Schola Cantorum – Le Tre Campane

Schola Cantorum - Le Tre Campane

Schola Cantorum – Le Tre Campane

Schola Cantorum - Le Tre Campane

 


Testo tradotto dall’originale francese.


(Les trois cloches) (di Ardiente – J. Villard)
 
La’ cala il vento nella valle
un mattino come tanti
nasce un uomo…
lui ha un solo giorno e tutti quanti
stretti intorno
che lo portano alla chiesa…
la campana del villaggio
oggi suona anche per lui
ed il cielo e’ come un fiore
che si apre agli occhi suoi
ma la gente che lo guarda
pensa un altro come noi
hanno scelto gia’ il suo nome
la campana suona ancora
mentre il sole se ne va…
la’ cala il vento nella valle
la domenica di pasqua due ragazzi
lui ha vent’anni di lavoro
la sua donna gli assomiglia
la sua donna…
la campana del villaggio
oggi suona anche per lui
la promessa di una vita
che sara’ divisa in due
e l’amore li accompagna
ma la vita e’ tutta la’
ed il tempo batte forte
la campana suona ancora
mentre il sole se ne va…
la’ cala il vento nella valle
un mattino come tanti
parte un uomo…
lui ora dorme e tutti quanti stretti in
torno che lo portano alla chiesa… LA
campana del villaggio
anche oggi suona a lui
un riposo tanto dolce
non lo aveva avuto mai
e la gente che lo amava
non ci pensa quasi piu’
cala il vento nella valle
la campana suona ancora
mentre il sole se ne va…
cala il vento nella valle
la campana suona ancora
mentre il sole ne va…

Giuseppe per la musica esegetica anni 70

#569

 

Francesco de Gregori – Viva l’Italia

Italia stampelleItalia Bandiera

Viva l’Italia, Francesco de Gregori


Viva l’Italia, l’Italia del 12 dicembre (1969 – Piazza Fontana). 16 morti, nessun colpevole…. e certe ombre su apparati dello stato.


Giuseppe per le stragi ancora impunite.

#559

 

Articolo 31 – Non è un film

Articolo 31 - Non è un film

Articolo 31 – Non è un film

 Articolo 31 - Non è un film


 Articolo 31 – Domani Smetto (2002) – Non E’ Un Film – Testo

Come Pesava Quello Zaino Sulle Spalle Per La Strada Della Scuola E La Maturità – Odiavo Ogni Professore Mi Illudevo Fosse Una Minaccia Alla Mia Libertà – Ed Ogni Sera Sopra Lo Schermo Vedevo Eroi Della Mia Età – E Io Di Certo Ero Diverso Ma Ci Credevo In Una Vita Come Al Cinema – Ma Qui Non È Così Non C’è Il Lieto Fine E Poi Il Buono Perde – I Tatuaggi Fanno Male Anni Dopo Che Li Hai Fatti Ma Per Quello Che Ricordano – Hai Visto Amici Andarsene Prima Del Tempo E Sei Sicuro Che Dall’alto Ti Proteggano – E Intanto Aspetti Il Colpo Di Scena Quell’occasione Unica – Che Ti Sistema Ogni Problema E Lei Che Ti Completerà – ma qui non è così – la trama è inconsistente – l’amore non è mai per sempre – Lei Diceva “Non Lo So” – E Dopo Mi Stringeva Forte Ancora Un Pò E Diceva Di Non Prenderla Così “Nasce Cresce Poi Finisce” – E Se Tradisce Ti Sarà Chiaro Che – La Vita Non È Un Film – Ho Il Dubbio Che La Mia Generazione Muova Una Rivoluzione Immaginaria Doveva Essere Un Tramonto E Il Bene In Trionfo Alla Fine Della Storia – Ma Qui Non È Così L’immagine È Un Pò Scura E Il Domani Fa Un Pò Più Paura - Lei Diceva “Non Lo So” – E Dopo Mi Stringeva Forte Ancora Un Pò E Diceva Di Non Prenderla Così “Nasce Cresce Poi Finisce” – E Se Tradisce Ti Sarà Chiaro Che – La Vita Non È Un Film (X2)

Già, proprio così, la vita non è un film!  Chi non desidera riavvolgere la pellicola e correggere errori, oppure rivivere momenti indimenticabili? Ma la vita non è un film, la vita scorre inesorabile senza nessuna possibilità di riavvolgere le scene. Rimorsi, rimpianti, occiasioni perse, opportunità sfumate, frasi azzardate, gesti inconsulti … rimangono infranti sul selciato…..  


