Noi non siamo Charlie Hebdo
Noi non siamo Charlie… |
Troppa retorica! Troppo frastuono! Troppi pronti a correre in aiuto del vincitore! Io come al solito sono tormentato dai dubbi, senza avere nessuna certezza. Per fortuna in rete incontro qualcuno che la pensa come me. Ai posteri l’ardua sentenza!
Giuseppe per il coraggio… |
#869 |
O capitano! Mio capitano!
O capitano! Mio capitano! |
Il genio del professore “matto” del liceo Tron di Schio, nel vicentino. Quando l’ora di religione insegna che con la fede nell’Uomo si aprono le porte di ogni altra fede.
Invita alle sue lezioni tante persone che nella vita hanno compiuto scelte importanti: chi ha lasciato tutto ed è diventato missionario, chi dalla dipendenza dell’alcool ha cambiato vita e adesso aiuta gli altri. Prepara meticolosamente le lezioni con gli ospiti esterni dando ai ragazzi tanti motivi di riflessione e approfondimento. In classe, oltre agli ospiti, utilizza con sapienza tutte le tecnologie: video chiamate, collegamenti con internet, video proiettori, tutto per tenere sempre desta l’attenzione. “L’ora di religione del prof Ranzolin – spiega Nicola Dal Santo- la considero l’ora di attualità. Ci fa conoscere tante realtà dell’Italia e del Mondo, dal volontario al missionario, dalla Terra Santa al Terremoto dell’Emilia. Io, come diversi miei compagni facciamo volontariato, esperienze in case famiglie e altro, un seme che ha messo in noi Ranzolin. Dal primo anno di Liceo fino ad oggi (Nicola è al quinto anno, ndr) ci ha fatto conoscere tante iniziative sociali, insegnato i valori veri e ora quel seme sta dando i suoi frutti. Inoltre è per noi un punto di riferimento, ci lancia tanti spunti, e ci incoraggia a fare esperienze nel sociale”.
“Il prof Ranzolin trasmette serenità – sottolinea Giulio Pillan- la lezione l’affronta con il sorriso. Ci fa ampliare le conoscenze, affronta i temi più difficili facendoli capire ed è sempre di buon umore”.
“Non avrei mai pensato di fare volontariato se non avessi avuto lui come professore- illustra Luca Dal Santo- le sue lezioni ci fanno venire voglia di metterci in gioco, di aiutare gli altri. Ci dice sempre che facciamo tutto da soli, ma è lui che ci insegna ogni giorno come diventare persone vere. E’ un grande prof, riesce sempre a trasmetterci qualcosa di positivo”.
“Il prof è gioia, positività, allegria. Lui cerca di innescare positività nella gente- spiega Valeria Vallèri- anche in quelli che non la possiedono. Mi porta sempre come un esempio positivo (Valeria soffre di una malattia rara ma dona gioia di vivere) quando qualcuno degli studenti ha dei problemi, racconta di me, che non mi sono mai fermata ai miei problemi e m’impegno nel sociale. Le sue lezioni sono sempre molto interessanti, ci mostra le realtà della vita, temi che la scuola, la società non affronta. Lui ama stare con noi giovani e trasmette sempre cose positive”.
“E’ un uomo che può cambiare il mondo- esclama Cristiano Bertan- è la positività fatta persona, umile, semplice ma molto preparato. Ho avuto una grande fortuna a diventare suo studente, è una persona che tutti dovrebbero conoscere, gli dovrebbero dedicare una statua. I grandi media dovrebbero divulgare le sue parole e tanta gente ascoltandolo sarebbe capace di cambiare e si potrebbero mettere le basi per un mondo migliore. Ogni sua lezione è sorprendente, tocca temi importanti, ha un’impressionante cultura umanistica. Alla fine di ogni sua lezione mi trovo a riflettere, lui è un vero insegnate che ha cuore la sua professione di educatore”.
