La Solitudine dei Numeri Primi – Trailer film

La Solitudine dei Numeri Primi - Trailer film

La Solitudine dei Numeri Primi – Trailer film

 

 La Solitudine dei Numeri Primi - Trailer film

Locandina La solitudine dei numeri primi

Alice e Mattia. Coetanei a Torino. Bambini le cui coscienze sono attraversate da un trauma profondo che non li abbandonerà mai. Alice e Mattia. Si conoscono. Potrebbero amarsi. Si separano (lui accetta un incarico in Germania e lei si sposa). Potrebbero ritrovarsi se consentissero a se stessi ciò che si sono sempre in qualche modo vietati.

Saverio Costanzo alla sua terza prova si assume il non facile compito di rileggere un best seller quale è il romanzo omonimo di Paolo Giordano (con il quale scrive la sceneggiatura). Lo fa con grande coraggio a partire dal nuovo mutamento di stile. Nessuno dei tre film del regista è simile all’altro nello sguardo e nelle modalità di ripresa perché Costanzo adatta il proprio fare cinema (che resta coerente in quanto a scelta di tematiche di base) alla storia che racconta. Questo può spiazzare chi preferisce che un regista rimanga sempre fedele ad elementi linguistici che lo rendano facilmente identificabile e collocabile.

Costanzo destruttura la linearità narrativa del romanzo avvertendoci sin dall’inizio (grazie anche alla musica di Mike Patton e a una grafica di forte impatto) che ci troviamo dinanzi ad un horror. Perché l’orrore della sofferenza attraversa corpi ed anime dei due protagonisti. Alice, la cui lesione fisica verrà spiegata solo molto più avanti ma che da subito determina il suo rapporto con il mondo e Mattia, che ha un vulnus che lo tormenta nel profondo spingendolo all’autolesionismo. Due corpi che potrebbero fondersi ma che restano murati in una solitudine che si presenta come ineluttabile perché il senso di colpa e il sentirsi fuori posto (in una società sempre più spietata sin dalle età più giovani) finiscono con lo spingere a costruire muri in cui si possono aprire solo piccole brecce che sembrano sempre pronte a richiudersi. 

I flashback inseguono i flashforward perché il dolore non conosce percorsi canonici e gli eventi che hanno segnato una vita non chiedono il permesso per riemergere. Costanzo ricostruisce la sofferenza del vivere di Alice e Mattia quasi fosse il puzzle che quest’ultimo portò alla festa di compleanno di un compagno di classe che costituì l’atroce punto di non ritorno della sua vita. I pezzi di un puzzle si combinano per associazioni che ogni appassionato al gioco individua in modo diverso e finiscono con il determinare solo alla fine una struttura che origina dal caos di una miriade di pezzi. Così come le vite dei due protagonisti. Così come le vite di molti. Numeri primi divisibili solo per uno e per sé stessi in disperata e talvolta contraddittoria ricerca di una possibilità diversa.

Tratto da Mymovies


Qui la scheda del libro

La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano.


Giuseppe per il cinema

#256

Camilleri Lucarelli – Acqua in bocca

Libri

Camilleri  Lucarelli – Acqua in bocca

 Camilleri  Lucarelli - Acqua in bocca

Nella notte del 27 maggio 2006, in un appartamento nel centro di Bologna, viene rinvenuto il cadavere di unCamilleri  Lucarelli - Acqua in bocca uomo. È riverso in cucina, la testa è avvolta da un sacchetto di plastica, indossa una sola scarpa e accanto a lui ci sono alcuni pesci rossi, ugualmente morti.

Le indagini vengono affidate all’ispettrice Grazia Negro che di lì a poco ritiene opportuno rivolgersi al collega Salvo Montalbano, commissario a Vigata, in Sicilia, per ottenerne l’aiuto: non solo perché la vittima, Arturo Magnifico, era originaria appunto di Vigata, ma anche perché si sono verificati molti fatti strani che hanno messo in allarme l’ispettrice.