Giuseppe per il frame by frame della vita…. da gustare appieno.

#491

 

Caparezza – Non siete Stato voi

Caparezza - Non siete Stato voi

Caparezza – Non siete Stato voi

Italia - bandiera

Il Sogno Eretico –  2011



CapaRezza -  Il Sogno Eretico (2011) -  Non Siete Stato Voi – Testo

Non siete Stato voi che parlate di libertà
come si parla di una notte brava dentro
i lupanari.
Non siete Stato voi che
trascinate la nazione dentro il buio
ma vi divertite a fare i luminari.
Nonsiete Stato voi che siete uomini di
polso forse perché circondati da una
manica di idioti.
Non siete Stato voi
che sventolate il tricolore come in
curva e tanto basta per sentirvi patrioti.
Non siete Stato voi né il vostro parlamento
di idolatri pronti a tutto per ricevere un’udienza.
Non siete Stato voi che
comprate voti con la propaganda ma
non ne pagate mai la conseguenza.
Non siete Stato voi che stringete tra le
dita il rosario dei sondaggi sperando
che vi rinfranchi.
Non siete Stato voi che risolvete il dramma dei disoccupati
andando nei salotti a fare i saltimbanchi.
Non siete Stato voi. Non siete Stato, voi. 
Non siete Stato voi, uomini boia con la 
divisa che ammazzate di percosse i detenuti. 
Non siete Stato voi con gli 
anfibi sulle facce disarmate prese 
a calci come sacchi di rifiuti. 
Non  siete Stato voi che mandate i vostri 
figli al fronte come una carogna da 
una iena che la spolpa. 
Non siete Stato voi che rimboccate le bandiere sulle 
bare per addormentare ogni senso di colpa. 
Non siete Stato voi maledetti 
forcaioli impreparati, sempre in cerca 
di un nemico per la lotta. 
Non siete Stato voi che brucereste come streghe 
gli immigrati salvo venerare quello nella grotta. 
Non siete Stato voi col 
busto del duce sugli scrittoi e la 
costituzione sotto i piedi. 
Non siete Stato voi che meritereste d’essere 
estripati come la malerba dalle vostre sedi. 
Non siete Stato voi.
Non siete Stato, voi. 
Non siete Stato voi che 
brindate con il sangue di chi tenta 
di far luce sulle vostre vite oscure. 
Non siete Stato voi che vorreste dare voce 
a quotidiani di partito muti come sepolture. 
Non siete Stato voi che fate leggi su misura 
come un paio di mutande a seconda dei  genitali. 
Non siete Stato voi che trattate 
chi vi critica come un randagio a cui 
tagliare le corde vocali. 
Non siete Stato voi, servi, che avete noleggiato 
costumi da sovrani con soldi immeritati, 
siete voi confratelli di una loggia che poggia 
sul valore dei privilegiati  come voi 
che i mafiosi li chiamate eroi e che 
il corrotto lo chiamate pio e ciascuno 
di voi, implicato in ogni sorta di 
reato fissa il magistrato e poi giura su Dio: 
“Non sono stato io”. 