L’opera di Antonio Ranzolin e dei suoi ragazzi è sempre più importante, proprio in questi giorni sono stati citati nel libro di Irene Ciambezzi, “ Donne nel Sisma” dell’associazione APG XXIII. L’estate scorsa una cinquantina di ragazzi del Tron sono partiti dal Veneto per andare in Emilia ad aiutare nel dopo terremoto. Anche quest’anno ci sono altri giovani che vogliono fare esperienze importanti sia in Emilia sia in altri posti. Quando ci sono professori come Antonio Ranzolin che credono nei giovani, i giovani rispondono alla grande!
http://www.goleminformazione.it/le-buone-notizie/liceo-tron-schio-prof-ranzolin.html/
E’ un mio collega, è un mio amico, ed è un grande professore di Religione, ma che dico, è un grande maestro di vita. Se fossi un genitore sarei orgoglioso di aver un prof come lui ad educare mio figlio. Gli faccio solo un piccolo rimprovero, averci lasciato. Lui capirà cosa intendo.
Giuseppe per i veri eroi |
#803 |
Halloween – Storia e Leggende – 2012
Halloween – Storia e LeggendaL’aria è glaciale, la notte è scura, la danza della streghe non porterà fortuna… |
Halloween (o Hallowe’en) è una festività annuale che ricorre il 31 ottobre e che include attività come dolcetto o scherzetto, partecipare a parate o sfilate in costume tipico, intagliare una tipica zucca di Halloween, o jack-o’-lantern, allestire falò, visitare attrazioni collegate a fantasmi e spiriti, fare scherzi, raccontare storie dell’orrore e vedere film horror.
Storia
Origine del nome
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Giuseppe per la notte delle streghe |
#758 |
Cartelli letti alle porte delle chiese
Cartelli letti alle porte delle chiese
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- Ricordate nella preghiera tutti quanti sono stanchi e sfiduciati della nostra parrocchia.
- Per tutti quanti tra voi hanno figli e non lo sanno, abbiamo un’area attrezzata per i bambini!
- Giovedì alle 5 del pomeriggio ci sarà un raduno del Gruppo Mamme. Tutte coloro che vogliono entrare a far parte delle Mamme sono pregate di rivolgersi al parroco nel suo ufficio.
- Il gruppo dei volontari ha deposto tutti gli indumenti. Ora li potrete vedere nel salone parrocchiale.
- Martedì sera, cena a base di fagioli nel salone parrocchiale. Seguirà concerto.
- Il gruppo di recupero della fiducia in se stessi si riunisce Giovedì sera alle 7. Per cortesia usate la porta sul retro.
- Venerdì sera alle 7 i bambini dell’oratorio presenteranno l’”Amleto” di Shakespeare nel salone della chiesa. La comunità è invitata a prendere parte a questa tragedia.
- Un nuovo impianto di altoparlanti è stato installato in chiesa. È stato donato da uno dei nostri fedeli, in memoria di sua moglie.
- Care signore, non dimenticate la vendita di beneficenza! È un buon modo per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa. Portate i vostri mariti.
- Tema della catechesi di oggi: “Gesù cammina sulle acque”. Catechesi di domani: “In cerca di Gesù”.
- Barbara C. è ancora in ospedale, e ha bisogno di donatori di sangue per trasfusioni. Ha anche problemi di insonnia, e richiede le registrazioni delle catechesi del parroco.
- Il coro degli ultrasessantenni verrà sciolto per tutta l’estate, con ringraziamenti di tutta la parrocchia.
- Il torneo di basket delle parrocchie prosegue con la partita di mercoledì sera: venite a fare il tifo per noi mentre cercheremo di sconfiggere il Cristo Re!
- Il costo per la partecipazione al Convegno su “preghiera e digiuno” è comprensivo dei pasti.
- Il concerto parrocchiale è stato un grande successo. Un ringraziamento speciale alla figlia del diacono, che si è data da fare per tutta la sera al pianoforte, che come al solito è caduto sulle sue spalle.
- Per favore mettete le vostre offerte nella busta, assieme ai defunti che volete far ricordare.
- Ringraziamo quanti hanno pulito il giardino della chiesa e il parroco.
- Il parroco accenderà la sua candela da quella dell’altare. Il diacono accenderà la sua candela da quella del parroco, e voltandosi accenderà uno a uno i fedeli della prima fila.
Giuseppe per la santità … terrena |
#529 |
Lo Zen e l’arte del sangue freddo
Lo Zen e l’arte del sangue freddo. – Forse…..