Mediante una fitta corrispondenza affidata ai più diversi canali non ufficiali (spedizioni di cannoli e tortellini, amici di passaggio a Bologna) i due poliziotti riescono a trovare la probabile soluzione del caso: si tratta di un’azione dei servizi deviati che per occultare alcuni pericolosi segreti si sono serviti di una spietata donna killer, non ignota al commissario.

Poiché l’ostinazione a proseguire l’indagine mette ormai in pericolo le loro stesse vite, Montalbano e Grazia si incontrano a Milano Marittima, dove organizzano una trappola per rendere inoffensiva l’assassina.

Il piano funziona (un po’ fortunosamente… ) al di là delle più ottimistiche speranze e la faccenda si conclude di fatto con un insabbiamento.

Tratto da Wikipedia


Premesso che ho letto quasi-tutto Camilleri, di aver guardato qualche volta “Notte Blu” su Raitre, di averAndrea Camilleri letto un altro libro di Lucarelli che nn era stato malaccio. Premesso tutto ciò questo libro nn mi ha entusiasmato, forse risente di una piccola furbata commerciale. Mettere insieme due mostri sacri del noir all’italiana poteva di sicuro portare grosse entrate nelle casse dell’editore.  Il plot nn è malaccio, però io lo trovo un po’ sottotono rispetto alle potenzialità dei due autori. Si vede chiaramente che “gigioneggiano” ed io fedele lettore mi sento un po preso per il c… ollo. Comunque è stata una lettura piacevole di un paio d’ore, ma non rimarrà negli annali della letteratura noir, nonostante le vendite. 


Giuseppe ipercritico

#233

 

Acciaio – Silvia Avallone

Acciaio - Silvia Avallone

Acciaio – Silvia Avallone

 

 Acciaio - Silvia Avallone

Acciaio - Silvia Avallone

Anna e Francesca, “tredici anni quasi quattordici”, vivono nei casermoni di cemento costruiti negli anni Settantadalla Lucchini S.p.a., la grande acciaieria che ancora oggi dà pane e disperazione a tutta Piombino. Anna e Francesca, la mora e la bionda, sono bellissime e irriverenti, e soprattutto sono inseparabili. Ma quando Anna scopre l’amore e il sesso con Mattia, qualcosa si rompe tra le due, che verranno risucchiate nelle loro storie private, sole davanti a genitori buoni a nulla o assenti o violenti, e si riabbracceranno solo quando la vita le sottoporrà alle prove più crudeli. Nel suo sorprendente romanzo d’esordio, Silvia Avallone racconta una periferia che non sembra avere rappresentazione pubblica, un’Italia alla ricerca di un’identità e di un futuro che paiono orizzonti lontanissimi, irraggiungibili come l’isola d’Elba, bellissima e a poche miglia di mare: un paradiso a portata di mano che resta però inaccessibile.

La Feltrinelli


Giuseppe…. working in progress

#224


Colazione da Tiffany – Libro – Film

Colazione da Tiffany - Libro - Film -  Audrey Hepburn

Colazione da Tiffany – Libro – Film

 Colazione da Tiffany - Libro - Film

Colazione da Tiffany – Truman Capote (Romanzo) Trama


Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

La vita di Holly Golightly, una ragazza al tempo stesso dolce, caparbia, cinica e sognatrice, è raccontata da un aspirante scrittore, suo amico e vicino di casa.

La storia prende inizio dal ritrovamento, da parte del barista Joe (innamorato di Holly), di una strana foto che ritrae una statua africana dalle fattezze della ragazza. Da qui si dipana un lungo flashback nel quale l’autore ricorda gli anni precedenti, quando conobbe Holly, sua vicina di appartamento nell’Upper East Side di New York. Ella era alla ricerca del suo posto nel mondo, un posto come la gioielleria Tiffany, dove si sarebbe sentita protetta e al sicuro e avrebbe smesso di avere quelle che chiama le sue “paturnie”. Nel frattempo, però, vive una vita altamente sregolata, fatta di mondanità, eccessi e di espedienti atti a mantenerla sempre così. Tra di essi ci sono quelli di accompagnarsi a dei ricchi facoltosi di cui non è assolutamente innamorata, e di andare a trovare ogni giovedì Sally Tomato, gangster mafioso in cella a Sing Sing e riferire al suo avvocato delle misteriose ‘”previsioni del tempo”. Unica compagnia fissa è quella di un gatto rosso senza nome.