Canzone che fa venire i brividi per la cruda realtà che racconta. Bravo Caparezza.

horsefly


Giuseppe per lo Stato

#478

 

Francesco Guccini – Il vecchio e il bambino

Il vecchio e il bambino

AUGURI A TUTTI I NONNI DEL MONDO, ANCHE A QUELLI CHE CI GUARDANO DALL’ALTO



Il Vecchio e il Bambino

Un vecchio e un bambino si presero per mano
e andarono insieme incontro alla sera,
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera;
l’immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d’intorno non c’era nessuno,
solo il tetro contorno di torri di fumo.
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva
con l’anima assente, con gli occhi bagnati
seguiva il ricordo di miti passati;
i vecchi subiscono l’ingiuria degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno nel loro pensiero
distinguere nei sogni il falso dal vero.
E il vecchio diceva, guardando lontano,
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti, immagina i fiori,
e pensa alle voci e pensa ai colori,
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli,
il ritmo dell’uomo e delle stagioni”.
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste
e gli occhi guardavano cose mai viste,
e poi disse al vecchio, con voce sognante
“Mi piacciono le fiabe, raccontane altre”.
Francesco Guccini

Giuseppe per i nonni

#472

 

Il Giardino dei Semplici – Miele

Il Giardino dei Semplici  Miele (1977) - Concerto in LA Minore

Il Giardino dei Semplici

Miele (1977) - Concerto in LA Minore

 Il Giardino dei Semplici  Miele (1977) - Concerto in LA Minore


Il Giardino dei Semplici – Concerto in LA Minore


Testo della canzone Miele 

Era il colore 
Dei nostri corpi addormentati 
Sotto il sole 
Sulle tue labbra 
C’era un sapore 
Che 
Non ho scordato mai 
Miele 
Le nostre fughe 
E si tornava lenti come 
Tartarughe 
Quella sera che inventai il tuo nome 
Gia’ cadevano le prime stelle 
Miele 
Com’eri bella 
E l’estate ancora sa di miele 
Anche se io senza te 
Sto’ male con me 
C’e’ un’altra e potrei far l’amore 
Ma non e’ miele 
Miele 
quale treno prenderai 
Era il colore 
quando arrivi 
Chiamami se puoi 
Dei nostri corpi addormentati sotto il sole 
forse io m’innamorai 
Sulle tue labbra 
C’era un sapore 
Che non ho scordato mai 
Miele 
Quale treno prenderai 
Torni domandi 
Quando arrivi chiamami se puoi 
Cosa e’ cambiato 
Forse e’ colpa degli esami 
Forse io m’innamorai 
Quando hai detto 
Scusami e’ finita 
E cadevano le prime stelle 
Miele 
Com’eri bella 
E l’estate ancora sa di miele 
Anche se io senza te 
Sto male con me 
C’e’ un’altra e potrei far l’amore 
Ma non e’ miele 
E l’estate ancora sa di miele
Anche se io senza te
Sto’ male con me
C’e’ un’altra e potrei far l’amore
Ma non è miele 