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C’era una volta un contadino cinese il cui cavallo era scappato; tutti i vicini quella sera stessa si recarono da lui per esprimergli il loro dispiacere. “Siamo così addolorati di sentire che il tuo cavallo è fuggito. E’ una cosa terribile” Il contadino rispose “Forse.”
Il giorno successivo il cavallo tornò portandosi dietro sette cavalli selvaggi, e quella sera tutti i vicini tornarono e dissero: “Ma che fortuna! Guarda come sono cambiate le cose. Ora hai otto cavalli!” Il contadino disse: “Forse.”
Il cerchio ZenIl giorno dopo suo figlio cercò di domare uno di quei cavalli per cavalcarlo, ma venne disarcionato e si ruppe una gamba, al che tutti esclamarono: “Oh, poveraccio. Questa e’ una vera disdetta” ma ancora una volta il contadino commentò: “Forse.”
Il giorno seguente il consiglio di leva si presentò per arruolare gli uomini nell’esercito, e il figlio venne lasciato a casa per via della gamba rotta. Ancora una volta i vicini si fecero intorno per commentare: ”Non è fantastico?”, ma di nuovo il contadino disse “Forse.”
Per tutti quelli che hanno sempre certezze in tasca. …”Forse”….
Giuseppe per lo Zen |
#510 |
Halloween – storia e leggenda
L’aria è glaciale, la notte è scura, la danza della streghe non porterà fortuna.
Halloween (o Hallowe’en) è una festività annuale che ricorre il 31 ottobre e che include attività come dolcetto o scherzetto, partecipare a parate o sfilate in costume tipico, intagliare una tipica zucca di Halloween, o jack-o’-lantern, allestire falò, visitare attrazioni collegate a fantasmi e spiriti, fare scherzi, raccontare storie dell’orrore e vedere film horror.
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Giuseppe per la notte delle streghe |
#508 |
Tema: Gita a Monte Berico
Tema di un ragazzino del 1954 dopo una gita a Monte Berico. |
Catron, 6 Marso 1954
Tema: Una gita
Domenica siamo ndati a lamadona demonteberico a chiedere la grassia par mia sorela che è maridata da cinque ani e no a gnanca tosatei
Siamo ndati, poi siamo pregati, poi siamo mangiati, poi siamo vegnuti casa.
O che siamo pregati male o che no si siamo capiti co la Madonna, fatostà che è rimasta insinta l’altra sorela che no è gnanca maridata.
Questo è l’originale:
Tema Madonna di Monte BericoIn rete ho trovato una versione siciliana di questo tema, la gita stavolta avviene al Santuario della Madonna di Tindari, a questo punto mi sorge il sospetto che siano entrambe false. Per completezza dell’informazione allego anche il tema siciliano.
Tema di un ragazzino siciliano dopo una gita al Santuario della Madonna di Tindari.
Gita al Santuario della Madonna di TindariGiuseppe per la cultura…… anni 50! |
#505 |
Una leggenda Induista
Una leggenda Induista |
Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma (signore degli Dei) decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: “Seppelliamo la divinità dell’uomo nella Terra” Brahma tuttavia rispose: “No, non basta. Perchè l’uomo scaverà e la ritroverà”. Gli dei, allora, replicarono: “In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani”. E di nuovo Brahma rispose: “No, perchè prima o poi l’uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie”. Gli dei minori conclusero allora: “Non sappiamo dove nasconderla, perchè non sembra esistere – sulla terra o in mare – luogo alcuno che l’uomo non possa raggiungere”. E fu così che Brahma disse: “Ecco ciò che faremo della divinità dell’uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perchè è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla”. “A partire da quel tempo”, conclude la leggenda, “l’uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.
Giuseppe per la ricerca interiore |
#445 |
Siddharta – Herman Hesse
Siddharta – Herman Hesse |
« Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po’ diverso quando lo si esprime, un po’ falsato, un po’ sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d’accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d’un uomo suoni sempre un po’ sciocco alle orecchie degli altri »
Siddharta
Siddharta è un romanzo dello scrittore tedesco Hermann Hesse edito nel 1922.