Tra il protagonista e Holly nasce un rapporto di difficile interpretazione: amore platonico, amicizia tra uomo e donna, complicità che a volte sembra alludere all’omosessualità del narratore. Lui è ammirato dal carattere e dallo stile di vita della ragazza, finché fa la conoscenza di un veterinario del Texas che gli rivela molte cose su Holly: la ragazza si chiama in realtà Lula Mae ed è sua moglie. Il dottore dice di averla sposata quando ancora era una ragazzina, un’orfana che lui aveva adottato assieme al fratello Fred. Doc tenta di riportarla a casa, ma lei rifiuta.

Questo episodio, assieme alla relazione di Holly con Rusty Tawler, un miliardario immaturo e antipatico, porta a diversi attriti tra il protagonista e la ragazza, che sfociano in una rottura. Che però si acquieta quando lui la soccorre in seguito a una crisi dovuta alla morte di suo fratello Fred in guerra. In seguito alla fine della relazione con Rusty, Holly si fidanza con un politico brasiliano, Jose, gentile ma molto attaccato all’immagine politica. Ben presto Holly rimane incinta di Jose, e questi decide di portarla con sé in Brasile per sposarla.

Quando ormai tutto sembra essere stato deciso, Holly invita il protagonista ad una cavalcata nel parco; il cavallo di quest’ultimo si imbizzarrisce e, per salvarlo, Holly perde il bambino. Al ritorno, Holly viene però arrestata: le “previsioni del tempo” che lei portava da Sally Tomato al suo avvocato erano in realtà istruzioni spionistiche e mafiose. Solo grazie all’intercessione del suo ex manager Holly viene liberata, ma Jose la abbandona dicendo di non voler essere vittima di uno scandalo, sposandola. Holly tuttavia decide di non rinunciare ad andarsene in Brasile, e così abbandona il suo gatto a Spanish Harlem, sulla via per l’aeroporto. Solo poco prima di partire lei ha dei ripensamenti e, in lacrime, corre a cercare la bestiola, capendo quanto fossero in realtà legati e si appartenessero (e, indirettamente, lei fosse legata allo scrittore). Ma purtroppo non riesce a ritrovarlo e, dopo aver strappato al suo amico la promessa di ritrovare il gatto, parte per il Brasile.

Il protagonista non sentirà mai più Holly se non da una sola lettera pochi mesi dopo. Ritroverà il gatto, che adesso abita in una famiglia, e spera che anche Holly abbia trovato il suo posto nel mondo.


Colazione da Tiffany – Audrey Hepburn – (Film)


Breakfast at Tiffany’s(1961) – Moon River – Colonna Sonora – Henry Mancini


Finalmente una bella notizia dal mondo dei giovani:  Audrey Hepburn icona di riferimento per tante ragazzine contemporanee: la sua classe, il suo tubino nero, gli occhialoni che nascondevano qualche stravizio diventano importanti per le nostre ragazzine veline-addict. Bene!!! allora qualcosa si muove in positivo, speriamo bene (Horsefly)


Giuseppe per Holly.

#216

 

Richard Bach – Gabbiano Jonathan Livingston

Gabbiano Jonathan Livingston

 Gabbiano Jonathan Livingston

Richard Bach

 Gabbiano Jonathan Livingston

Ciascuno di noi è, in verità,
un’immagine del Grande Gabbiano, un’infinita idea di libertà, senza limiti.

…. . ….

Il Vostro corpo, dalla punta del becco alla coda, dall’una all’altra punta delle ali,
non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero,
visibile, concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero,
e anche il vostro corpo sarà libero.

