La Sora Cesira – Alemanno (Alejandro)

Smile

La Sora Cesira – Alemanno (Alejandro)

Lady Gaga Cover

 

 La Sora Cesira - Alemanno (Alejandro) Lady Gaga Cover


L’emergenza maltempo e l’abbondante nevicata che ha paralizzato la capitale e provocato un’aspra polemica tra il sindaco Gianni Alemanno e il capo della Protezione civile Franco Gabrielli ha ispirato l’ultima parodia in musica di Sora Cesira. Quest’ultima ha riadattato ‘Alejandro’ di Lady GaGa: il brano è diventato, neanche a dirlo, ‘Alemanno’.

Guarda altri video di Sora Cesira:

Sora Cesira – SeilMayavie’

Sora Cesira – Ici de Mario

Sora Cesira – Papa, no beach

Sora Cesira – Mamma mia the referendum

Sora Cesira – Le notti di Arcore

Sora Cesira – Le scappatelle di zio Angelino

Giuseppe per la grande nevicata del 2012 (musicale)

#616

 

Google Doodle – 06022012

Google – Doodle del giorno 06 Febbraio 2012


80esimo anniversario della nascita di François Truffaut

80esimo anniversario della nascita di François Truffaut

80esimo anniversario della nascita di François Truffaut

François Truffaut (Parigi, 6 febbraio 1932 – Neuilly-sur-Seine, 21 ottobre 1984) è stato un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, attore, scrittore e critico cinematografico francese.
Giuseppe per Google

#615

Nono anno

Wordpress Logo

Anniversario Blog:

5 Febbraio 2012 – Nono anno

Splinder Logo

Since 2003

Torta nono anniversario - 9 anni torta


Grazie! Grazie per le belle persone che ho conosciuto, grazie per chi ha avuto la pazienza di leggermi, grazie a chi ha arricchito la mia mente con il proprio Horsefly firmacontributo, grazie a tutti. 


Cronologia:

Separatore arancione

05 Febbraio 2003 – Nasce il blog sulla piattaforma Splinder
05 Febbraio 2004 – 1° Anno
05 Febbraio 2005 – 2° Anno
05 Febbraio 2006 – 3° Anno
05 Febbraio 2007 – 4° Anno
05 Febbraio 2008 – 5° Anno
05 Febbraio 2009 – 6° Anno
05 Febbraio 2010 – 7° Anno
05 Febbraio 2011 – 8° Anno
18 agosto 2011 – Si trasferisce sul dominio Lagreca.it – Tiscali Hosting – Piattaforma WordPress
01 Febbraio 2012 – Chiude la piattaforma Splinder
05 Febbraio 2012 – 9° Anno – 614 Post pubblicati
Giuseppe per gli anniversari

#614

 

Italia: 1956 – 1985 – 2012

Cristallo di neve - ghiaccio

Le grandi nevicate: 1956 – 1985 – 2012

Mia Martini - La nevicata del ’56 

La neve possiede questo segreto di ridare al cuore un alito di gioia infantile che gli anni gli hanno impietosamente strappato. (Antonine Maillet)
 Le grandi nevicate: 1956 - 1985 - 2012 Mia Martini - La nevicata del '56

Nevicata del 1956
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
La nevicata del 1956 e la relativa ondata di freddo rappresentano un evento meteorologico di particolare rilevanza ed eccezionalità storica per dimensioni del fenomeno che colpì il continente europeo e l’Italia nell’inverno di quell’anno.
Nel mese di febbraio di quell’anno un’ondata eccezionale di freddo investì buona parte dell’Europa e dell’Italia, coprendola di neve e gelo con un’intensità tale da essere definita la “nevicata del secolo”: costituì infatti l’evento nevoso più marcato e pesante dai tempi dell’inverno 1929 per tutta la penisola, ed i successivi fenomeni dell’inverno 1985, non meno rilevanti, non ne eguagliarono comunque l’estensione temporale e geografica.
Giuseppe per le grandi nevicate

#613

Ma che freddo fa

Nada - ma che freddo fa

Ma Che Freddo Fa

Nada vs Giusy Ferreri

 