Il libro narra la vita di Siddharta, giovane indiano, che cerca la sua strada nei più svariati modi. Fin dall’inizio il narratore si dimostra esterno ed onnisciente poiché, benché faccia intuire che la storia di Siddharta sia tra le più particolari, non esprime un suo punto di vista. Si può dire che la focalizzazione sia quella del giovane.
Infatti è attraverso i suoi occhi che noi vediamo un’India del VI secolo a.C. dominata da molte religioni, da molti modi di vivere, da realtà e ipocrisie.
Siddharta inizia il suo viaggio fiancheggiato dall’inseparabile amico d’infanzia, Govinda, il quale lo ha sempre visto come un saggio. I due decidono di andare a vivere con i “Samana”, pensatori che vivono di poco o nulla, che imparano a immedesimarsi con tutto ciò che incontrano. Così fa infatti Siddharta. Dopo aver vissuto con loro, lui e Govinda decidono di andare a vedere il Buddha Gotama, alla quale setta Govinda decide di aggregarsi. Siddharta rimane quindi solo e arriva in una città, dove conosce la bella Kamala.
La straordinaria maestria di Hesse è ben visibile nei capitoli riguardanti Kamala, in quanto non la nomina mai con un appellativo dalla connotazione negativa, ma lascia intuire il lavoro, moralmente poco “elevato”, della donna. Siddharta decide di imparare l’amore da lei e tramite quello apprende i vari modi di lavorare, di guadagnare, di spendere e di divertirsi.
Il personaggio dell’autore che dapprima sembrava “immacolato” si dimostra soggetto alle debolezze umane, lui che considerava male quei comportamenti e che se ne considerava superiore.
Dopo anni e anni passati con Kamala, Siddharta si dispera, capisce il suo errore e scappa. Qui si ha il climax del libro, Kamala abbandonata dall’uomo che ama e da cui sa di non essere amata porta in grembo un figlio destinato a chiamarsi come il padre. Anche senza dichiararlo apertamente, l’autore lascia intendere che Siddharta incontrerà il figlio.
Questo succederà solo dopo un lungo periodo di transizione dell’ormai uomo Siddharta che, dilaniato dai rimorsi per il suo stile di vita degli ultimi anni, ipotizza per sé il suicidio come forma estrema di purificazione. Ma il caso, forse il destino, lo aiuta: incontra Govinda. L’amico da subito non lo riconosce, anzi si ferma pensando di aiutare uno sconosciuto. L’incontro tra i due è toccante, ma quando si separano si ha di nuovo la sensazione che si rivedranno.
Siddharta ha ritrovato un motivo di vita e cerca una nuova strada, che trova sulle sponde dello stesso fiume nel quale pensava di porre fine alla sua vita. A quel punto si imbatte in un barcaiolo che insegna al ragazzo l’essenza dell’acqua, mostrandogli il proprio spirito, come se il fiume fosse un’entità viva. Vasudeva, questo il suo nome, ci abita e condivide con Siddharta l’idea che il fiume sia vivo, che parli, che insegni. Siddharta decide di rimanere con Vesudeva da cui imparerà molto, anche durante i lunghi silenzi.
Un’altra scena toccante si ha con il passaggio di Kamala che è in viaggio per trovare Gotama, il Buddha ormai morente; con lei c’è il piccolo Siddharta. Un serpente morde la madre, il piccolo piange e richiama l’attenzione del padre che, riconosciuta la donna, cerca di aiutarla, ma tutto è inutile. Ora Siddharta ha un figlio da crescere. Come in tutti i romanzi c’è l’antagonista dell’eroe, ma è un paradosso: di Siddharta è lo stesso figlio. Il giovane ragazzo è ribelle, non lavora, si annoia, non vuole imparare: totalmente il contrario del padre. Dopo anni di sofferenza, il figlio scappa e Siddharta è costretto a lasciarlo andare: sono troppo diversi per poter convivere. Questo episodio, inoltre, induce Siddharta a pensare a quando anche lui aveva abbandonato suo padre e al dolore che gli aveva sicuramente procurato. Un giorno anche il vecchio barcaiolo lascia Siddharta, recandosi nella foresta, alla ricerca anche lui di altre conoscenze.
