Identità in movimento

Mani bianche e nere - No Razzismo

Identità in movimento

 

 Mani bianche e nere - No Razzismo


Mani bianche e nere - No Razzismo Identità in movimento

Questo video è il risultato di un intero anno di lavoro. E’ stato un laboratorio dove s’incrociavano conoscenze tecniche su argomenti specifici (fotografia, comunicazione, …) e conoscenze dell’altro (personale, culturale, antropologica, etc). Un melting pot che ha dato i suoi risultati. Adesso bisogna votarlo ad un concorso, basta mettere MI PIACE al video su YOUTUBE. Votatelo al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=FRhrwbtk5ZI. E’ un progetto sviluppato nella mia scuola, con tanto lavoro da parte di tutti: docenti, allievi, personale della scuola. Grazie!


Giuseppe per l’integrazione

#866

 

L’Italia è un Paese meraviglioso

L’Italia è un Paese meraviglioso  di Fiorì Palmeri

L’Italia è un Paese meraviglioso

di Fiorì Palmeri

 L’Italia è un Paese meraviglioso  di Fiorì Palmeri

 L’Italia è un Paese meraviglioso  di Fiorì PalmeriTitolo: “L’Italia è un Paese meraviglioso. Da Lampedusa a Schio, a Thiene al Vicentino. I profughi raccontano”. Raccontano le loro storie; storie che hanno un comune denominatore: la necessità di fuggire. Fuggire perché nella loro terra non c’è libertà, perché c’è la guerra, perché perseguitati da ribelli, da filogovernativi, da gruppi etnici nemici e perfino da familiari prepotenti. Una fuga non certo facile perché, intanto, devono procurarsi il denaro per pagare i trafficanti: prima quelli che si avvicendano per fare attraversare l’interminabile deserto, poi quelli che organizzano i viaggi per mare verso Lampedusa. Non facile perché l’attraversamento del deserto significa spesso anche venti giorni sotto il sole cocente del tropico spesso con acqua razionata e con estenuanti fatiche alle quali i più deboli non sopravvivono e vengono abbandonati senza sepoltura. Non facile perché bisogna evitare i posti di blocco alle frontiere e, quando si arriva magari in Libia, ci si trova in mezzo alla guerra civile e a bombardamenti. E poi le difficoltà del mare, le “carrette” sovraccariche, le onde alte che fanno oscillare le imbarcazioni e scaraventano in acqua essere umani che vengono lasciati annegare. Non tutti, ma una buona parte dei protagonisti dei racconti passano attraverso questa odissea.

Nel libro non c’è nulla di inventato, nemmeno nei particolari meno importanti. I racconti scaturiscono da interviste fatte direttamente ai protagonisti, persone che vivono a Schio e dintorni tranne alcune che hanno dovuto lasciare l’Altovicentino perché la crisi in corso ha loro impedito di trovare un lavoro. Ho scritto queste pagine perché non condivido i luoghi comuni con cui molta gente affronta il fenomeno della migrazione. Così ho voluto scavare nel retroterra di queste persone per capire meglio le cause che hanno spinto tanti uomini e donne a lasciare la propria terra. Il libro narra di come vivevano prima di arrivare nel Vicentino, i motivi della partenza o spesso della fuga, l’attraversamento dei deserti per giungere in Libia ed imbarcarsi su una“carretta del mare”, la traversata del Mediterraneo e lo sbarco, per molti, a Lampedusa. Non si tratta di un’analisi sociale ma di una serie di racconti che vogliono cogliere l’aspetto umano e descrivere le difficoltà e i rischi ai quali in molti sono andati incontro soprattutto quando non esisteva ancora l’operazione “Mare Nostrum”. In queste pagine sono presenti cenni storici e politici dei Paesi di provenienza che, però, si riferiscono al momento del racconto e che, nel corso di quest’ultimo anno, in alcuni casi, sono stati superati dall’evolvere degli avvenimenti. Sono altresì presenti richiami geografici e abitudini di popoli che vivono in luoghi molto lontani da noi. Le storie sono narrate con ritmo incalzante senza indulgere a particolari e riflessioni superflue. Ringrazio l’ufficio dei servizi sociali del comune di Schio, l’associazione “Il Mondo Nella Città”, il centro di accoglienza “Madre Bakhita” e mia figlia Martina che mi hanno dato la possibilità di conoscere questi profughi i quali hanno accettato di raccontare solo perché c’era la garanzia della loro mediazione.

