Lettera al ministro Profumo

Ministro pubblica istruzione Profumo

Lettera molto seria di una insegnante al Ministro Profumo di Mariangela Galatea Vaglio

 Lavagna scuola

Scuola: il vuoto. - DesolanteEgregio Signor Ministro,

ho letto come tutti la sua proposta di aumentare dall’anno prossimo a noi professori l’orario a 24 ore di docenza in classe. Gratis, naturalmente, nel senso che queste ore in più non saranno seguite da alcun aumento di stipendio. Ce lo chiede l’Europa, dice lei, per adeguarci agli standard degli altri paesi comunitari. E sarà vero, se Lei lo dice. Ma, da docente, non capisco perché, a questo punto, anche il mio stipendio non si dovrebbe adeguare a quello dei colleghi stranieri, che è notevolmente più alto.
Ma anche lasciando stare i soldi, Egregio Signor Ministro, a farmi star male è proprio tutto il tono delle interviste da Lei rilasciate sull’argomento, a cominciare da quel “Con gli insegnanti ci vuole il bastone e la carota” citato nell’incipit. A casa mia il bastone e la carota sono cose che si usano con gli asini. Se Lei per primo, signor Ministro, ha una così alta considerazione della nostra categoria da considerare gli insegnanti equiparabili ai somari, cominciamo bene.
Entrando però nello specifico del Suo provvedimento, ci sono parecchie cose che non mi tornano (del resto sono un asino, me l’ha cortesemente fatto capire Lei).
Per esempio mi sfugge come alzare per tutti a 24 ore la presenza in classe dovrebbe portare automaticamente un miglioramento della qualità dell’insegnamento. A scuola, e sono la prima a riconoscerlo, ci sono anche docenti che fanno poco o nulla. Ma non certo per una questione di orario. Ora poltriscono per 18 ore, fategnene fare 24, poltriranno per 24 in classe, esattamente allo stesso modo.
Chi invece si troverà nelle peste causa aumento dell’orario di docenza saranno quegli insegnanti che lavorano bene. Perché vede, Egregio Signor Ministro, da quanto si capisce queste ore in più, che farò gratis et amore dei, non saranno ore aggiuntive nelle mie classi. Fosse così, sarei anche contenta. Attualmente io alle medie ho 6 ore di italiano, 4 di storia e geografia. Vogliamo aumentare la qualità dell’insegnamento? Concedetemi di farne almeno 8 di Storia e Geografia e due in più di Italiano per classe. Potrei lavorare meglio, approfondire il programma, avere più tempo per i recuperi di chi rimane indietro e per fare esercitazioni.
Scolaro che piangeNo, quelle 6 ore in più serviranno ad ammollarmi un’altra classe da seguire, e risparmiare così i soldi dello stipendio di un collega. Il che vuole dire, Egregio Signor Ministro, che io già oggi, con le classi stipate di 27/30 alunni, ho circa 90 ragazzini da seguire con le mie 18 ore; con 24 ne avrò circa 120. non voglio neanche pensare ai colleghi di altre materie, tipo lingue. Secondo lei, facendo anche un mero conto a spanne, la qualità del mio insegnamento migliorerà?
No, peggiorerà. Perché adesso le ore a casa, nel pomeriggio, quelle che tutti credono dedicate al riposo, le passo a correggere pacchi di compiti, temi, test di grammatica: sono almeno quattro a quadrimestre, tacendo di quelli che assegno per casa e dei compitini di Storia e Geografia. E altro tempo lo spendo perché, pensi un po’, mi devo preparare le lezioni che tengo in classe: sono asina, che vuole, non sono capace di entrare alla mattina improvvisando. Ho bisogno, la sera prima, di prepararmi gli schemi, il materiale da consegnare, pensare a cosa dire perché poi ogni classe è diversa, e la lezione va impostata in modo differente.
Tutto questo, Egregio Signor Ministro, lo faccio oltre alle ore in cui sono in classe, ma è sempre lavoro. E sono costretta a farlo a casa non perché sono privilegiata, ma per un semplice motivo logistico: a scuola, dove è la mia sede di lavoro, non ho né un ufficio né una scrivania, e il computer che uso per trovare i materiali o crearli è quello che mi sono comprata con i miei soldi, perché la scuola non me lo dà.
Evidentemente ai tecnici del suo Ministero e a Lei tutto questo sfugge, perché pare che mi sia computato come “lavoro” solo il tempo che passo in classe, e tutto il resto non esista. Bene, ne prendo atto. Ma la conseguenza di tutto ciò è che, aumentandomi il tempo di docenza e il numero di alunni, avrò meno spazio per fare il resto. Il che vuole dire, Egregio Signor Ministro, che ridurrò giocoforza il numero di compiti scritti, riciclerò i materiali uguali per ogni classe senza personalizzarli. Finirò per lavorare di meno a casa e sicuramente peggio a scuola: non per cattiva volontà mia o per deliberata voglia di sabotare il Suo meraviglioso progetto, ma per forza di cose. Quindi il grande risultato della Sua idea non sarà, come dice, aumentare l’efficienza della scuola e la qualità, ma peggiorarla: chi non ha mai fatto un tubo continuerà a non fare nulla, chi invece riusciva bene o male a insegnare qualcosa, si vedrà costretto a ridurre quanto prima era sempre riuscito a fare, perché lo sforzo fisico di stare anche solo cinque ore di fila in classe con ragazzi adolescenti e preadolescenti, con i quali non ti puoi distrarre un attimo, si farà sentire.