E qui si chiude il libro, nel rincontro di Siddharta e Govinda, ormai vecchi, vissuti, sapienti. L’amico ancora una volta non riconosce Siddharta, invecchiato, cambiato. Si raccontano le vite, ma soprattutto Govinda chiede all’amico quale sia, dopo tutti questi anni, la sua filosofia e Siddharta attua un monologo a dir poco affascinante.
Ora c’è da chiedersi se quel che Hesse fa dire al suo personaggio non sia altro che quello che lui ha dedotto da anni di studi sui libri del nonno, ma su una cosa non si può che essere d’accordo: Siddharta è un Buddha.
Ciò che trasmette questo libro non è solo un insegnamento morale, ma una lezione di vita su come giudicare per essere giudicati, su come cercare la conoscenza e su come anche il più puro degli uomini si possa ritrovare nel peccato.
E’ inevitabile immedesimarsi nel protagonista, con la sua voglia e la sua lotta per cercare la propria strada e per la verità. E’ incredibile l’umiltà e la voglia di apprendere di Siddharta, per lui ciò che sa non è mai abbastanza. Siddharta dovrebbe essere preso ad esempio da ogni giovane della nostra generazione, come un modello sa seguire in questa spasmodica ricerca, che è anche un po’ trovare se stessi.
E’ senza ombra di dubbio un libro che fa ragionare. Ciò che trasmette questo libro è non solo un insegnamento morale, ma una vera e propria lezione di vita. Fa capire come anche il più puro degli uomini si possa ritrovare di fronte alle mille tentazioni della vita e cadere nel peccato. Ma anche se siamo sprofondati nel peccato esiste sempre una via per la redenzione, un processo catartico che in primo luogo porta alla propria felicità dopo tanta ansia di trsgressione.
Questo libro fa capire realmente come tutto ciò di cui ci circondiamo, tutte le belle apparenze nei rapporti con gli altri e con noi stessi, non bastano a farci sentire meglio. Non abbiamo realmente bisogno di tutto ciò che abbiamo. Ciò che ricerchiamo sempre e comunque è la pace con noi stessi, è la retta via.
Inevitabile innamorarsi di questo libro e del protagonista perché c’è un po’ di Siddharta in ognuno di noi. (horsefly)
La morale non la si trova alla fine del libro, ma bensì è in ogni capitolo e in ogni pagina. Un libro ricco di contenuti e di “saggezza”.
E’ inevitabile immedesimarsi nel protagonista, con la sua voglia e la sua lotta per cercare la propria strada e per la verità. E’ incredibile l’umiltà e la voglia di apprendere di Siddharta, per lui ciò che sa non è mai abbastanza.
E’ senza ombra di dubbio un libro che fa ragionare. Ciò che trasmette questo libro è non solo un insegnamento morale, ma una vera e propria lezione di vita.
Fa capire come anche il più puro degli uomini si possa ritrovare di fronte alle mille tentazioni della vita e cadere nel peccato.
Questo libro fa capire realmente come tutto ciò di cui ci circondiamo, tutte le belle apparenze nei rapporti con gli altri e con noi stessi, non bastano a farci sentire meglio. Non abbiamo realmente bisogno di tutto ciò che abbiamo. Ciò che ricerchiamo sempre e comunque è la pace con noi stessi, è la retta via.
Inevitabile innamorarsi di questo libro e del protagonista perché c’è un po’ di Siddharta in ognuno di noi.
Giuseppe.. on the road…. again. |
#186 |
Sei ateo? – Richard Dawkins
Sei ateo? – Richard Dawkins |
Quando mi è stato chiesto se fossi ateo, mi sono divertito a sottolineare che chi mi rivolgeva la domanda era a sua volta ateo nei confronti di Zeus, Apollo, Amon-Ra, Mitra, Baal, Thor, Odino, il vitello d’oro e il Mostro Volante degli Spaghetti. In fondo, sono ateo solo nei confronti di un Dio in più.
~ Richard Dawkins ~ The God Delusion ~
Post from facebook…
“Io credo in una entità superiore, non m’interessa come si chiama: Dio, Geova, Eloah, Allāh, Rahmān, ….. Se è un’ancora per l’anima benvenga con qualsiasi nome. Ma nessuno deve avere la presunzione di affermare che il suo sia quello giusto!!!
#175