Credi nel bene

Credi nel bene!

Credi nel bene!

 Credi nel bene!


Lui cosa ottiene in cambio per quello che fa ogni giorno? Lui non riceverà niente in cambio, non diventerà ricco, non apparirà in TV Rimarrà anonimo…. Si! Forse non sarà mai famoso…. ………………… ma quello che lui riceverà, sarà la gratitudine ci guadagnerà l’amore comprenderà più profondamente come si costruisce l’amore riceverà quello che i soldi non possono comprare un mondo migliore! Nella tua vita, qual è la cosa che desideri di più? Quella sarà la prima cosa che dovrai imparare a donare! Credi nel bene!


Il mio unico commento è una frase che mi diceva sempre mio padre: “Fai del bene e dimenticatene, fai del male e pensaci sempre!”Firma


Giuseppe per il bene, sempre e comunque

#856

 

La tecnologia a tutti i costi?

Ipad - I-Pad Apple

La carta non è morta! – Le papier n’est pas mort! – Paper is not dead - Emma !!

Ipad - I-Pad Apple


“Se pensi che la tecnologia prenda il posto della carta, prova a pulirti il sedere con un iphone.”  - Paulo Coelho.


Giuseppe per la tecnologia “cum grano salis”

#793

 

Vuoi comporre musica?

Sintetizzatore musicale

Vuoi comporre musica? Prova! Mixa la tua musica, potrebbe nascere un nuovo artista ;)  

 Sintetizzatore musicale

Istruzioni: 

Trascinate i puntini esterni verso il centro dei cerchi concentrici. Partendo dall’alto e andando verso destra sono: BASS – LEAD – KICK – SNARE –  HIHAT (Servono per mixare). Potete anche muovere il punto centrale, enfatizzando i vari suoni. Volete provare? Buon divertimento


Volete provare? Buon divertimento


Giuseppe per la musica autoprodotta

#788

 

L’uomo politico più povero del mondo

Il presidente più povero del mondo - Mujica presidente mas pobre - Mujica the poorest president

Il presidente più povero del mondo

Mujica presidente mas pobre – Mujica the poorest president

José “Pepe” Mujica

 Il presidente più povero del mondo - Mujica presidente mas pobre - Mujica the poorest president

José "Pepe" Mujica - Il presidente più povero del mondo - Mujica presidente mas pobre - Mujica the poorest presidentMentre i leader di altri paesi poveri vivono in lussuosi palazzi e i parlamentari risiedono in suite di hotel a 5 stelle, il presidente dell’Uruguay,  Josè Mujica, primo presidente al mondo ad aver donato il 90% del suo stipendio ai poveri, vive in un antico casale situato a pochi chilometri di distanza dalla capitale .
77 anni, vegetariano, vive con sua moglie e il suo cane a tre zampe in una casa colonica semi fatiscente e il il bene più prezioso in possesso di questo contadino part-time è il suo vecchio “maggiolino”.
Il carismatico presidente uruguaiano José Mujica si è rifiutato di adattare il suo stile di vita alle “trappole della ricchezza “ che deri vano dall’essere la figura più potente del paese.
Non vi è alcuna possibilità che si verifichino a suo carico scandali per spese non giustificate o per evasione fiscale poiché trattiene per sé a malapena il 10% dello stipendio (circa 7.500, cioè molto meno di un insignificante consigliere regionale o di uno oscuro deputato italiano) mentre il 90% lo devolve ai bisognosi!
Senza scorta e cortei di auto blindate, l’unico segno del suo importante ruolo è rappresentato dalla coppia di agenti di polizia che fanno guardia fissa alla fine del suo viottolo di casa..
Josè Mijuca, ex della sinistra rivoluzionaria, in un’intervista alla BBC ha candidamente dichiarato: “Mi chiamano il presidente più povero del mondo, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”.



Tra un paio di mesi in Italia ci saranno le elezioni. I partiti sono a caccia dei nostri voti e tutti i mezzi saranno leciti per ottenerli. Assisteremo all’eterno circo Barnum della nostra politica: nani, ballerine, clown e fenomeni da baraccone vari. Io suggerisco, alle varie teste d’uovo dei partiti, di analizzare questo fenomeno sudamericano. I voti sarebbero assicurati. 