…. . ….

Il segreto consisteva nel sapere che la sua vera natura viveva,
perfetta come un numero non scritto, contemporaneamente dappertutto,
nello spazio e nel tempo.

…. . ….

..Scegliamo il nostro mondo successivo
in base a ciò che noi apprendiamo in questo.
Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima,
con le stesse limitazioni.

…. . ….

 Puoi arrivare da qualsiasi parte, nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri.

…. . ….

Tu seguita ad istruirti sull’amore.

…. . ….

Mettere in pratica l’amore voleva dire rendere partecipe

 della verità da lui appresa, conquistata,

qualche altro gabbiano che a quella stessa verità anelasse.

…. . ….

 Devi solo seguitare a conoscere meglio te stesso,

ogni giorno un pochino di più..

…. . ….

Egli imparò a volare,

 e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare.

Scoprì che erano la noia e la paura e la rabbia
a rendere così breve la vita di un gabbiano.

…. . ….

D’ora in poi vivere qui sarà più vario e interessante …
Noi avremo una nuova ragione di vita. Ci solleveremo dalle tenebre dell’ignoranza,
ci accorgeremo di essere creature di grande intelligenza e abilità.
Saremo liberi! Impareremo a volare!

…. . ….

Non dar retta ai tuoi occhi, e non credere a quello che vedi.
Gli occhi vedono solo ciò’ che è limitato.
Guarda col tuo intelletto, e scopri quello che conoci già’,
allora imparerai come si vola. 


Le poesie sono le lacrime del cuore…


Giuseppe per il volo libero

#189

Siddharta – Herman Hesse

Libri

Siddharta – Herman Hesse

 Siddharta - Herman Hesse

« Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po’ diverso quando lo si esprime, un po’ falsato, un po’ sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d’accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d’un uomo suoni sempre un po’ sciocco alle orecchie degli altri »

Siddharta


Siddharta è un romanzo dello scrittore tedesco Hermann Hesse edito nel 1922.Siddharta - Herman Hesse

Il libro narra la vita di Siddharta, giovane indiano, che cerca la sua strada nei più svariati modi. Fin dall’inizio il narratore si dimostra esterno ed onnisciente poiché, benché faccia intuire che la storia di Siddharta sia tra le più particolari, non esprime un suo punto di vista. Si può dire che la focalizzazione sia quella del giovane.

Infatti è attraverso i suoi occhi che noi vediamo un’India del VI secolo a.C. dominata da molte religioni, da molti modi di vivere, da realtà e ipocrisie.

Siddharta inizia il suo viaggio fiancheggiato dall’inseparabile amico d’infanzia, Govinda, il quale lo ha sempre visto come un saggio. I due decidono di andare a vivere con i “Samana”, pensatori che vivono di poco o nulla, che imparano a immedesimarsi con tutto ciò che incontrano. Così fa infatti Siddharta. Dopo aver vissuto con loro, lui e Govinda decidono di andare a vedere il Buddha Gotama, alla quale setta Govinda decide di aggregarsi. Siddharta rimane quindi solo e arriva in una città, dove conosce la bella Kamala.

La straordinaria maestria di Hesse è ben visibile nei capitoli riguardanti Kamala, in quanto non la nomina mai con un appellativo dalla connotazione negativa, ma lascia intuire il lavoro, moralmente poco “elevato”, della donna. Siddharta decide di imparare l’amore da lei e tramite quello apprende i vari modi di lavorare, di guadagnare, di spendere e di divertirsi.

Il personaggio dell’autore che dapprima sembrava “immacolato” si dimostra soggetto alle debolezze umane, lui che considerava male quei comportamenti e che se ne considerava superiore.

Dopo anni e anni passati con Kamala, Siddharta si dispera, capisce il suo errore e scappa. Qui si ha il climax del libro, Kamala abbandonata dall’uomo che ama e da cui sa di non essere amata porta in grembo un figlio destinato a chiamarsi come il padre. Anche senza dichiararlo apertamente, l’autore lascia intendere che Siddharta incontrerà il figlio.

