava Con le zanne la schiena, Or questo fianco addenta or quella coscia Tal fra le Perse torme infuriava L’ira de’ greci petti e la virtute. Ve’ cavalli supini e cavalieri; Vedi intralciare ai vinti La fuga i carri e le tende cadute E correr fra’ primieri Pallido e scapigliato esso tiranno; Ve’ come infusi e tinti Del barbarico sangue i greci eroi, Cagione ai Persi d’infinito affanno, A poco a poco vinti dalle piaghe, L’un sopra l’altro cade. Oh viva, oh viva: Beatissimi voi Mentre nel mondo si favelli o scriva. Prima divelte, in mar precipitando, Spente nell’imo strideran le stelle, Che la memoria e il vostro Amor trascorra o scemi. La vostra tomba è un’ara; e qua mostrando Verran le madri ai parvoli le belle Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro, O benedetti, al suolo, E bacio questi sassi e queste zolle, Che fien lodate e chiare eternamente Dall’uno all’altro polo. Deh foss’io pur con voi qui sotto, e molle Fosse del sangue mio quest’alma terra. Che se il fato è diverso, e non consente Ch’io per la Grecia i moribondi lumi Chiuda prostrato in guerra, Così la vereconda Fama del vostro vate appo i futuri Possa, volendo i numi, Tanto durar quanto la vostra duri.
Giuseppe per l’unità d’Italia |
#315 |
I Cartoni animati portano alla droga
I Cartoni animati portano alla droga
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Con questo articolo intendo sensibilizzare tutte quelle persone che, volenti o nolenti, devono assumersi la responsabilità di educatori : genitori, insegnanti, preti, ecc… Non lasciate che i vostri pargoli assistano inermi a bombardamenti televisivi atti a spingerli verso l’uso di sostanze stupefacenti ! Liberateli da questa schiavitù prima ancora che ci siano caduti dentro ! Ebbene sì, se pensavate che i Puffi (blu come solo certe occhiaie lo sono…) fossero portatori dell’innocenza, vi sbagliavate di grosso ! Ma per dimostrarvi che non sto vaneggiando, eccovi, nero su bianco, gli esempi più tangibili.
I PUFFI E LE LORO SOSPETTE POZIONI.
Vi siete mai chiesti cosa fossero in realtà gl’intrugli ampollosi che Grande Puffo maneggia sempre con tanta gioia, rimettendo le cose a posto ? Secondo me non è possibile stabilire a priori la composizione di tali sostanze, ma, vista la loro predisposizione a calmare le acque, si deve trattare per forza di psicofarmaci e tranquillanti.
Il bambino che cresce con queste idee distorte in testa, penserà in futuro di poter risolvere tutti i suoi problemi tramite l’assunzione non di tisane naturali, bensì di intrugli sintetici da vendersi solo su prescrizione medica. Che dire poi di Gargamella, un vero e proprio tossicomane allucinato, che pensa persino che il suo gatto parli.
SAMPEI E LE SUE CANNE MAGICHE….
Ascoltando e riascoltando la sigla di questo cartone animato, si odono palesi le seguenti parole : ‘…amica tua, una CANNA FATTA di magia, il tuo amo è una calamita, impossibile cambiare strada…’. Devo aggiungere altro ? Secondo voi, la canna menzionata nei versi satanici di cui sopra può mai essere una comune canna da pesca ? E da quando in qua le canne da pesca portano magie di non si sa quale natura ? Per non parlare della sottile allusione alla calamita, e alla strada ‘impossibile da cambiare’…. Nuovo dubbio: e se ci fosse un errore di scrittura e fosse ‘una canna fatta di MARIA’?
MIMI’ E LE RAGAZZE DELLA PALLAVOLO
Anche la sigla di questo cartone contiene messaggi che inducono all’uso di droghe, sentite qua : ‘Ad ogni TIRO Mimì, SENZA RESPIRO Mimì…’.
Più di così….
ANNA DAI CAPELLI ROSSI.