Giuseppe per la FIL, “Felicità Interna Lorda

#777

 

Ubuntu: antropologia e informatica

Ubuntu logo

Ubuntu: antropologia e informatica

 Ubuntu: antropologia e informatica

We're all part of One, and One is part of all. Be prosperous, be generous, be kind  and be compassionate." Yogi BhajanUn antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta.
Quando gli fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme, dopodiché, una volta preso il cesto, si sedettero e si godettero insieme il premio.

Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero “UBUNTU: come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?”

UBUNTU nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: “Io sono perché noi siamo” 

(Matteo Gracis)


 We’re all part of One, and One is part of all. Be prosperous, be generous, be kind and be compassionate.” Yogi Bhajan


E poi i selvaggi sono loro?

Ubuntu è un sistema operativo open source, rilasciato da Linux, per semplificare, è un Windows con una piccola differenza: è gratis e pure solidale.

Giuseppe per l’informatica antropologica

#776

 

Momenti di trascurabile felicità

Momenti di trascurabile felicità  di Francesco Piccolo

Momenti di trascurabile felicità

di Francesco Piccolo

 

Igloo di libri - Milos Lagos
  • Il segreto della felicità - Momenti di trascurabile felicità di Francesco PiccoloGli sms dopo le undici di sera che dicono. “dove sei?”, che significano molto di più di quello che dicono.
  • Bere direttamente dalla bottiglia perché l’acqua sta finendo, e se qualcuno mi guarda schifato, dire: “ma stava finendo!”
  • Quando le persone che ti stanno facendo vedere le foto si rendono conto all’improvviso e dicono: “e poi le altre sono tutte uguali”, e la smettono.
  • L’inizio dei film porno, quando sono vestiti e non si conoscono.
  • Il fatto che l’aloe è vera.
  • Chiudermi a chiave nei bagni delle case dove non sono mai stato e mettermi a curiosare su tutti i prodotti che usano.
  • Girare la testa di lato, di scatto, quando si balla latino.
  • La prima e l’ultima pagina di un libro.
  • Le coppie che stanno insieme da tempo e che la sera giocano a carte in silenzio.
  • Quando il cameriere torna al tavolo con la bottiglia del vino che abbiamo scelto, stappa la bottiglia, annusa il tappo, e poi guarda tutti i presenti per scegliere chi debba assaggiare il vino. E non sceglie me.
  • Quando mi hanno spiegato che la prima convocazione della riunione di condominio, alle sei di mattina, era soltanto formale, e non ci dovevo andare.
  • Quando quello che ti ha chiesto di conservargli posto, finalmente arriva. E puoi dimostrare a tutti che era vero.
  • Quelli che ti danno un passaggio, e non ti lasciano da qualche parte: all’angolo, vicino al metro, alla fermata dei taxi. Ma ti accompagnano fino a casa.
  • Lo scaffale dei biscotti Bahlsen.
  • Il momento in cui finisce il rumore della centrifuga della lavatrice.
  • Le grandi librerie, perché puoi girare, toccare, sfogliare senza nessuno che ti voglia dare un consiglio

Tratto dal libro “Momenti di trascurabile felicità” di Francesco Piccolo.


Quali sono i miei momenti di trascurabile felicità? Proviamo a fare un piccolo elenco:

  1. Scartare il pacco di libri ordinati on line e quasi accarezzarli quando si aprono per la prima volta.
  2. Il treno, l’aereo, il bus che arrivano e partono in orario.
  3. Comprare il pane fresco da fornaio e sceglierne uno che contiene semi assolutamente sconosciuti e pensare di essere un uccello.
  4. Il sorriso dei miei alunni, dopo che hanno preso un bel voto al compito.
  5. Il primo bagno della stagione con l’acqua ancora freddissima dell’inverno.
  6. Il primo fiocco di neve dell’inverno.
  7. I viali in technicolor dell’autunno,
  8. Il sorriso di un bambino tuffato in un gelato alla crema.
  9. Gli occhi della tua donna, quando le dai un regalo lungamente desiderato.
  10. Io, alle sei di mattino, in strada.

Qualcun altro/a vuol lasciare il proprio momento di trascurabile felicità? Sarebbe davvero gradito.

Firma

Giuseppe per la felicità minimalista

#775

Balasso testimonial videopoker

Natalino Balasso testimonial videopoker e non solo.....

