Paolo Giordano – La solitudine dei numeri primi

La solitudine dei numeri primi - Paolo Giordano

La solitudine dei numeri primi

Paolo Giordano

 

 La solitudine dei numeri primi - Paolo Giordano

Il romanzo racconta la storia di due persone, entrambe torinesi, Alice Della Rocca e Mattia Balossino, le cui vite vengono gravemente segnate da vicende accadute nella loro infanzia. Sebbene Torino non sia mai menzionata in modo esplicito, vengono fatti riferimenti alla chiesa della Gran Madre, dove si svolge il matrimonio di Viola Bai, ed alla basilica di Superga.

Alice viene presentata come una bambina di sette anni che pur odiando la scuola di sci e non mostrando alcuna attitudine particolare per questo sport, viene costretta a frequentarne un corso dal padre, che nutre grandi aspettative nei suoi confronti. Una mattina, Alice si separa dal resto del gruppo e, nel tentativo di tornare a valle, finisce in un dirupo rimanendo gravemente ferita. La ragazza rimarrà zoppa per il resto della vita.

Mattia è un bambino dotato ed intelligentissimo, al contrario della gemella Michela che invece è affetta da una forma di ritardo mentale. Isolato dal resto dei coetanei per via della sua “scomoda” sorella, Mattia vive la propria infanzia in solitudine. Poi, un giorno, per poter partecipare alla festa di compleanno di un compagno di classe, lascia la sorella in un parco, pensando di andarla a riprendere più tardi. Ma al suo ritorno Michela è scomparsa, probabilmente annegata in un fiume vicino.

Questi avvenimenti segnano profondamente la vita dei due ragazzi. Il racconto si sposta nel periodo della loro adolescenza: Alice soffre di anoressia ed è snobbata dai ragazzi per la zoppia. Con una vita sociale pressoché nulla, Alice attira l’attenzione di Viola Bai, compagna di classe molto popolare, che decide di ammetterla nel proprio giro di amicizie. Grazie all’incoraggiamento di Viola, Alice conosce Mattia. Quest’ultimo è un ragazzo problematico: non ha alcun interesse nelle interazioni sociali e ha una malsana attitudine all’autolesionismo.

Alice e Mattia stringono un’amicizia particolare: ognuno svolge la propria esistenza autonomamente, ma ogni volta tornano a cercarsi. Continuano a frequentarsi anche dopo il liceo, quando Mattia si iscrive a matematica e Alice sviluppa la propria passione per la fotografia. Nel frattempo, Fernanda, la madre di Alice, si ammala di un tumore e viene fatta ricoverare in ospedale. Lì, Alice conoscerà Fabio Rovelli, un giovane medico. Mattia intanto consegue la laurea ed ottiene un prestigioso posto di lavoro in Scandinavia, che non sa se accettare. In questo periodo della sua vita, Mattia racconta per la prima volta ad Alice la storia di Michela, e per la prima volta i due ragazzi si scambieranno un bacio. Ciò nonostante un litigio fra Alice e Mattia convince il ragazzo a partire. Alla fine Fernanda muore ed Alice sposa Fabio, mentre Mattia vive in Scandinavia in solitudine.

Il matrimonio tra Fabio ed Alice declina lentamente: Fabio infatti vuole un figlio da Alice, ma lei, non avendo più le mestruazioni da anni per via dell’anoressia, non può restare incinta. La coppia si separa e Alice cade in depressione. Nel frattempo Mattia esercita in Scandinavia la professione di insegnante di topologia algebrica e conosce un collega, Alberto, anch’esso italiano. I due fanno un’importante scoperta che riguarda l’algebra e vanno a festeggiare a casa di Alberto. Lì, Mattia conosce una donna, Nadia, amica del collega, con cui passerà una notte di sesso. Alice decide di tornare in ospedale a chiarire il rapporto con Fabio, però vede una ragazza che somiglia molto a Mattia, e che ad Alice fa tornare in mente Michela, la gemella scomparsa. Nonostante non sia sicura di quanto ha visto, Alice decide di avvisare Mattia.

Mattia, pur non sapendo di cosa si tratti, accorre all’invito di Alice di raggiungerla e torna in Italia. Alice non trova il coraggio di raccontare a Mattia ciò che credeva di aver visto, ma i due amici passano un pomeriggio insieme e approfittando di un momento, la ragazza lo bacia, scoprendo così di essere ancora innamorata di lui. Nonostante ciò non riescono a superare il muro di solitudine che li separa, e Mattia ripartirà senza che il loro rapporto abbia avuto alcuno sviluppo.