Mi fanno notare che anche l’innocentissima anna dai capelli rossi aveva nella sigla un messaggio subliminare :’Anna dai capelli rossi ha, due grammi di felicità chiusi dentro all’anima e al mondo vuol sorridere’. Saranno gli effetti di questi due grammi? Non sono un po’ tantini?
SEMBRA TALCO MA NON E’….
…serve a darti l’allegria ! Se la mangi o la respiri ti dà subito allegria ! CorocoroPollon ! Ma, dico io, esisterà un’allusione più chiara e diretta ? Ovvio che non è borotalco ! E’ una polverina ‘magica’ bianca che gli assomiglia, si respira e si può ingerire. Cosa può mai essere ?
HEIDI.
Anche qui la sigla contiene allusioni chiarissime ! Come è possibile che Heidi veda i monti che le sorridono e le capre che le fanno ‘ciao’ senza aver prima assunto apposite e non determinate sostanze. Stavolta il messaggio parla degli effetti degli stupefacenti, invogliando chi lo riceve ad assumerli.
LA SPADA DI KING ARTHUR.
Il titolo del trafiletto, che ci crediate o meno, è esattamente lo stesso del cartone in questione. Ma vi rendete conto ? Qui si parla addirittura di ‘spade’ ! ! ! Ma stiamo scherzando ? I nostri bambini dovrebbero assistere a spettacoli così altamente diseducativi ? Non sia mai, piuttosto si convincerà Lancillotto a fare un’eccezione e battersi con re Artù…
Cristina D’AVENA canta ‘Siamo FATTI così’
‘Siamo PROPRIO FATTI così…’ Beh, se questo non è un inno all’assunzione di stupefacenti, ditemi voi cosa potrebbe esserlo. In sostanza, una mediocre presunta cantante è riuscita a rovinare un’intera generazione di giovani, sotto gli occhi distratti della censura di casa Mediaset.
Giuseppe contro ogni tipo di droga |
#314 |
Lettera al figlio
Caro figlio…..
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Qualche tempo fa tuo padre ha letto sul giornale che la maggior parte degli incidenti capitano entro un raggio di un chilometro dal luogo di abitazione.
Allora abbiamo deciso di traslocare un po’ più lontano. La nuova casa è meravigliosa. C’è una lavatrice, ma non sono sicura che funzioni.
Proprio ieri ci ho messo dentro il bucato, ho tirato l’acqua e poi il bucato è sparito completamente.
Il tempo qui non è troppo brutto. La settimana scorsa ha piovuto due volte: la prima volta per tre giorni e la seconda per quattro.
A proposito della giacca che mi avevi chiesto, tuo zio Piero mi ha detto che spedirtela coi bottoni sarebbe stato molto caro (per via del peso dei bottoni).
Allora li ho staccati. Se pensi di riattaccarli, te li ho messi tutti nella tasca interna.
Tuo fratello Gianni ha fatto una grossa sciocchezza con la macchina: è sceso e ha chiuso di scatto la portiera lasciando dentro le chiavi. Allora è dovuto rientrare a casa a prendere il secondo mazzo di chiavi, e così anche noi abbiamo potuto scendere dalla macchina.
Se vedi Margherita salutala da parte mia. Se non la vedi, non dirle niente.
La tua mamma che ti vuole tanto bene!
P.s.: volevo metterti anche un po’ di soldi, ma avevo già chiuso la busta.
– Anonimo – -
Giuseppe epistolare |
#313 |
San Valentino 2011
Buon San Valentino a tutti!14 febbraio 2011 |
(Inno all’Amore - Tratto dalla lettera ai Corinzi)
“Se parlassi le lingue degli uomini
e anche quelle degli angeli,
ma non avessi l’Amore,
sarei come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se anche avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri,
se possedessi tutta la scienza
e una fede così forte da trasportare le montagne,
ma non avessi l’Amore, non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutti i miei averi ai poveri
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l’Amore, non mi servirebbe a nulla.
L’Amore è paziente e generoso.
L’Amore non è invidioso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio.
L’Amore è rispettoso,
non cerca il proprio interesse,
non cede alla collera, dimentica i torti.