Storia del gruppo – Tratto da Wikipedia

Il Giardino dei SempliciIl Giardino dei Semplici è un gruppo musicale italiano tuttora in attività. In quasi quarant’anni di carriera il complesso ha venduto 4 milioni di dischi ed eseguito 1.800 concerti. Le caratteristiche fondamentali del complesso sono i falsetti corali e l’abilità di miscelare stili musicali e linguaggi diversi fra loro. Tra i fans, il gruppo è colloquialmente riferito come GDS. Nel 2013 sarà pubblicato il loro nuovo disco, l’undicesimo da studio della loro carriera.
Storia del gruppo [modifica]Gli inizi
Il batterista Gianni Averardi (ex Campanino) fonda il gruppo nell’estate del 1974, reclutando Arcella, Caliendo e Liguori nell’arco di poche settimane. La band comincia subito ad esibirsi allo Shaker Club di Napoli con un nome temporaneo. I produttori Giancarlo Bigazzi e Totò Savio, in accordo con Averardi, procurano al complesso un contratto con la CBS. Bigazzi, ispirandosi al Giardino dei Semplici del museo di Storia Naturale della sua città, propone al gruppo il nome, che viene ben accolto dai musicisti.
Il successo
Il 21 febbraio 1975 il complesso inizia allo studio Ortophonic di Roma le registrazioni delle due canzoni del primo 45 giri, M’innamorai/Una Storia, pubblicato a fine aprile e prodotto da Giancarlo Bigazzi e Totò Savio: M’innamorai partecipa con successo al Festivalbar 1975, ed il disco raggiunge il 5º posto nelle classifiche.
A M’innamorai segue, nello stesso anno, Tu, ca nun chiagne, rifacimento pop-rock del brano del 1915 scritto da Libero Bovio ed Ernesto De Curtis, che viene usata dalla Rai come sigla di un ciclo di film di Francesco Rosi: il 45 giri ottiene il disco d’oro ed il terzo posto in classifica[1].
Il primo tour ufficiale, come il primo eponimo album, è del 1976. Nello stesso anno incidono un nuovo singolo, Vai/Tamburino, che partecipa al Festivalbar ’76.
Nel 1977 il gruppo partecipa al Festival di Sanremo con Miele, classificandosi al 4º posto: il brano contribuisce alla vincita del prestigioso trofeo Il Telegatto di TV Sorrisi e Canzoni nella categoria Complessi. Come il precedente Tu, ca nun chiagne, il singolo venderà 1 milione di copie. Esce il secondo album del gruppo, Le Favole del Giardino.
Dopo il cambio di etichetta ed il passaggio alla CGD, vi è una nuova partecipazione al Festivalbar 1978 con il brano Concerto in La Minore (dedicato a lei) e poi una tournée negli Stati Uniti d’America ed in Canada.
La svolta new wave
Fino a questo momento, Il Giardino dei Semplici ha inciso canzoni scritte prevalentemente da Bigazzi e Savio e solo in minor parte dai membri della band: a partire dal 1979 decidono invece di diventare completamente autori e passano alla casa discografica WEA. Il risultato è l’album B/N (Bianco e Nero), scritto interamente in vernacolo, il cui stile si accosta alla new wave napoletana dell’epoca. Una canzone tratta da questo disco, Silvie ha una grande diffusione e vendita in Scandinavia nel 1980 e viene cantata anche da Katry Helena in finlandese con il titolo Helsingin helle. L’album va complessivamente bene in termini di vendite, e la band si imbarca in un lungo tour teatrale di grande impatto.
Nel tardo 1980 entra a far parte del gruppo Tommy Esposito che subentra a Gianni Averardi. La nuova formazione del Giardino dei Semplici debutta con il singolo Carnevale da buttare che ottiene una straordinaria risonanza radiofonica.
Gli anni ’80 e ’90
Dal 1982 il gruppo matura la decisione di gestire prevalentemente in proprio la futura produzione discografica, avvalendosi delle label solo per la distribuzione e la promozione dei dischi. Questa decisione porterà la band a creare nel 1986 il Gidiesse Recording, studio di registrazione che diventerà poi sede ufficiale delle ricerche musicali e artistiche del gruppo.