Giusy Ferreri


Ma che freddo fa – Nada Malanima – 1969 - Testo

D’inverno il sole stanco
a letto presto se ne va
non ce la fa più
non ce la fa più
la notte adesso scende
con le sue mani fredde su di me
ma che freddo fa
ma che freddo fa
basterebbe una carezza
per un cuore di ragazza
forse allora sì – che t’amerei.
Mi sento una farfalla
che sui fiori non vola più
che non vola più
che non vola più
mi son bruciata al fuoco
del tuo grande amore
che s’è spento già
ma che freddo fa
ma che freddo fa
tu ragazzo m’hai delusa
hai rubato dal mio viso
quel sorriso che non tornerà.
Cos’è la vita
senza l’amore
è solo un albero
che foglie non ha più
e s’alza il vento
un vento freddo
come le foglie
le speranze butta giù
ma questa vita cos’è
se manchi tu.
Non mi ami più
che freddo fa
cos’è la vita
se manchi tu
non mi ami più
che freddo fa

Occhiatina al barometro sopra il terrazzino, ore 7.30, gradi: -10 Capperi!!!! Horsefly - firma


Giuseppe per gelo polare

#610

 

Tamponamento, pronto soccorso e razzismo

Penna

“Il sonno della ragione genera mostri”

Francisco Goya

 