Questo succederà solo dopo un lungo periodo di transizione dell’ormai uomo Siddharta che, dilaniato dai rimorsi per il suo stile di vita degli ultimi anni, ipotizza per sé il suicidio come forma estrema di purificazione. Ma il caso, forse il destino, lo aiuta: incontra Govinda. L’amico da subito non lo riconosce, anzi si ferma pensando di aiutare uno sconosciuto. L’incontro tra i due è toccante, ma quando si separano si ha di nuovo la sensazione che si rivedranno.

Siddharta ha ritrovato un motivo di vita e cerca una nuova strada, che trova sulle sponde dello stesso fiume nel quale pensava di porre fine alla sua vita. A quel punto si imbatte in un barcaiolo che insegna al ragazzo l’essenza dell’acqua, mostrandogli il proprio spirito, come se il fiume fosse un’entità viva. Vasudeva, questo il suo nome, ci abita e condivide con Siddharta l’idea che il fiume sia vivo, che parli, che insegni. Siddharta decide di rimanere con Vesudeva da cui imparerà molto, anche durante i lunghi silenzi.

Siddhartha

Un’altra scena toccante si ha con il passaggio di Kamala che è in viaggio per trovare Gotama, il Buddha ormai morente; con lei c’è il piccolo Siddharta. Un serpente morde la madre, il piccolo piange e richiama l’attenzione del padre che, riconosciuta la donna, cerca di aiutarla, ma tutto è inutile. Ora Siddharta ha un figlio da crescere. Come in tutti i romanzi c’è l’antagonista dell’eroe, ma è un paradosso: di Siddharta è lo stesso figlio. Il giovane ragazzo è ribelle, non lavora, si annoia, non vuole imparare: totalmente il contrario del padre. Dopo anni di sofferenza, il figlio scappa e Siddharta è costretto a lasciarlo andare: sono troppo diversi per poter convivere. Questo episodio, inoltre, induce Siddharta a pensare a quando anche lui aveva abbandonato suo padre e al dolore che gli aveva sicuramente procurato. Un giorno anche il vecchio barcaiolo lascia Siddharta, recandosi nella foresta, alla ricerca anche lui di altre conoscenze.

E qui si chiude il libro, nel rincontro di Siddharta e Govinda, ormai vecchi, vissuti, sapienti. L’amico ancora una volta non riconosce Siddharta, invecchiato, cambiato. Si raccontano le vite, ma soprattutto Govinda chiede all’amico quale sia, dopo tutti questi anni, la sua filosofia e Siddharta attua un monologo a dir poco affascinante.

Ora c’è da chiedersi se quel che Hesse fa dire al suo personaggio non sia altro che quello che lui ha dedotto da anni di studi sui libri del nonno, ma su una cosa non si può che essere d’accordo: Siddharta è un Buddha.

Ciò che trasmette questo libro non è solo un insegnamento morale, ma una lezione di vita su come giudicare per essere giudicati, su come cercare la conoscenza e su come anche il più puro degli uomini si possa ritrovare nel peccato.


La morale non la si trova alla fine del libro, ma bensì è in ogni capitolo, in ogni pagina e in ogni parola. Un libro ricco di contenuti e di “saggezza” che ognuno di noi dovrebbe leggere almeno una volta nella propria vita..

E’ inevitabile immedesimarsi nel protagonista, con la sua voglia e la sua lotta per cercare la propria strada e per la verità. E’ incredibile l’umiltà e la voglia di apprendere di Siddharta, per lui ciò che sa non è mai abbastanza. Siddharta dovrebbe essere preso ad esempio da ogni giovane della nostra generazione, come un modello sa seguire in questa spasmodica ricerca, che è anche un po’ trovare se stessi. 