La scuola è finita - Lavagna La scuola è finita

Per cui, Egregio Signor Ministro, da docente che ogni giorno entra in classe, questo le volevo dire. Approvi pure il nostro aumento di ore di docenza, per altro passando a tutti il messaggio che noi insegnanti siamo degli scansafatiche privilegiati che fino ad oggi han lavorato poco. Avrà il plauso popolare e Le riuscirà di certo, perché la società, dopo anni di martellamento mediatico, ne è già convinta, e la applaudirà. Ma non gabelli questo taglio per uno strumento per aumentare la qualità della scuola, o migliorare l’efficienza di noi docenti. E’ solo l’ennesimo taglio imposto ad una categoria che al momento non ha la forza di opporsi, né i mezzi, perché non facciamo neppure un lavoro considerato socialmente fondamentale, come i tassisti, ad esempio. In fondo siamo solo quelli che formano le prossime generazioni: degli asini che meritano un po’ di bastone e manco la carota, ha ragione Lei.

Tratta da: L’Espresso


Passano i ministri ma la sostanza rimane la stessa, povera scuola! Sono davvero sfiduciato.Firma


Giuseppe per i somari a scuola, tutti: prof e studenti.

#753

 

Sciopero scuola – 12 ottobre 2012

Sciopero scuola - 12 ottobre 2012

Sciopero della scuola – 12 ottobre 2012

Lavagna scuola ABC

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Scuola, il vuoto senza un mondo intorno

Sciopero scuola - 12 ottobre 2012

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Scuola, il vuoto senza un mondo intorno


12 ottobre 2012: sciopero della scuola. Perché è ora di cambiare musica. Si diranno tanti no alle politiche che schiacciano la scuola pubblica, ma tanti sì al rinnovo del contratto, a un piano per le immissioni in ruolo, alla fine dei tagli finanziari.  Firma


Giuseppe per una scuola più dignitosa.