Fiorì Palmeri ha trascorso i primi 23 anni a Patti, in provincia di Messina e ben 45 a Schio. Per quasi vent’anni è stato collaboratore del quotidiano “Il Gazzettino” e di altri giornali della provincia di Vicenza. Per due mandati è stato consigliere comunale a Schio e ha ricoperto vari incarichi politici e culturali. Ha insegnato Materie Letterarie nella scuole medie della città.


Per acquistare il libro on line cliccare qui o qui.


Giuseppe per dolore migrante

#855

 

Flussi e riflussi storici

Bastimenti emigranti

Scritto da Ispettorato del Congresso Americano sugli immigrati italiani negli USA, 1912

Bastimenti emigranti

Emigrazione italiana in America“Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.

Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non

Albanesi alla fine degli anni 90? No italiani all'inizio del secolo ventesimo Albanesi alla fine degli anni 90? No italiani all’inizio del secolo ventesimo

hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.

La relazione così prosegue: “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.


Il filosofo Giambattista Vico affermava che la storia è fatta di flussi e riflussi storici. Leggere questa relazione senza conoscerne la fonte o la datazione porterebbe a pensare che sia la relazione di un partito politico, per anni al governo, che ha fatto di questo argomento il suo cavallo di battaglia, salvo poi firmare, regolarmente, il decreto per i flussi e fare entrare nuovi emigranti, indispensabili alla nostra economia. Ma la relazione non parla dei nostri “extra-comunitari” ma bensì di noi italiani verso l’inizio del secolo scorso. L’ultimo capoverso poi è davvero impressionante, ho la pelle d’oca. Quelle persone puzzolenti e tarde di comprendonio sono poi diventate: Nancy Pelosi, capo del parlamento americano; Geraldine Ferraro, prima donna a concorrere alla carica di vice-presidente degli Usa; Fiorello Laguardia, grande sindaco di New York; etc etc. Come affermo da sempre, una maggiore cultura storica non farebbe male alle nostre cellule neuronali.Firma


Leggete anche:

Tamponamento, pronto soccorso e razzismo


Giuseppe per la Storia

#650

 

Stand up for downs

Sindrome di Down

Stand up for downs

La ballata delle NON-PERSONE

 

