Panem et circenses

Panem et circenses - 18esimo scudetto del Milan

Panem et circenses – 18esimo scudetto del Milan

 Panem et circenses - 18esimo scudetto del Milan

Panem et circenses

Panem et circenses (letteralmente, Pane e corse dei cavalli) è una locuzione in lingua latina molto conosciuta e spesso citata. Era usata nella Roma antica.Contrariamente a quanto generalmente ritenuto, questa frase non è frutto della fantasia popolare ma è da attribuirsi ad un autore specifico. È stata scritta infatti dal poeta latino Giovenale, Questo poeta fu un grande autore satirico: amava descrivere l’ambiente in cui viveva, in un’epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare con elargizioni economiche e con la concessione di svaghi a coloro che erano governati (in questo caso le corse dei carri tirati da cavalli che si svolgevano nei circhi come il Circo Massimo e il Circo di Massenzio).

La pratica di distribuzioni di grano gratuite o a prezzi inferiori a quelli di mercato (frumentationes) era già iniziata ai tempi delle Repubblica ed era stata regolata dalle varie lex frumentaria. Anche in quel periodo le maggiori elargizioni di cibo furono fatte da magistrati che curarono molto anche i pubblici spettacoli. Marco Terenzio Varrone Lucullo nel 79 a.C. da semplice edile curò giochi molto sfarzosi e sei anni dopo fu il presentatore di una lex frumentaria molto generosa. 

Panem et circensesSotto l’impero Roma giunse ad importare 3,5 milioni di quintali di frumento, per l’epoca quantità molto impegnativa. Si potrebbe sostenere che tutta l’organizzazione politica dell’Impero fu modulata sulla duplice esigenza di rifornire di frumento la capitale e le legioni di stanza ai confini. L’immensa quantità del frumento importato da Roma proveniva da una pluralità di province, Sicilia, Sardegna, province asiatiche e africane, ma il perno dell’approvvigionamento era costituito dall’Egitto, che soddisfaceva oltre metà del fabbisogno. Anche quando il trasporto era affidato a imprenditori privati, solo il ferreo controllo statale (guerra ai pirati, organizzazione dei siti di sbarco e stoccaggio ecc.) poteva permettere un tale risultato. 

Per estensione, la locuzione è stata successivamente usata, soprattutto in funzione critica, per definire l’azione politica di singoli o gruppi di potere volta ad attrarre e mantenere il consenso popolare mediante l’organizzazione di attività ludiche collettive, o ancor più specificatamente a distogliere l’attenzione dei cittadini dalla vita politica in modo da lasciarla solo alle élite. Con intenzione simile, si è usata l’espressione Feste, farina e forca per definire la vita nella Napoli del periodo borbonico, in cui all’uso di feste pubbliche e di distribuzioni di pane si accompagnava la pratica di numerose impiccagioni pubbliche come dimostrazione della capacità del potere politico di assicurare il mantenimento della legalità. 

L’espressione Panem et Circenses rappresentava un meccanismo di potere influentissimo sul popolo romano, era la formula del benessere popolare e quindi politico; un vero bozzo/strumento in mano al potere per far cessare i malumori delle masse, che con il tempo ebbero voce proprio nei luoghi dello spettacolo. Questa locuzione (“Panem et Circenses”) viene anche usata per indicare il modo di parlare nell’età romana.

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.


Vi ricorda niente tutto ciò? vittorie calcistiche, spettacoli televisivi demenziali – eppure seguitissimi – , ballerine, etc… etc….


Giuseppe pizia.

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