Natalino Balasso testimonial videopoker e non solo…..

 Natalino Balasso testimonial videopoker e non solo.....


La Mafia mi ha chiesto gentilmente di fare da testimonial allo spensierato mondo dei videopoker. Ecco lo spottone. C’è una guerra in atto e la stanno conducendo terroristi in giacca e cravatta. Ai poveracci non rimane che una soluzione e lo Stato gliela fornisce.

Natalino Balasso è l’ispettore Poaret (di Equitalia)

Natalino Balasso testimonial Rolex

Balasso testimonial smartphone

Balasso testimonial Frecciarossa

Balasso testimonial Mercedes

Balasso testimonial Superalcolici

Giuseppe per il la fortuna a senso unico.

#772

 

Una mamma uccisa dalla fatica

Mamma e Figlio

Isabella, 34 anni. Una mamma uccisa dalla fatica

 

 Anna Magnani - Mamma Roma

Isabella Viola - RomaROMA – I dolci Isabella non li preparava anche per i suoi bambini «perché quando tornava a casa era già notte»: poco dopo l’alba avrebbe inghiottito anche l’ultima possibilità di dare un bacio ai suoi quattro figli. «Isabella metteva la sveglia alle 4, poi correva per non perdere il pullman che da Torvaianica la portava a Roma, al bar dove lavorava» e dove cucinava dolci che il quartiere Tuscolano ancora oggi ricorda. Passava tutta la giornata in quel piccololocale color rosa, poi il viaggio di ritorno a casa, oltre due ore di viaggio sui mezzi pubblici. «Giocava un po’ con i bimbi, poi crollava e andava a letto». Isabella Viola, la giovane mamma di quattro figli morta per un malore nelle viscere poco ospitali della metropolitana, «andava a lavoro nonostante stesse male altrimenti non la pagavano».

Anche quella maledetta domenica Isabella non si sentiva bene: prima di indossare giaccone e sciarpa si è voltata e ha sussurrato per non svegliare i bimbi: «Tranquillo amore, ce la faccio, ci vediamo dopo». Alessandro Rossi, 43 anni, il marito di Isabella, si stringe a se stesso quasi cercando un ultimo abbraccio mentre racconta la storia di quella ragazza ribattezzata la «principessa di Torvaianica», per qualcuno addirittura «regina». Peccato sia dovuta morire per essere incoronata.

«Cinquantacinque euro al giorno». Era quanto prendeva la principessa di Torvaianica per gestire un bar che aveva trasformato in pochi mesi in un punto di ritrovo di un intero quartiere. Lo racconta il marito Alessandro in una video intervista pubblicata oggi sul Messaggero.it mentre non riesce a nascondere la rabbia: «Isabella lavorava sette giorni su sette, solo la domenica poteva andare via un po’ prima dal bar e non la pagavano se restava a casa perché stava male: nessun rimborso, non poteva usufruire della malattia perché non aveva un contratto».

Alessandro ha presentato una denuncia contro il gestore del bar, vuole dare «un po’ di giustizia» a quella donna che ogni tanto scompariva dietro il bancone: bastava sporgersi un po’ per ritrovarla accucciata, avvolta come in un bozzolo, seduta sopra una cassetta del latte in cerca di qualche minuto di riposo.

Solidarietà. Alessandro sfoglia le centinaia di e-mail che sono arrivate alla redazione del Messaggero.it, nasconde il volto per non far vedere le lacrime, così come faceva Isabella quando non voleva mostrare le smorfie di dolore per quel malessere che da tempo la perseguitava. «Grazie a tutti quelli che hanno scritto alla nostra famiglia, grazie per l’affetto inaspettato: la sera, prima di cenare, leggo quelle belle parole ai miei piccoli».