 Sindrome di Down
Stand up for downs !!! – Nasco down? – Potrebbero uccidermi…
 
Amici di Facebook e dei blog, vi invitiamo tutti a partecipare all’evento: LA BALLATA DELLE NON-PERSONE (ovvero: Stand up for downs). Vi invitiamo, cioè, sabato 17 marzo (possibilmente intorno alle 15 del pomeriggio), a SOSTITUIRE la foto del vostro profilo con quella di Cristina Acquistapace (che trovate qui sotto), e a MANTENERE la nuova foto per una settimana (fino a sabato 24 marzo).
Link alle foto di Cristina da cui scaricare la foto per il proprio profilo: https://docs.google.com/open?id=0B4NZrIoBhCQDa3FQUnVOSjFTUy1SdTlDcmJ1MER6QQ
E questo:
- Per manifestare una civile forma di dissenso rispetto alle idee espresse da due ricercatori italiani (Alberto Giubilini e Francesca Minerva) nella rivista “Journal of Medical Ethics”: sarebbe moralmente lecito uccidere i neonati disabili
- Per ricordare a tutti che il 21 marzo è la Giornata Mondiale per la Trisomia 21 – “World Down Syndrome Day”
Vi preghiamo, ugualmente, di fare “passa parola”, chiamando amici e conoscenti a partecipare all’evento: a identificarsi con il volto di Cristina e di tutti i disabili e a ballare con loro la BALLATA DELLE NON-PERSONE…
Anch'io sono Down - Cristina AcquistapaceCRISTINA ACQUISTAPACE è una ragazza down della Valtellina. Alcuni l’hanno conosciuta durante assemblee studentesche fatte nelle scuole, come è avvenuto a Schio (VI). Altri la conosceranno tra qualche mese a Catania. Molti l’hanno vista intervistata in televisione. Qualcuno ha seguito anche una fiction, trasmessa da TV2000, in cui ha recitato una parte.
Non so se lo sai, Cristina, ma tu, appena nata, durante i primi giorni, durante le prime settimane di vita, eri una PRE-PERSONA, cioè una NON-PERSONA (come del resto noi tutti, appena nati: anche i più sani, i più robusti, i più belli…). Sì, eri una non-persona (in atto), e i tuoi genitori – i tuoi magnifici genitori – avrebbero avuto, secondo i giovani ricercatori italiani Alberto Giubilini e Francesca Minerva, tutto il diritto morale di farti fuori. No, non sarebbe stato un “infanticidio”: il termine ferisce troppo la coscienza. Sarebbe stato un “aborto post-natale”: l’espressione sembra più digeribile… Saresti stata, in quei giorni, una PERSONA SOLTANTO IN POTENZA: non avevi alcun diritto di vivere, Cristina, come del resto noi tutti, e i tuoi, a ucciderti, avrebbero solo risparmiato a se stessi traumi psicologici e allo Stato i costi sociali per gli insegnanti di sostegno che hai avuti e per la pensioncina che hai…
Cristina amante della Vita e che insegni – a chi ti conosce – ad amare la Vita…
Ma cosa ci saremmo persi, Cristina, senza di Te? Quale CATTEDRA DI VITA non avremmo potuto ascoltare? E senza Francesco, senza Valeria, Veronica, Federico, Nicola, Luca, Chiara, Stefania, Michele…, senza tutti quei ragazzi disabili che ciascuno di noi ha conosciuto e che riempiono di raggi di luce – di voglia di vivere – le nostre giornate… E tu, Cristina, cosa ti saresti persa? La VITA, semplicemente la VITA: i volti dei genitori e dei fratelli incollati in un bacio al tuo volto; gli occhi nostri che incrociano i tuoi e li accarezzano; la neve delle tue montagne, che ti rimandano l’eco del tuo sorriso; il mare del tuo Salento in cui sguazzi incantata; le canzoni di De Andrè che sempre canticchi felice; l’Africa che hai tenuto in braccio nei suoi scheletriti bambini…
Dinanzi all’etica di morte – di richiamo (che lo si voglia o no) chiaramente nazista – dei due ricercatori italiani, reagiamo con una ballata: sul palcoscenico dell’esistenza assumiamo tutti, Cristina, la tua identità. SIAMO TE E BALLIAMO CON TE LA BALLATA DELLE NON-PERSONE. A nome di tutti i ragazzi down e disabili d’Italia. E delle loro famiglie. A nome del piccolo Knauer, il primo bambino finito sotto la mannaia eugenetica di Hitler. Ma a nome anche nostro: per quando diventeremo vecchi e malati, e perderemo, forse, autonomia e consapevolezza, e non sapremo attribuire alla nostra esistenza nemmeno un valore di base, riducendoci a… NON-PERSONE… E dunque a nome anche di Alberto Giubilini e Francesca Minerva (anch’essi diventeranno vecchi e malati: POST-PERSONE???…).
Uccideteci, o voi tutti nel mondo che volete avere in mano la Vita degli altri, sì, uccideteci… Se un neonato disabile è una non-persona, anche noi lo siamo stati, lo siamo, lo saremo:
UCCIDETECI! SI’, UCCIDETECI,
MINISTRI DI MORTE OVUNQUE NEL MONDO!
MA OGNI GIORNO AVRA’ LA SUA NOTTE,
E NOI CI INSINUEREMO NELLA VOSTRA COSCIENZA
E MAI VI LASCEREMO DORMIRE!
Finché un NEONATO DISABILE vi sorriderà,
un NEONATO DOWN stringerà, con la sua minuscola mano,
un dito della vostra mano possente.
E disarmerà il vostro appetito di morte…
E ANCHE VOI GLI SORRIDERETE…
È questa la nostra ballata. Perché non vogliamo tacere. Come la “brava gente” della Germania nazista che a tutto si abitua – così ci ha insegnato Paolini nel suo spettacolo “Ausmerzen” –. La “brava gente” vede i Tedeschi “imperfetti” (malati di mente e bambini disabili) salire come un “fumo lento” nel cielo, li vede disperdersi “nel vento”, e tace, fa finta di nulla, volge altrove lo sguardo… No. Noi urliamo. Non vogliamo essere la “brava gente”. Nemmeno davanti a “discussioni teoriche”, a “esercizi di logica” (che poi diventano – ci insegna sempre Paolini – proposte effettive: “Le idee camminano, hanno gambe!”). Noi urliamo. In silenzio. In silenzio noi cantiamo la BALLATA DELLE NON-PERSONE.
UCCIDETECI! SI’, UCCIDETECI,
MINISTRI DI MORTE OVUNQUE NEL MONDO!
MA OGNI GIORNO AVRA’ LA SUA NOTTE,
E NOI CI INSINUEREMO NELLA VOSTRA COSCIENZA
E MAI VI LASCEREMO DORMIRE!
Finché un NEONATO DISABILE vi sorriderà,
un NEONATO DOWN stringerà, con la sua minuscola mano,
un dito della vostra mano possente.
E disarmerà il vostro appetito di morte…
E ANCHE VOI GLI SORRIDERETE…
Appuntamento su Facebook: SABATO 17 MARZO (e FINO A SABATO 24 MARZO)
 