 Pronto soccorso bambini

Pronto soccorsoFebbraio, appena finiti i 3 giorni della merla e nel Veneto settentrionale il freddo comincia a giocare duro. Ore 13.45 comincia a nevicare, spettacolo magnifico, con i fiocchi che cadono giù nella loro atavica danza che non smette mai di affascinare. Troppo forte la tentazione per non fare una foto e postarla a tutti gli amici di facebook. Ore 14.00 foto postata e cominciano i primi commenti. Neanche il tempo di leggerli che vengo richiamato al mio dovere di pedagogo, devo correre a scuola, c’è da sorvegliare gli alunni durante il loro progetto di “peer tutoring”, ovvero studenti (bravi) che insegnano a studenti (meno bravi), il mio compito è quello di vigilare che tutta avvenga regolarmente e di intervenire in caso di bisogno… didattico. Comincia la vestizione, pedule strategiche (studiate per scalare Annapurna, come si fosse al parco sotto casa), maglione iper-caldo (con corredo di renne e babbinatali vari che lo istoriano), super-piumone (con almeno un allevamento di oche spennato dentro, povere oche), sciarpa fantozziana (avvolgente, quasi come i fili di una dinamo). Pronti per andare a scuola. Prendo la macchina, allaccio le cinture, guido con molta cautela, la neve appena caduta rende vischiosa la strada più delle insalate condita dal mio papà (note per l’abbondanza d’olio con cui le lubrificava). Dopo 300 metri mi fermo ad un semaforo, è rosso. Il ragazzo che mi segue, distratto dalla manovra improvvida di un camion, mi viene addosso e mi tampona. Poverino lui ci ha provato a schivarmi, ma sotto le ruote c’è una sostanza saponosa, e la sua macchina termina la corsa contro il paraurti della mia. Io scendo, un po’ intontito, ma lucido, scambio di generalità con il mio tamponatore e decidiamo di rimandare le pratiche burocratiche alla sera, con tutta calma e senza quella fastidiosa neve che continua a venir giù (la poesia della neve comincia a scemare). Riprendo la mia strada per la scuola. Arrivato a scuola, evidentemente il mio volto denuncia un po’ di stress da tamponamento, i miei colleghi mi chiedono cosa sia successo. Io informo loro dei fatti e loro mi spediscono di corsa al pronto soccorso, è sempre meglio controllare che nell’impatto non ci sia stato il famoso “colpo di frusta”. Sarà  lo stress, sarà la suggestione io cominciavo a sentire caldo al collo e un lieve dolore. Convinto, mi dirigo al pronto soccorso. Arrivo, ci sono un po’ di persone, normale amministrazione, dovrei aspettare un paio di altri casi, non molto gravi, prima del mio turno. Aspetto. Nel frattempo arriva una mia ex-alunna che per la neve è scivolata con il motorino, lei sospetta una frattura al braccio, io la lascio passare prima di me. Al triage, l’infermiere è molto cortese, raccoglie i dati di tutti, misura la pressione, controlla il battito e poi mette in attesa a seconda della gravità. Così accade per la mia ex alunna, e per gli altri. Arriva il mio turno, l’infermiere mi chiede la tessera sanitaria, io dico di non averla con me, ma che se vuole ricordo a memoria il codice fiscale e posso dettarglielo, lui molto gentilmente mi dice che basta il nome e cognome. Mi trova nell’archivio, imposta la denuncia, non trova il mio titolo, si scusa che non può mettere “prof”, io dico che non è importante. Mi fa accomodare, molto gentilmente misura anche a me la pressione e poi m’invita ad attendere il mio turno per la visita medica. Ritorno in sala d’attesa, m’informo delle condizioni della mia ex-alunna, con qualche battuta cerco di tirarla su. Mentre parlo con la mia alunna, arriva un’urgenza, un ragazzo, su una sedia a rotelle, è semi-svenuto, una mano fasciata, ha il capo reclino e non lo vedo in volto. E’ vestito con una tuta, un incidente sul lavoro. Entra subito dall’infermiere che ci aveva visitato prima. Chiudono la porte, il ragazzo ha una ferita grave alla mano (poi scoprirò che praticamente in un tornio si è spappolato un dito).
 Il sonno della ragione genera mostri - Francisco GoyaRestiamo fuori noi in attesa, anche un po’ in ansia per la situazione del ragazzo. Nonostante la porta chiusa, sentiamo la voce dell’infermiere. Ma qualcosa è cambiato, non è più gentile come prima. La sua voce è diventata dura. Si rivolge al ragazzo con malagrazia. Lo sgrida. Gli dice si smetterla di lamentarsi (in malo modo). Sentiamo che lo strattona. “Smettila”… “girati”…”adesso basta”…. Spezzoni di frasi ci arrivano, io guardo in faccia gli altri in attesa e sui nostri volti si dipinge lo stupore. Non capiamo come mai quell’infermiere, fino a quel momento così cortese con noi, adesso sia così rude, maleducato, poco professionale nei confronti di quel ragazzo. Ragazzo che ha la situazione clinica più grave di tutti noi, è semi-svenuto, ed è evidente che soffre molto. Mentre ciò accade, viene chiamato il mio nome e devo andare dal dottore per la visita. Il dottore mi ”collarizza” subito e mi manda a fare le radiografie di rito. Mi sposto ancora e vado nella sala radiologica, a poco a poco vengo raggiunto dagli altri che erano con me in attesa al pronto soccorso, compresa la mia ex-alunna che nel frattempo si aggrava e sente più dolore.
Dopo una decina di minuti arriva anche il ragazzo che aveva avuto l’incidente sul lavoro. Stavolta è sveglio e posso guardarlo in faccia. A questo punto capisco tutto. Il ragazzo non è italiano, dai tratti somatici potrebbe essere un indo/pakistano/bengalese. L’infermiere formato dottor Jekyll/mr Hyde, è affetto da schizofrenia, bravo e cortese con gli italiani (strano che non abbia captato il mio accento sud-tirolese, mooooooolto a sud del Tirolo), e davvero spregevole con “quelli di colore”.  Avevo appena postato il racconto della signora, dell’uomo di colore, della hostess e della brillante soluzione del capitano dell’aereo, che è in odore di “bufala”, e poi constato personalmente che la realtà a volte può superare la fantasia.
Ho passato una notte insonne, un po’ il dolore al collo, un po’ un senso di fastidio diffuso verso il genero umano e poi ho pensato ad Auschwitz e mi sono addormentato pensando….. non è cambiato niente.

Concludo con una frase del Goya, sommo pittore e grande pensatore: “Il sonno della ragione genera mostri”.Firma


Leggete anche:

Flussi e riflussi storici

Giuseppe per un mondo senza razzismi

#609

 

Il successo

Successo

Il successo

Non è sempre quello che vedi!

 Successo

successo


Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.  

[Albert Einstein]


Giuseppe per il successo… quello vero

#611

 

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