E’ senza ombra di dubbio un libro che fa ragionare. Ciò che trasmette questo libro è non solo un insegnamento morale, ma una vera e propria lezione di vita. Fa capire come anche il più puro degli uomini si possa ritrovare di fronte alle mille tentazioni della vita e cadere nel peccato. Ma anche se siamo sprofondati nel peccato esiste sempre una via per la redenzione, un processo catartico che in primo luogo porta alla propria felicità dopo tanta ansia di trsgressione.

Questo libro fa capire realmente come tutto ciò di cui ci circondiamo, tutte le belle apparenze nei rapporti con gli altri e con noi stessi, non bastano a farci sentire meglio. Non abbiamo realmente bisogno di tutto ciò che abbiamo. Ciò che ricerchiamo sempre e comunque è la pace con noi stessi, è la retta via.

Inevitabile innamorarsi di questo libro e del protagonista perché c’è un po’ di Siddharta in ognuno di noi.  (horsefly)


 

La morale non la si trova alla fine del libro, ma bensì è in ogni capitolo e in ogni pagina. Un libro ricco di contenuti e di “saggezza”.

E’ inevitabile immedesimarsi nel protagonista, con la sua voglia e la sua lotta per cercare la propria strada e per la verità. E’ incredibile l’umiltà e la voglia di apprendere di Siddharta, per lui ciò che sa non è mai abbastanza.

E’ senza ombra di dubbio un libro che fa ragionare. Ciò che trasmette questo libro è non solo un insegnamento morale, ma una vera e propria lezione di vita.

Fa capire come anche il più puro degli uomini si possa ritrovare di fronte alle mille tentazioni della vita e cadere nel peccato.

Questo libro fa capire realmente come tutto ciò di cui ci circondiamo, tutte le belle apparenze nei rapporti con gli altri e con noi stessi, non bastano a farci sentire meglio. Non abbiamo realmente bisogno di tutto ciò che abbiamo. Ciò che ricerchiamo sempre e comunque è la pace con noi stessi, è la retta via.

Inevitabile innamorarsi di questo libro e del protagonista perché c’è un po’ di Siddharta in ognuno di noi. 

Giuseppe.. on the road…. again.

#186

 

Antoine De Saint-Exupery – Il Piccolo Principe

Libro - Libri

Antoine De Saint-Exupery –

Il Piccolo Principe

(capitolo VII)

Antoine De Saint-Exupery -  Il Piccolo Principe
Al quinto giorno, sempre grazie alla pecora, mi fu svelato questo segreto della vita del piccolo principe.
Mi domando’ bruscamente, senza preamboli, come il frutto di un problemaAntoine De Saint-Exupery -  Il Piccolo Principe meditato a lungo in silenzio:
“Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?”
“Una pecora mangia tutto quello che trova”.
“Anche i fiori che hanno le spine?”
“Si. Anche i fiori che hanno le spine”.
“Ma allora le spine a che cosa servono?”
Non lo sapevo. Ero in quel momento occupatissimo a cercare di svitare un bullone troppo stretto del mio motore. Ero preoccupato perche’ la mia panne cominciava ad apparirmi molto grave e l’acqua da bere che si consumava mi faceva temere il peggio.
“Le spine a che cosa servono?”
Il piccolo principe non rinunciava mai a una domanda che aveva fatta.
Ero irritato per il mio bullone e risposi a casaccio:
“Le spine non servono a niente, e’ pura cattiveria da parte dei fiori”.
“Oh!”
Ma dopo un silenzio mi getto’ in viso con una specie di rancore:
“Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui.
Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine…”
Non risposi. In quel momento mi dicevo:
“Se questo bullone resiste ancora, lo faro’ saltare con un colpo di martello”.
Il piccolo principe disturbo’ di nuovo le mie riflessioni.
“E tu credi, tu, che i fiori…”
“Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie, io!”
Mi guardo’ stupefatto.
“Di cose serie!”
Mi vedeva col martello in mano, le dita nere di sugna, chinato su un oggetto che gli sembrava molto brutto.
“Parli come i grandi!”
Ne ebbi un po’ di vergogna. Ma, senza pieta’, aggiunse:
“Tu confondi tutto… tu mescoli tutto!”
Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati.
“Io non conosco un pianeta su cui c’e’ un signor Chermisi.
Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella.
Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il giorno ripete come te: ‘Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!’ e si gonfia di orgoglio. Ma non e’ un uomo, e’ un fungo!”
“Che cosa?”
“Un fungo!”
Il piccolo principe adesso era bianco di collera.
“Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine .
Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i fiori.
E non e’ una cosa seria cercare di capire perche’ i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non e’ importante la guerra fra le pecore e i fiori?
Non e’ piu’ serio e piu’ importante delle addizioni di un grosso signore rosso? E se io conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, e che una piccola pecora puo’ distruggere di colpo, cosi’ un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non e’ importante questo!”
Antoine De Saint-Exupery -  Il Piccolo PrincipeArrossi’, poi riprese:
“Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda.
E lui si dice: ‘Il mio fiore e’ la’ in qualche luogo’. Ma se la pecora mangia il fiore, e’ come se per lui tutto a un tratto, tutte le stelle si spegnessero! E non e’ importante questo!”
Non pote’ proseguire. Scoppio’ bruscamente in singhiozzi.
Era caduta la notte.
Avevo abbandonato i miei utensili.
Me ne infischiavo del mio martello, del mio bullone, della sete e della morte. Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c’era un piccolo principe da consolare!
Lo presi in braccio. Lo cullai. Gli dicevo:
“Il fiore che tu ami non e’ in pericolo … Disegnero’ una museruola per la tua pecora… e una corazza per il tuo fiore… Io… “
Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro. Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo…
Il paese delle lacrime e’ cosi’ misterioso.