#752

 

Scuola, il vuoto senza un mondo intorno

Scuola - Bambino che copia

Né ribelli né disperati. Solo opachi. E gonfi di alcol e coca già da adolescenti. (Nicola Baldoni – Lettera 43)

Scuola - Lavagna

Professore - alunno - tecnologiaDovevo insegnare per 15 giorni. Poi mi son ritrovato a occuparmi per sette mesi di 200 ragazzini. La scuola, ora, riapre. Loro incontreranno per la prima volta Giotto, Leopardi, Hegel. Per molti di loro quell’incontro con arte e bellezza sarà l’ultimo. Per l’Istat uno studente su cinque non finisce le superiori. In Europa, meglio di noi, va anche la Grecia con un piede fuori dall’euro. Ma chi sono? Immaginavo che col web avrei trovato studenti disordinati, ma pieni di interessi. No. È una generazione chiusa su di sé, spaventata, senza un mondo intorno. Nei temi della maturità abbiamo trovato una sola citazione, ed era de Il Venerdì. Non un poeta; non una canzone. Se toccano pagine per loro importanti, non le condividono. Impossibile trasmettere loro l’idea del «bello» Faticano a reggere i pensieri che superano i tre passaggi. Hanno il ritmo mentale di un video di YouTube, tre minuti. Hanno bisogno d’una risposta, dentro una domanda non sanno stare, li spaventa (la frase: «Tranne le lodevoli eccezioni» va aggiunta di prammatica). Se il testo che leggono li supera è un problema del testo, non loro. Non chiedono aiuto, lo rifiutano. La vera fatica non è spiegare loro un autore complicato, ma convincerli che ci sia qualcosa di bello nella poesia, nella filosofia, nell’arte. Perché di cose belle, loro, ne vedono poche. In una classe quinta – una delle migliori – nessuno aveva sentito nominare Roma città aperta.

UNA QUOTIDIANA LOTTA CONTRO L’APATIA. Insegnare è una lotta. Si lavora contro noia, ignoranza, indifferenza che lavora ai fianchi i ragazzi. Combatti per strapparli, uno per uno, a quella roba che ha un nome brutto, ma è quella, cioè l’apatia. Non ti contestano mai. Contestano un voto, ma mai ti chiedono insegnami altro.

DIO: IL SOLO A STARE ALLA PARI COL LORO EGO. L’unico argomento che li cattura è Dio. Non perché tornino al sacro, ma perché Dio è l’unica roba che sta alla pari col loro ego. Il problema loro non è la fede, ma «esiste o non esiste». Preferiscono la seconda perché poter dire a 16 anni che Dio non c’è li fa sentire fichi. La parola «politica» li terrorizza. Gli ricorda auto blu e Montecitorio, non impegno o diritti. Bevono moltissimo, la marijuana è su magliette, diari, graffiti alle pareti. Ma non con l’idea di trasgredire un ordine, bevono. Come se non ci fosse altro. Le assemblee vanno deserte. Del cartongesso separa il bagno dei professori della mia scuola da quello dei ragazzi; le chiacchiere sulla coca si sprecano. Due miei alunni sono stati in clinica per disintossicarsi dall’alcool a 16 anni. E mi piacevano un sacco. Lo spirito di contestazione si traduce in simpatie naziste Poi ci sono quelli tormentati. Mica lo sanno che quel tormento è ciò che li porterà via dalla miseria. Mica lo sanno che quella è la grazia che può renderli meno chiusi, più vivi, curiosi. Hanno i capelli decolorati (capaci d’arrivare agli esami vestite come la prostituta ne L’assenzio di Degas perché portano I paradisi artificiali, qualcosa per me al limite del genio) le braccia tagliuzzate, i sorci tatuati sulle spalle («È un pipistrello, professo’»; «È un sorcio, è un sorcio») oppure ragazzi a cui piacciono ragazzi o magari con simpatie neonazi perché non hanno visto altro capace di contestare un mondo che non va.

NÉ CARTESIO NÉ CEZANNE. SOLO INFINITA TRISTEZZA. Che gli passi? Cartesio? Ad alcuni sì. Per alcuni la disciplina funziona. Ci sono continenti oltre la loro stanza e sembrano non saperlo. Che imparino dunque una fatica che poi premia coi miracoli che si vedono da quelle cime. Ad altri che non toccheranno mai più né Montale né Cezanne, passi – no: speri di passare – uno sguardo. Uno sguardo che tu hai solo perché in quel momento gli stai davanti e quindi li ami. Quindi, non so perché, ma quindi. Perché son tristi, sono stramente tristi. Per i tormentati della mia generazione avrei parlato di «disperati». Per quelli della loro, di «opachi».