I due ragazzi sono infatti paragonati a due numeri primi gemelli (i numeri primi che differiscono tra loro di due): accomunati dalle stesse particolarità, attratti l’uno verso l’altra, non riescono mai ad unirsi, separati da un solo invalicabile ostacolo.

Tratto da Wikipedia 


Ho appena finito di leggere il libro, dentro di me è rimasto un senso d’incompiuto. Sono di quelli che odiano i lieto fine nei romanzi o nei film, stavolta però mi è mancato. Come avrei voluto che Alice ritrovasse Michela e liberasse Mattia dai demoni che lo affliggono. Però la vita è così e non sempre c’è il lieto fine.  Ho compreso fino in fondo la solitudine di Mattia, liberarsi dei fantasmi dell’infanzia è davvero impossibile se sono di quelle dimensioni. Alice è un personaggio più complesso, come tutte le donne in genere. Il trauma che ha vissuto spiega, ma solo in parte il suo atteggiamento. Potrebbe, se solo lo volesse realmente, essere finalmente felice ma non ne ha il coraggio o meglio secondo me è preda di una pigrizia dell’anima che la tiene calda nel suo bozzolo di sofferenze. Non aggiungo altro, vi lascio alla lettura di questo libro che vi consiglio, si legge tutto d’un fiato e alla fine dentro rimangono forti emozioni. Emozioni che variano sicuramente da lettore a lettore ma di sicuro vale la pena di leggerlo. 


Giuseppe per i numeri primi gemelli

#258

Camilleri Lucarelli – Acqua in bocca

Libri

Camilleri  Lucarelli – Acqua in bocca

 Camilleri  Lucarelli - Acqua in bocca

Nella notte del 27 maggio 2006, in un appartamento nel centro di Bologna, viene rinvenuto il cadavere di unCamilleri  Lucarelli - Acqua in bocca uomo. È riverso in cucina, la testa è avvolta da un sacchetto di plastica, indossa una sola scarpa e accanto a lui ci sono alcuni pesci rossi, ugualmente morti.

Le indagini vengono affidate all’ispettrice Grazia Negro che di lì a poco ritiene opportuno rivolgersi al collega Salvo Montalbano, commissario a Vigata, in Sicilia, per ottenerne l’aiuto: non solo perché la vittima, Arturo Magnifico, era originaria appunto di Vigata, ma anche perché si sono verificati molti fatti strani che hanno messo in allarme l’ispettrice.

Mediante una fitta corrispondenza affidata ai più diversi canali non ufficiali (spedizioni di cannoli e tortellini, amici di passaggio a Bologna) i due poliziotti riescono a trovare la probabile soluzione del caso: si tratta di un’azione dei servizi deviati che per occultare alcuni pericolosi segreti si sono serviti di una spietata donna killer, non ignota al commissario.

Poiché l’ostinazione a proseguire l’indagine mette ormai in pericolo le loro stesse vite, Montalbano e Grazia si incontrano a Milano Marittima, dove organizzano una trappola per rendere inoffensiva l’assassina.

Il piano funziona (un po’ fortunosamente… ) al di là delle più ottimistiche speranze e la faccenda si conclude di fatto con un insabbiamento.

Tratto da Wikipedia


Premesso che ho letto quasi-tutto Camilleri, di aver guardato qualche volta “Notte Blu” su Raitre, di averAndrea Camilleri letto un altro libro di Lucarelli che nn era stato malaccio. Premesso tutto ciò questo libro nn mi ha entusiasmato, forse risente di una piccola furbata commerciale. Mettere insieme due mostri sacri del noir all’italiana poteva di sicuro portare grosse entrate nelle casse dell’editore.  Il plot nn è malaccio, però io lo trovo un po’ sottotono rispetto alle potenzialità dei due autori. Si vede chiaramente che “gigioneggiano” ed io fedele lettore mi sento un po preso per il c… ollo. Comunque è stata una lettura piacevole di un paio d’ore, ma non rimarrà negli annali della letteratura noir, nonostante le vendite. 