Loro, Alessandra, 4 anni, Davide, 6, Francesco 9, e Manuele, 11, sorridono, con gli occhi illuminati di vita, non hanno mai smesso di sperare anche se mamma non c’è più. Giocano con Andrea Capanero, collega di Isabella, amico di famiglia. «Più o meno faccio la vita che faceva Isabella, ora mi chiedo ne varrà la pena?» scrive Letizia, anche lei come Isabella rimasta orfana del papà. Per Luca la principessa di Torvaianica rappresenta «un istante di vita in un mondo che troppo spesso è solo commedia». Gemma Viola digita da Monza: «Anche noi abbiamo 4 figli, vorremmo aiutare». C’è chi ha proposto di intitolare una via a Isabella, e chi, come Francesca, pensa al Natale e a quell’ultimo desiderio di Isabella: risparmiare per fare i regali ai suoi quattro figli creando sul web una Wish list, una lista di regali online. Anche i dipendenti della Camera dei Deputati stanno organizzando una colletta.

In missione da Torino. Solidarietà alla famiglia di Isabella anche dal sindaco Gianni Alemanno: ha ricevuto Alessandro e i suoi figli in Campidoglio e anche oggi continua a stare vicino a quei piccoli con un aiuto concreto. Anche il quartiere non si dimentica di Isabella: la colletta all’edicola in via Nocera Umbra organizzata dalla signora Ada prosegue. Sono stati raccolti circa 4mila euro: 2mila sono stati spesi per i funerali, soldi che il Campidoglio ha poi donato. Ada si commuove quando racconta di quella signora partita da via Trionfale con una missione: «Vengo da parte di mia madre che abita a Torino – ha detto la signora – mi ha chiamata chiedendomi di venire qui e fare un’offerta per i figli di Isabella».

Aiuti anche dal Canada. «Sono padre di 3 bimbi e posso solo immaginare l’incredibile tragedia e il dolore della famiglia di Isabella, vivo in Canada, a Toronto, e vorrei contribuire alla colletta» scrive Fabio. E-mail anche dalla Germania con Daniele che definisce Isabella una «piccola grande donna». «Il comitato Presepe Vivente di Morlupo vuole dedicare l’edizione di quest’anno a Isabella» propone Mariasole Garacci che sta organizzando una colletta.

Articolo tratto da: Il Messaggero


E’ una storia esemplare da profondo Sud, anche se è accaduta alle porte di Roma. Sono nato nel profondo Sud ed ho visto mamme annullate dal lavoro, solo per dare un futuro migliore ai propri figli. Quest’articolo non mi racconta niente di nuovo, Isabella è stata solo più sfortunata, ma tante altre mamme hanno avuto la sua stessa sorte, riuscendo a raggiungere un’età maggiore, ma la fatica è tatuata sui loro volti coperti da rughe, è scolpita nelle loro mani artritiche e callose , ha messo un marchio di fuoco sulle loro carni sconquassate dagli sforzi lavorativi. Gli uomini sono tutti eroi: combattono le guerre, fanno scoperte importanti, gestiscono il destino del mondo (in maniera discutibile a dire il vero). Le mamme sono tigri pronte a sbranare se solo si toccano i loro figli, sono pronte a immolarsi per far crescere e dare una speranza alla loro prole, sono pronte a prendersi le botte e a  tacere per i loro uomini. E allora, una considerazione, chi sono i veri eroi?Firma


Giuseppe per le mamme eroine

#771

 

Di che web sei?

Internet web

Quadrato semiotico delle identità web

Guru, webstar, geek o bimbiminkia?

Internet web

Quadrato semiotico delle identità web – Squadrati rastrella il web in cerca d’identità: tra nativi e migranti digitali c’è chi influenza tutto l’anno e chi l’influenza se la becca di stagione. Voi siete più guru, webstar,  geek  o bimbiminkia? E il neonato @pontifex? Fai il tuo check sul quadrato semiotico delle identità web.