Qualche giorno fa ho letto questa frase: “Sono nato senza una gamba. A volte sono triste, ma poi penso ai ragazzi meno fortunati di me, quelli che mi prendono in giro. A loro è andata peggio. Sono nati senza cuore.” Beh ho pensato ai due medici dell’articolo, a loro è andata decisamente male, non sono Down però sono, irrimediabilmente, senza cuore.


Giuseppe per gli angeli Down

#644

 

Tamponamento, pronto soccorso e razzismo

Penna

“Il sonno della ragione genera mostri”

Francisco Goya

 

 Pronto soccorso bambini

Pronto soccorsoFebbraio, appena finiti i 3 giorni della merla e nel Veneto settentrionale il freddo comincia a giocare duro. Ore 13.45 comincia a nevicare, spettacolo magnifico, con i fiocchi che cadono giù nella loro atavica danza che non smette mai di affascinare. Troppo forte la tentazione per non fare una foto e postarla a tutti gli amici di facebook. Ore 14.00 foto postata e cominciano i primi commenti. Neanche il tempo di leggerli che vengo richiamato al mio dovere di pedagogo, devo correre a scuola, c’è da sorvegliare gli alunni durante il loro progetto di “peer tutoring”, ovvero studenti (bravi) che insegnano a studenti (meno bravi), il mio compito è quello di vigilare che tutta avvenga regolarmente e di intervenire in caso di bisogno… didattico. Comincia la vestizione, pedule strategiche (studiate per scalare Annapurna, come si fosse al parco sotto casa), maglione iper-caldo (con corredo di renne e babbinatali vari che lo istoriano), super-piumone (con almeno un allevamento di oche spennato dentro, povere oche), sciarpa fantozziana (avvolgente, quasi come i fili di una dinamo). Pronti per andare a scuola. Prendo la macchina, allaccio le cinture, guido con molta cautela, la neve appena caduta rende vischiosa la strada più delle insalate condita dal mio papà (note per l’abbondanza d’olio con cui le lubrificava). Dopo 300 metri mi fermo ad un semaforo, è rosso. Il ragazzo che mi segue, distratto dalla manovra improvvida di un camion, mi viene addosso e mi tampona. Poverino lui ci ha provato a schivarmi, ma sotto le ruote c’è una sostanza saponosa, e la sua macchina termina la corsa contro il paraurti della mia. Io scendo, un po’ intontito, ma lucido, scambio di generalità con il mio tamponatore e decidiamo di rimandare le pratiche burocratiche alla sera, con tutta calma e senza quella fastidiosa neve che continua a venir giù (la poesia della neve comincia a scemare). Riprendo la mia strada per la scuola. Arrivato a scuola, evidentemente il mio volto denuncia un po’ di stress da tamponamento, i miei colleghi mi chiedono cosa sia successo. Io informo loro dei fatti e loro mi spediscono di corsa al pronto soccorso, è sempre meglio controllare che nell’impatto non ci sia stato il famoso “colpo di frusta”. Sarà  lo stress, sarà la suggestione io cominciavo a sentire caldo al collo e un lieve dolore. Convinto, mi dirigo al pronto soccorso. Arrivo, ci sono un po’ di persone, normale amministrazione, dovrei aspettare un paio di altri casi, non molto gravi, prima del mio turno. Aspetto. Nel frattempo arriva una mia ex-alunna che per la neve è scivolata con il motorino, lei sospetta una frattura al braccio, io la lascio passare prima di me. Al triage, l’infermiere è molto cortese, raccoglie i dati di tutti, misura la pressione, controlla il battito e poi mette in attesa a seconda della gravità. Così accade per la mia ex alunna, e per gli altri. Arriva il mio turno, l’infermiere mi chiede la tessera sanitaria, io dico di non averla con me, ma che se vuole ricordo a memoria il codice fiscale e posso dettarglielo, lui molto gentilmente mi dice che basta il nome e cognome. Mi trova nell’archivio, imposta la denuncia, non trova il mio titolo, si scusa che non può mettere “prof”, io dico che non