Escono gli albums …E Amiamoci e Giallo, che ottengono ragguardevoli risultati commerciali nonostante la crisi delle bands pop italiane, ed il gruppo gira nelle più importanti trasmissioni musicali del periodo. Grazie ad una serie di spot pubblicitari realizzati in animazione sulle reti Mediaset, nel 1985 il gruppo divulga con successo una raccolta di classici della canzone napoletana rivisitati, Ed è subito Napoli. Nel 1987 il gruppo pubblica il singolo Un’altra canzone per Napoli. Il 45 giri diventerà presto un evergreen della tifoseria calcistica napoletana. Il 1989 è l’anno del loro primo video-clip con il brano Lo sai che il mondo è blu?, tratto dallo sperimentale nuovo album Zingari. Il disco mescola il consueto pop della band con l’elettronica, ed è incentrato sul tema dei viaggi.
Nel 1992 il gruppo pubblica una raccolta di successi riarrangiati in chiave semi-elettronica, Voglia di Tenerezza. Lo stesso anno, esegue alcune date in Romania, in particolare a Bucarest. In Otto Quarantotto & Ventisette del 1993 il gruppo si avvicina alla musica etnica e canta nuovamente in vernacolo, in un disco raffinato dove non mancano grandi ospitate come Gianluigi Di Franco e Valentina Stella. L’album, come il precedente Zingari, vende bene fra i fans, ma a sorpresa ottiene anche successo commerciale in Giappone e Corea (in quest’ultima balza ai primi posti in classifica).
Settelune, pubblicato nel 1997, ripropone i vecchi successi riarrangiati più tre inediti. Comincia qui la collaborazione con il noto arrangiatore Adriano Pennino.
Nel 1999 il gruppo partecipa al progetto di beneficenza Un’onda nel mare insieme a tanti altri artisti importanti.
Gli anni duemila
Nel 2000 Il Giardino dei Semplici pubblica l’album di inediti Canta e cammina, concept-album religioso con i testi scritti dal teologo monsignor Bruno Forte e le musiche del monsignor Filippo Strofaldi. L’album registra un buon successo di vendite nonostante sia una pubblicazione indipendente.
Nel 2001 il gruppo partecipa al Festival di Napoli con il brano T.V.B. Nel frattempo, due membri della band sono impegnati in una produzione sanremese di grande successo commerciale.
Nel 2005 pubblicano una nuova raccolta di classici napoletani riaggiornati in chiave acustica, Napoli unplugged, che riscuote ottimi risultati di vendita. Sempre nel 2005, con la produzione di Rai Trade, viene pubblicato Trenta, contenente due cd ed un dvd antologico, con il quale il gruppo festeggia i trent’anni di carriera. Nel cofanetto sono presenti anche sette inediti, tra cui è inclusa T’innamorerai, scritta assieme a Gigi D’Alessio. Sul finire dell’anno il gruppo festeggia l’anniversario al Palapartenope di Napoli, in un lungo concerto davanti a 4.300 spettatori. Dall’evento verranno successivamente ricavati un album semi-ufficiale ed un DVD.
Nel 2006 la Warner, detentrice dei diritti sui primi tre albums, pubblica un’antologia del gruppo. Comincia per la band un periodo di stasi.
Nel 2010, con Lino Volpe di Volpe Alla Caccia danno vita ad un divertente docu-fiction a puntate dal titolo Prossimamente che va in onda sul canale Iride. Nel programma, Il Giardino dei Semplici si incontra con vari amici musicisti quali Peppino Di Capri e Gigi D’Alessio.
Il nuovo corso
Nel febbraio del 2012, Gianfranco Caliendo termina la sua militanza nel gruppo ed il GDS diventa un trio.
Il 18 febbraio la band ritira a Sanremo il premio AFI alla carriera. Reclutato Savio Arato quale chitarrista turnista per concerti e lavori in studio, la band registra un disco live, il primo della sua lunga carriera. L’album, intitolato Semplicemente live, esce in concomitanza con il nuovo tour estivo. In agosto, la band realizza il suo primo brano inedito nell’arco di sette anni, Grande, grande, che viene scelto come sigla della popolare trasmissione calcistica campana Tifosi Napoletani, condotta da Gennaro Montuori.
Ad ottobre, la band comincia le registrazioni di un nuovo album di inediti in italiano, annunciando una svolta stilistica orientata verso il pop-rock moderno.
FormazioneAndrea Arcella (tastiere e sintetizzatori, piano, cori)
Tommy Esposito (batteria, drum programming, percussioni, cori)
Luciano Liguori (basso, voce solista, cori)
Savio Arato (supporter; chitarre, cori)
Ex-membri Gianni Averardi (1975-1980; batteria, percussioni, cori)
Gianfranco Caliendo (1975-2012; chitarre, voce solista)