Quadrato semiotico delle identità web


Il web è diventato una parte integrante della nostra vita, siamo utilizzatori attivi o solamente “utilizzatori finali”?. Ai miei studenti ripeto sempre, come un mantra, queste parole: “Siamo noi ad utilizzare Internet o è Internet che utilizza noi?” Squadrati è un blog che ha la mania di far quadrare il mondo su fogli volanti e che ci dà una mano per cercare di capire qual è la nostra identità web. Consultate il quadro semiotico in alto e identificate il vostro ruolo in rete. Per i newbie (principianti assoluti delle Tecnologie della comunicazione e informazione, molto più semplicemente della Rete) forse è necessario un piccolo glossario. Ecco il significato di alcuni termini arcani contenuti nel quadro: Geek (pronuncia: /ɡiːk/) è un termine di origine anglosassone, indicante una persona affascinata ed appassionata dalla tecnologia. Il significato di geek non ha niente a che vedere con quello di nerd, avendo un significato sostanzialmente diverso (indica infatti chi ha una certa predisposizione per la ricerca intellettuale, umanistica o scientifica, ed è al contempo tendenzialmente solitario). Bimbiminkia – Indica il comportarsi in chat e sul web in genere in maniera decisamente infantile.  Cracker - In ambito informatico il termine inglese cracker indica colui che si ingegna per eludere blocchi imposti da qualsiasi software al fine di trarne profitto. Il cracking può essere usato per diversi scopi secondari, una volta guadagnato l’accesso di root nel sistema desiderato o dopo aver rimosso le limitazioni di un qualsiasi programma. Lifecasters – Quelli che vivono perennemente con la webcam accesa e vivono praticamente in diretta web. Lamer è un aspirante cracker con conoscenze informatiche limitate.  Una buona giornata a tutti i Netizen (cittadini della rete).Firma horsefly

Giuseppe per la divulgazione digitale

#770

 

Pataterna – Ode alla macchinetta distributrice

Pataterna Libro

Pataterna – Ode alla macchinetta distributrice di merendine e schifezze varie

 

Margherita smile
Macchinetta distributrice merendine - Pausa lavoro La nostra ancora di salvezza durante le dure ore di lavoro

Questa ode in forma di poesia si chiama La Macchinetta Distributrice

La macchinetta distributrice di schifezze
distribuisce la felicità,
soprattutto il lunedì quando la reincontri.
Distribuisce i caffè e le colazioni di gente addormuta,
distribuisce l’acqua agli assetati,
il tè a quelli con il poco della diarrea
distribuisce il chitammuorto di quando si incastra il soldo dentro,
mi avrebbe distribuito il mio pranzo
se solo non fosse stata spenta e se solo non fossi stata così fiduciosa che mettere il soldo dentro l’avrebbe fatta risvegliare
così improvvisamente
ti metto il soldo e ti svegli
ma invece no
ma la macchinetta non si svegliò
e io non ho mangiato
e questo destino mi vuole dire di non mangiare
non devo mangiare perchè l’estate è vicina
ma in fondo deve ancora venire Natale lo so
però l’estate non è mai tanto lontana quando vorresti smettere di essere una buatta ma ti concedi lo sfizio,
lo sfizio,il capriccio a forma di cracker, una soddisfazione di cioccolata,che bello usare questi nomi che fanno di me la pubblicitaria della mia stessa vita
ma uno sfizio oggi,uno sfizio domani e lo vedi che pari un buattone di pummarola?
Propongo una macchinetta distributrice di collera: tu metti il soldo e lei ti dice che sei chiatto.
Questo lavoro seduti ci logora le natiche.
Addio.

Tratto dal blog: sto bloggata con la schiena


Pataterna è una blogger e scrittrice napoletana che vive a Roma. Lei si definisce: “ero una brava persona. poi mi sono laureata.” e anche: “Forse sono una ragazza prodigio ma non so bene in che cosa”. Io l’adoro, Feltrinelli dice: “Pataterna è apparentemente piena di certezze, ma in realtà è fragile e insicura come un’adolescente. Dice parolacce, ha la frangetta, piange in metropolitana, ha un “Amoregiammio” e il terrore degli zampognari. Da Napoli, dove ha lasciato nonna, genitori e fratelli, è andata a studiare a Roma. Ha preso una stanza in affitto in un quartiere multiculturale, ma non si sente a casa da nessuna parte. Va da uno psicoterapeuta, un tipo così vivace da meritarsi il nome di Catacomba, sul quale riversa i suoi monologhi esilaranti e sgrammaticati. Pataterna ha un’immaginazione fuori controllo e una sua idea precisa sul mondo. Si rivolge ai cinesi, a Barack Obama, sogna di fare il discorso a reti unificate. Niente e nessuno può fermarla, perché ha dalla sua un’arma potente: della vita, degli altri e di se stessa osserva e racconta il lato irresistibilmente comico. Forse anche per questo è Padreterna?”. A me piace da morire, astenersi iscritti all’Accademia della Crusca.Firma

Giuseppe per la PDA (piccola distribuzione alimentare)

#769

 

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