è importante. Mi fa accomodare, molto gentilmente misura anche a me la pressione e poi m’invita ad attendere il mio turno per la visita medica. Ritorno in sala d’attesa, m’informo delle condizioni della mia ex-alunna, con qualche battuta cerco di tirarla su. Mentre parlo con la mia alunna, arriva un’urgenza, un ragazzo, su una sedia a rotelle, è semi-svenuto, una mano fasciata, ha il capo reclino e non lo vedo in volto. E’ vestito con una tuta, un incidente sul lavoro. Entra subito dall’infermiere che ci aveva visitato prima. Chiudono la porte, il ragazzo ha una ferita grave alla mano (poi scoprirò che praticamente in un tornio si è spappolato un dito).
 Il sonno della ragione genera mostri - Francisco GoyaRestiamo fuori noi in attesa, anche un po’ in ansia per la situazione del ragazzo. Nonostante la porta chiusa, sentiamo la voce dell’infermiere. Ma qualcosa è cambiato, non è più gentile come prima. La sua voce è diventata dura. Si rivolge al ragazzo con malagrazia. Lo sgrida. Gli dice si smetterla di lamentarsi (in malo modo). Sentiamo che lo strattona. “Smettila”… “girati”…”adesso basta”…. Spezzoni di frasi ci arrivano, io guardo in faccia gli altri in attesa e sui nostri volti si dipinge lo stupore. Non capiamo come mai quell’infermiere, fino a quel momento così cortese con noi, adesso sia così rude, maleducato, poco professionale nei confronti di quel ragazzo. Ragazzo che ha la situazione clinica più grave di tutti noi, è semi-svenuto, ed è evidente che soffre molto. Mentre ciò accade, viene chiamato il mio nome e devo andare dal dottore per la visita. Il dottore mi ”collarizza” subito e mi manda a fare le radiografie di rito. Mi sposto ancora e vado nella sala radiologica, a poco a poco vengo raggiunto dagli altri che erano con me in attesa al pronto soccorso, compresa la mia ex-alunna che nel frattempo si aggrava e sente più dolore.
Dopo una decina di minuti arriva anche il ragazzo che aveva avuto l’incidente sul lavoro. Stavolta è sveglio e posso guardarlo in faccia. A questo punto capisco tutto. Il ragazzo non è italiano, dai tratti somatici potrebbe essere un indo/pakistano/bengalese. L’infermiere formato dottor Jekyll/mr Hyde, è affetto da schizofrenia, bravo e cortese con gli italiani (strano che non abbia captato il mio accento sud-tirolese, mooooooolto a sud del Tirolo), e davvero spregevole con “quelli di colore”.  Avevo appena postato il racconto della signora, dell’uomo di colore, della hostess e della brillante soluzione del capitano dell’aereo, che è in odore di “bufala”, e poi constato personalmente che la realtà a volte può superare la fantasia.
Ho passato una notte insonne, un po’ il dolore al collo, un po’ un senso di fastidio diffuso verso il genero umano e poi ho pensato ad Auschwitz e mi sono addormentato pensando….. non è cambiato niente.

Concludo con una frase del Goya, sommo pittore e grande pensatore: “Il sonno della ragione genera mostri”.Firma


Leggete anche:

Flussi e riflussi storici

Giuseppe per un mondo senza razzismi

#609

 

Stupidità ad alta quota

Aereo che sorride

Stupidità ad alta quota

 Aereo che sorride
Hostess Pan Am Hostess Pan Am

Quello che vi sto per raccontare, è accaduto durante un volo della compagnia aerea TAM. Una donna bianca di 50 anni si è accomodata al suo posto in aereo e ha visto che il passeggero accanto a lei era un uomo colore.

Visibilmente furiosa, chiamò la hostess. “Qual è il problema, Signora?” Le chiese la hostess. “Non lo vede?” Disse la Signora – “Mi è stato dato un posto accanto ad un uomo di colore, non posso sedere affianco a lui! Deve assolutamente cambiarmi di posto!”. “Per favore, si calmi..” – Disse l’hostess. ”Purtroppo, tutti i posti a sedere sono occupati, ma possiamo verificare se ce ne sono ancora alcuni liberi”.