Ancora un pezzo dal profondo degli anni 70, s’intravvedevano all’orizzonte i “craxiani” ’80, qualcosa all’orizzonte cambiava. Si abbandonava l’ingenuità del ventennio 60/70 per immergersi nei “caleidoscopici” ‘80. Da questo momento in poi mai più niente sarebbe stato come prima, e la nostra anima candida incontrava il disincanto di una nuova generazione, più furba ed egoista delle precedenti.  


Giuseppe per gl’ingenui anni 70

#454

 

Tiromancino – Un tempo piccolo

Tiromancino - Un tempo piccolo

Tiromancino – Un tempo piccolo

Tiromancino - Un tempo piccolo


Tiromancino – Un tempo piccolo – Testo

Diventai grande in un tempo piccolo
mi buttai dal letto per sentirmi libero
vestendomi in fretta per non fare caso
a tutto quello che avrei lasciato
scesi per la strada e mi mischiai al traffico
rotolai in salita come fossi magico
toccando terra rimanendo in bilico
diventai un albero per oscillare
spostai lo sguardo per mirare altrove
cercando un modo per dimenticare
dipinsi l’anima
su tela anonimae mescolai la vodka
con acqua tonica
poi pranzai tardi all’ora della cena
mi rivolsi al libro come a una persona
guardai le tele con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo
ingannai il dolore con del vino rosso
buttando il cuore in qualunque posto
mi addormentai con un vecchio disco
tra i pensieri che non riferisco
chiudendo i dubbi in un pasto misto
dipinsi l’animasu tela anonima
e mescolai la vodkacon acqua tonica
poi pranzai tardi all’ora della cena
mi rivolsi al libro come a una persona
guardai le tele con aria ironica
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo
e mi giocai i ricordi provando il rischio
poi di rinascere sotto le stelle
ma non scordai di certo un amore folle
in un tempo piccolo.
 
                            Autore: Franco Califano

Tutte le cose belle, i momenti di felicità, gli stati d’animo sereni, avvengono sempre in un tempo piccolo. 


Giuseppe per lo scorrere del tempo.

#444

Franco Battiato – La Cura

Franco Battiato - La Cura

Franco Battiato – La Cura

  Franco Battiato - La Cura

Franco Battiato – La Cura – Testo Lyrics

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare. 
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te…
io sì, che avrò cura di te.

Senza dubbio una delle più belle  canzoni, sull’amore, di tutti i tempi! L’amore non solo per l’altro genere ma ma per tutti. Quando sarebbe bello se anziché dire sempre “me ne fotto” dicessimo “io ho cura di te”! 

horsefly


Giuseppe…. i care you.

#431

Rosa – Patrizio Sandrelli

Rosa - Patrizio Sandrelli

Rosa – Patrizio Sandrelli

 Rosa - Patrizio Sandrelli


Come Indiana Jones vado a scavare nella musica italiana anni 70. Molti dicono, forse a ragione, che era musica trash, ma cosa posso farci se ogni volta che ascolto qualche nota di queste canzoncine mi si scioglie il cuore. Attenzione queste canzoncine cominciavano a rompere una società bigotta e legata a tabù religiosi indistruttibili, cantare di queste cose era rivoluzionario, adesso ci fa sorridere un po’ ma bisogna sempre tener conto del contesto.  Musica assolutamente vietata dalla Rai, veniva trasmessa solo dalle radio libere che nascevano e forse devono proprio a queste musichette di rottura il loro successo o perlomeno i primi passi. Sandrelli fa parte di quella schiera di cantautori degli anni settanta considerati (a torto) “minori”. Certo, tanto spazio non potevano averlo se davanti a loro c’erano i vari Battisti, Baglioni, Cocciante, Venditti, De Gregori, Dalla etc.  E infatti è sparito completamente ma “Rosa” nell’estate del 75 fu un successone

horsefly


Patrizio Sandrelli (Roma, 17 marzo 1950) è un cantautore italiano.

Scoperto dal produttore Franco Labriola, debutta nel 1971 con il singolo Trinity stand tall sotto lo pseudonimo di Gene Roman. Questa canzone era il tema del film …continuavano a chiamarlo Trinità.
Nel 1972 con lo stesso pseudonimo incide “Don’t lose control” tema principale del film …E poi lo chiamarono il Magnifico (ambedue le canzoni composte da Guido e Maurizio De Angelis – Oliver Onions).
Nel 1973 arriva il primo album chiamato semplicemente Patrizio Sandrelli.
Nel 1975 arriva quello che sarà il suo successo maggiore, il singolo Fratello in amore. Dello stesso anno è un altro discreto successo, Rosa.
Nel 1976 ha partecipato al Festival di Sanremo con Piccola donna addio che raggiunge il quattordicesimo posto in classifica; dello stesso anno è Piccolo fiore nero.
E sempre in quell’anno ripropone Fratello in amore, ma in inglese e col titolo Brother in love dedicandolo al giovanissimo attore Alessandro Momo scomparso nel 1974.
La sua ultima presenza in classifica in Italia è nel 1978 con Lisa, dopo di che scompare dalle scene.
Rosa - Patrizio Sandrelli Rosa - Patrizio Sandrelli Rosa - Patrizio Sandrelli