L’Amore non gode dell’ingiustizia, la verità è il suo fine e la sua gioia.
L’Amore tutto scusa, di tutti ha fiducia, tutto sopporta, mai perde la speranza.
L’Amore non avrà mai fine.
Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
La scienza è imperfetta, la profezia limitata,
ma verrà ciò che è perfetto ed esse scompariranno.
Tre sole cose dunque rimangono:
la fede, la speranza e l’Amore.
Ma più grande di tutte è l’Amore.”
Paolo di Tarso
Io ho curato le tue ferite
“Io ho curato le tue ferite. Ti ho lavato,
conosco il tuo odore, so quando hai la febbre.
Forse che per questo non ti amo?
Ogni giorno rassomigli di più al cadavere che un giorno diventerai
eppure ti amo sempre.
Quando morirai ti giacerò accanto
e con te rimarrò fino alla morte, senza cibo nè bevanda.
Ti putrefarai fra le mie braccia
ed io amerò ancora la tua carogna.
…perchè se non si ama tutto non si ama nulla.”
J.P. Sartre
AMORE E RAGIONE
«Non si può risolvere tutto attraverso l’amore. L’amore contiene i suoi parassiti intimi che lo accecano, la sua frenesia auto-distruttrice, i suoi scatenamenti devastanti. Per la più intensa delle passioni, compresa la passione d’amore, dobbiamo mantenere accesa la luce della ragione. Ma non esiste ragione pura, e la ragione deve essa stessa essere animata dalla passione. Nel momento più freddo della ragione ci occorre passione, cioè amore» (Edgar Morin)San Valentino! Ridiamo dignità a questa festa. Come? Non regaliamo cioccolatini, regaliamo un bacio sincero; non regaliamo gioielli, regaliamo affetto vero durante tutto l’anno e non solo in questo giorno; non regaliamo cene a lume di candela, regaliamo una luminosa sorpresa nel giorno più buio dell’anno; non regaliamo ipocrisia, regaliamo un po’ del nostro cuore non solo alle persone che amiamo ma anche a quelle più impegnative d’amare. Retorica? Non credo, solo presa di coscienza!
Giuseppe per l’amore |
#312 |
L’Italia è un paese per donne
Se Non Ora Quando?Domenica 13 febbraio – Giornata di Mobilitazione delle Donne |
Vicenza – Piazzale De Gasperi (davanti al PAM)
ore 14.00 Piazza Matteotti – ore 15.00La voce delle donne scende in piazza
“Per la dignità di tutte e tutti”
La manifestazione nazionale, nata in seguito alla vicenda Ruby che vede coinvolto il premier, è prevista per il 13 febbraio in 117 città d’Italia. Ha raggiunto oltre 50mila sottoscrizioni. A presentare l’iniziativa del comitato ‘Se non ora quando?’ anche il segretario Cgil Camusso, la parlamentare di Fli, Perina e la regista Comencini.
Giuseppe amico delle donne. |
#311 |
Insegnare…..
Essere docenti
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“Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco” (William B. Yeats)
Giuseppe disilluso |
#310 |
Siamo ancora un paese civile?
E non è la prima volta che accade……
Bimba senza mensa, sindaco: no a solidalirietà. Nel Veneziano, “le maestre non possono cedere buono pasto”
articolo completo sul Gazzettino di Venezia
Stamattina ho vomitato, pensavo fosse un sintomo dell’influenza stagionale, invece era semplicemente disgusto!
Giuseppe per la solidarietà |
#309 |
Ottavo anno
Anniversario Blog:Ottavo anno |
Cominciò tutto così……..
mercoledì, 05 febbraio 2003
Qui comincia l’avventura
postato da lagreca alle ore 21:32 | link | commenti (2)
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Grazie! Grazie per le belle persone che ho conosciuto, grazie per chi ha avuto la pazienza di leggermi, grazie a chi ha arricchito la mia mente con il proprio contributo, grazie a tutti.
Giuseppe per gli anniversari |
#308 |