Giuseppe ipercritico

#233

 

Tette, Viagra e Alzheimer

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Tette, Viagra e Alzheimer

 

 Caduceo farmacia

 Citazione del  dr. Drauzio Varella:

(La rete lo indica come vincitore del premio nobel per la medicina, ma io ho fatto qualche ricerca e non mi risulta)

Caduceo

“Nel mondo d’oggi spendiamo 5 volte di più per i medicinali che aiutano l’impotenza dei maschi e di silicone per le donne, che non per investire sulla guarigione dell’Alzheimer; di conseguenza in futuro avremo donne vecchie con le tette grosse e uomini vecchi con il pisello duro…… però nessuno di loro riuscirà a ricordare a cosa servono”.

 


Giuseppe per….. per… per…………

#232

 

Pace, Diritti e Lavoro

Ho visto anche degli Zingari Felici - Claudio Lolli

Ho visto anche degli Zingari Felici – Claudio Lolli

 Ho visto anche degli Zingari Felici - Claudio Lolli


 Ho Visto Anche Degli Zingari Felici – Claudio Lolli

E’ vero che dalla finestra non riusciamo a vedere la luce perchè la notte vince sempre sul giorno e la notte sangue non ne produce.E’ vero che la nostra aria diventa sempre più ragazzina e si fa correre dietro lungo strade senza uscita.E’ vero che non riusciamo a parlare e che parliamo sempre troppo.
E’ vero,sputiamo per terra quando vediamo passare un gobbo,un tredici o un ubriaco.
O quando non vogliamo incrinare il meraviglioso equilibrio di un odiosità senza fine di una felicità senza il peggio.
E’ vero che non vogliamo pagare la colpa di non avere colpe e che preferiamo morire.
Piuttosto che abbassare la faccia,è vero,cerchiamo l’amore sempre nelle braccia sbagliata.
E’ vero che non vogliamo cambiare il nostro inverno in estate,è vero che i poeti ci fanno paura.Perchè i poeti accarezzano troppo le gobbe,amano l’odore delle amarmi,odiano la fine della giornata.Perchè i poeti aprano sempre la loro finestra anche se noi diciamo che è una finestra sbagliata.
E’ vero che non ci capiamo,che non parliamo mai in due la stessa lingua.
E abbiamo paura del buio e anche della luce,è vero,che abbiamo tanto da fare che non facciamo mai niente.
E’ vero che spesso la strada sembra un inferno,una voce in cui non riusciamo a stare insieme,dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.E’ vero che beviamo il sangue dei nostri padri e odiamo tutte le nostre donne e tutti i nostri amici. 
Ma ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro,far l’amore e rotolarsi per terra.Ho visto anche degli zingari felici in piazza Maggiore a ubriacarsi di luna,di vendetta e di guerra. 

Girovagando tra i blog e nei profili facebook a volte si fanno strani incontri (strani perché inusuali). Nella bacheca della mia amica Maria (meglio conosciuta come la blogger “Tittidiruolo”) c’è un post su Claudio Lolli. La mia mente ha cominciato a turbinare, qualche anno fa, per conto della CGIL, ero stato invitato a dare una mano per organizzare un happening (brutta parola) sull’argomento “Pace, Diritti e Lavoro”, io ero un po’ scettico ma quando mi hanno detto che ci sarebbe stato un concerto teatrale di Claudio Lolli non ho avuto dubbi. Una serata stupenda, teatro gremito come nelle migliori occasioni, attesa a mille e nell’anima la consapevolezza di partecipare ad un evento unico. E’ salito sul palcoscenico, la prima cosa che ho pensato di quel piccolo grande uomo è stata che somigliava a “Candido”. Solo che lui era consapevole di nn vivere nel migliore dei mondi possibili. Un piccolo grande uomo, incerto nell’incedere, anche nel parlare. Ma poi partiva la musica e tutto cambiava, una specie di aura di pace e bellezza ci avvolgeva tutti. Una delle serate più belle e intense della mia vita. Forse seconda solo a quando molti anni addietro, giovincello di belle speranza, in un piccolo paese del profondo Sud, ho udito per la prima volta la voce mitica degli Inti Illimani che mi cantava “che il popolo unito non sarebbe mai stato vinto”, ed ho pianto, si pianto. Io ci spero ancora che il Popolo non sarà mai vinto, ma comincio ad avere qualche dubbio. Gl’Inti Illimani in quegli anni non potevano immaginare il potere velenose delle TV, quello che poi alla fine si è rivelato l’oppio dei Popoli. Grazie Claudio, fai parte della colonna sonora della mia vita.

Giuseppe per l’emozioni forti.

#231

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