Giuseppe per gli anni 70

#376

 

Umberto Napolitano – 1970-2011

Umberto Napolitano

Umberto Napolitano

 1970-2011

 Umberto Napolitano

Umberto Napolitano – 1970 – Come Ti Chiami


Umberto Napolitano – 2011 – Volerò


Umberto Napolitano
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Umberto NapolitanoNato a Brescia nel 1947, si trasferisce con la famiglia a Torino, dove inizia a studiare musica con il maestro Adriano De Grandis; nel frattempo inizia a comporre le prime canzoni, e fa il suo debutto come cantante nel primo cabaret di Milano, il vecchio Nebbia Club di Franco Nebbia, a metà degli anni ‘60.

Ottenuto un contratto con la Vedette, dopo un primo 45 giri pubblicato nel 1964 con un brano scritto da Gian Pieretti, la sua vera carriera di cantautore inizia nel 1966 con la canzone di protesta “Chitarre contro la guerra”, incisa anche da Carmen Villani; l’anno seguente partecipa al Festival di Sanremo come autore, con Il cammino di ogni speranza, proposta da Caterina Caselli e Sonny & Cher, e ad Un disco per l’estate come interprete di Gioventù, che ottiene anch’essa un buon successo di vendite.

Nel 1969, con A Laura, è finalista del programma televisivo Settevoci, presentato da Pippo Baudo.

Le prime incisioni le realizza usando il solo nome di battesimo, Umberto.

Negli anni seguenti si dedica soprattutto alla carriera di autore: ricordiamo Senza discutere per I Nomadi e Meglio libera per Loredana Berté.

Riprende a metà anni settanta l’attività di cantante, e partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera nel 1976 con Oggi settembre 26, e al Festival di Sanremo tre volte: nel 1977 con Con te ci sto, nel 1979 con Bimba mia e nel 1981 con Mille volte ti amo.

Con Amiamoci partecipa al Festivalbar 1978.

Il suo maggior successo di vendite si ha nel 1977 con Come ti chiami, canzone trasmessa spesso dalle radio libere, che era impostato con un dialogo fra il cantante ed una ragazza (Come ti chiami? Antonella Che bel nome, io Paolo….); a volte scherzosamente il disco veniva trasmesso a velocità 33 giri invece di 45, ed il dialogo si trasformava in maniera divertente….(la canzone è stata ripresa nel 2007 dallo zoo di 105)

Dal 1982 al 1989 ci fu un rallentamento dell’attività artistica. Nel 1989 uscì un nuovo album: Al mio caro pianeta terra… dieci piccole grandi storie, inciso per l’etichetta Nar. Nel 1998 è uscita una sua raccolta di successi, reinterpretati, pubblicato dalla DvMore. Il suo album di maggior successo è stato Giro di “do” una canzone per ogni innamorato, del 1977.


Spesso ho parlato e postato articoli della musica degli anni 70, la mia musica, la soundtrack della mia vita. Qualche giorno fa su facebook ho stretto amicizia con Umberto Napolitano, un grande degli anni 70. Tante delle sue canzoni hanno fatto da tappetino musicale ai miei amori, alle mie serate estive dei fantastici anni 70. Sono passati tanti anni, ed ho scoperto che Umberto ancora produce musica, non potevo non condividerla con voi. Il secondo video è di un Umberto Napolitano del 2011, che ha ancora la zampata del vecchio leone, il primo invece è quello a me più caro, troppi amori volatili ho condiviso con quel brano. Un grande in bocca al lupo per Umberto Napolitano e un pensiero nostalgico a quel periodo. Grazie Umberto, anche per merito tuo è stato tutto più easy. :)
P.S: questo è il link facebook di Umberto Napolitano.
horsefly

Giuseppe ancora e sempre per gli anni 70

#751

 

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