Voglio tornare al mio asteroide, questo sasso  di incongruenze (chiamato Terra) non mi piace. Voglio la mia casa……. (horsefly)


Giuseppe  per una casa più serena……

#181

 

Fabio Volo – Esco a fare due passi

Volto enigma

Esco a fare due passi – Fabio Volo

 

 Libri

Esco a fare due passi - Fabio VoloQuando ho fatto l’amore con lei la prima volta pensavo di impazzire credevo che il mio cuore non potesse reggere tanta emozione facevo fatica a respirare. Il profumo della sua pelle era stato creato per me: era una droga, e da quel momento avevo bisogno almeno di una dose giornaliera per stare bene. Un profumo che annusi e dici: Casa.

(Esco a fare due passi. –  F. Volo)


Fabio Volo….. è nato il 23 giugno 1972, qualche “ora” dopo di me, ma lo stesso giorno del mese. Sarà un caso, ma dopo aver letto i suoi libri ho pensato: “Lui scrive quello che io penso”.  Empatia, zodiaco, affinità elettive, alea? Boh non lo so so!!!!!!!


Giuseppe per l’universo parellelo.

#169

Jacques Prévert – Questo amore

Jacques Prévert - Questo amore

Jacques Prévert

Questo amore

 Jacques Prévert - Questo amore

penna

Questo amore

 Così violento
Così fragileCosì tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo e cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando e buio
Così sicuro dì sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d’occhio
Perché noi lo tenevamo d’occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l’abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellatoJacques Prévert - Questo amore
Questo amore tutt’intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
E’ il tuo amore
E’ il mio amore
E’ quel che e stato
Questa cosa sempre nuova
Che non e mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l’estate
Sia tu che io possiamo
Andare e tornare possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l’ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov’eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t’abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.
Giuseppe per l’amore senza limiti.

#155

Salvatore Quasimodo – Ed è subito sera

Salvatore Quasimodo - Uomo del mio tempo

Salvatore Quasimodo

Ed è subito sera di Salvatore Quasimodo

 Salvatore Quasimodo - Uomo del mio tempo


Salvatore Quasimodo - Ed è subito sera

 
 
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole;
 
ed è sùbito sera.

 


Giuseppe per caducità delle cose.

#150

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