La hostess verificò e poi ritornò dalla Signora. “Signora, come le ho detto, non c’è alcun posto vuoto in questa classe, in economy. Ma ho parlato con il comandante e mi ha confermato che non ci sono posti liberi neanche in classe economica. Abbiamo solo posti in prima classe.” E Tam airlinesprima che la Signora dicesse qualcosa, la hostess continuò: “Guardi, è insolito per la nostra azienda consentire ad un passeggero di cambiare la classe economy con la prima classe. Tuttavia, date le circostanze, il comandante pensa che sarebbe uno scandalo far viaggiare un passegero seduto accanto ad una persona sgradevole”. E rivolgendosi al signore di colore, la hostess disse: “Il che significa, Signore, se lei vuole, può prendere i suoi bagagli, le abbiamo riservato un posto in prima classe…” E tutti i passeggeri vicini, scioccati dall’aver visto questo comportamento da parte della Signora, hanno iniziato ad applaudire, alcuni anche in piedi”.


E’ quasi certamente una bufala (hoax), però a me piace immaginare che possa essere accaduto veramente.


Giuseppe per l’intelligenza anche ad alta quota

#608

 

Il giorno della memoria

Il giorno della memoria - 27 gennaio

Il giorno della memoria

27 gennaio

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. (Primo Levi) – ”Se Dio esiste, deve chiedermi scusa” (Anonimo)

Il giorno della memoria - 27 gennaio Il giorno della memoria – 27 gennaio

Nomadi – Auschwitz


Il giorno della memoria - 27 gennaio Il giorno della memoria – 27 gennaio

Ho visitato i campi di concentramento di Mauthausen e di Dachau. Le sensazioni sono state le stesse. In entrambi i casi era inverno, una bruma copriva le baracche e un freddo penetrante entrava fino al midollo dell’anima. Ero vestitissimo, avevo pantaloni caldi, maglie e maglioni di fibre naturali, e un piumone caldo e confortevole. Ma io avevo freddo lo stesso. Era il freddo della vergogna, era il freddo di chi è imparentato con quelli che avevano potuto compiere quello scempio. Per un attimo mi sono immaginato nudo, alle 6 del mattino, in un freddo inverno del centr’Europa. In quel momento ho capito fino in fondo il significato di una scritta trovata nel campo di concentramento di Auschwitz  che recitava così: ”Se Dio esiste, deve chiedermi scusa”. Ma non è stato Dio a mandare quel castigo, ma solo altri uomini simili a noi. Sono certo che se anche andassi in estate, con 40 gradi, io sentirei freddo. Il freddo dell’insensibilità umana.

Giuseppe per il giorno della memoria… tutti i giorni.

#601

Uomo di colore

Mano colorata

Uomo di colore a chi?

 Mano colorata

 Uomo di colore

CARO FRATELLO BIANCO

Per tutti quelli che chiamano un uomo nero (di colore)
Quando nasco, IO sono nero!
Quando cresco, IO sono nero!
Quando sto male, IO sono nero!
Quando ho paura, IO sono nero!
Quando prendo il sole, IO sono nero!
Quando muoio, IO sono nero!Quando nasci, TU sei rosa!
Quando cresci, TU sei bianco!
Quando stai male, TU sei giallo!
Quando hai paura, TU sei verde!
Quando prendi il sole, TU sei rosso!
Quando muori, TU sei viola!e TU,
hai il coraggio di dire,
che IO,
sono di colore?

A dire il vero non ci avevo mai pensato….. però è proprio vero!


Giuseppe per i colori appropriati.

#571

 

Prima di tutto… – Bertold Brecht

Prima Di Tutto Vennero A Prendere Gli Zingari -

Prima Di Tutto Vennero A Prendere Gli Zingari

 Prima Di Tutto Vennero A Prendere Gli Zingari -

Di Bertold Brecht

Berlino, 1932

Prima di tutto vennero a prendere gli zingarie fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebreie stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,e non c’era rimasto nessuno a protestare

Alcuni siti attribuiscono il testo a Martin Niemoller, pastore protestante, estimatore del nazismo prima e oppositore poi. Pare che un suo sermone fece talmente infuriare Hitler che questi lo fece internare in un campo di concentramento (dove vi rimase per anni).


C’è bisogno di commenti? 


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Giuseppe per gli zingari, ebrei, omosessuali, comunisti e per Se stesso

#223

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