SOLI AL CENTRO DI UN MISERABILE UNIVERSO. Hanno 16, 18 anni e si sentono – come non potrebbero? – il centro del mondo. Ma di un mondo poverissimo. Stanno stretti tra la percezione che tutto ruoti intorno a loro e quel tutto non vale niente. E la tivù racconta di fabbriche dismesse, concussione, corruzione. Come si può crescere in una realtà così? La quota di dovere, quell’«è giusto che io faccia» che ogni generazione lascia alla successiva, ecco, quella da loro ereditata è pari a zero. «Non mandare a monte tutto questo» Cos’è quello sguardo che gli devi? «Questo è importante», qualcosa che ripeta «Questo è importante» e preghi che l’estendano da Napoleone alle amicizie, agli amori loro. Perché? Questa è la cosa difficile. Non lo sai. Perché? Eppure succede che per te diventi fondamentale stargli davanti.

SOGNI VAGHI E QUASI PROSSIMI AL NULLA. «Non mandare a monte questa roba»: in qualche maniera cerchi di farlo sentire in ogni frase che ripeti, perché s’accorgano di questo mondo che li apre allo spavento e non al desiderio. Paiono volere pochissimo. I temi sono pieni di io sogno, ma senza che si comprenda se sognino di far la ballerina, aprire un bar, tirare su grattacieli. Sognano, e pare più che altro che intendano luci colorate, strass, paillette. Sogni, vaghissimo, prossimo al nulla.

CRIMINALI MIEI AMATISSIMI. I ragazzi. Questi criminali (Valeria, Ivan, Leo, Roxana, Erika, Elena, Carlinga, tutti gli altri) ora mi mancheranno tantissimo. E già non nominarli tutti mi fa sentire in colpa. Studiate, vi prego. Oltre la vostra stanza c’è un mondo, ma solo – solo – se voi gli date maniera d’accadere. La scuola è questa nostalgia, quest’impegno qui. Vi abbraccio.

Fonte: Lettera 43

Giuseppe per una una società più “accogliente”

#749

 

Primo giorno di scuola 2012

Una normale giornata scolastica - Lavagna - scuola

Primo giorno di scuola 2014

Tutti Felici? No, solo le mamme!!!

Una normale giornata scolastica - Lavagna - scuola

Primo giorno di scuola 2012  Tutti Felici? No solo le mamme!!! :)


Nonostante la crisi, questa settimana registra una forte impennate nei ricavi da parte di bar, pasticcerie, centri benessere, rivendite di dolciumi. Cosa sarà successo mai? che sia perché le mamme hanno mollato la patata bollente (figli) a noi poveri prof/maestri? Nooo :)  Firma


Giuseppe per il fronte nazionale per la liberazione dai figli

#735

 

La scuola ai tempi della crisi

Lavagna scuola

Risate a denti stretti

Lavagna scuola

La scuola ai tempi della crisi


Questa battuta in alcuni casi è tragicamente vera. Tutti i politici del mondo hanno capito che per combattere una crisi bisogna investire in cultura. Tutti i politici? o ci sono eccezioni? ……. 


Giuseppe per una scuola più cheap

#734

 

Una normale giornata scolastica

Lavagna scuola

Una normale giornata scolastica

Prima ora, seconda ora, …….

Lavagna scuola

Una normale giornata scolastica


Iniziato il countdown per l’apertura delle scuole, ecco la sintesi di una normale giornata scolastica… :)


Giuseppe per la routine scolastica

#728

 

A tutti gli studenti

Appello a tutti gli studenti - Lavagna scuola

Appello a tutti gli studenti

 Anno scolastico 2012/13/14/15/16/17/18/19/20/………..

Appello a tutti gli studenti - Lavagna scuola

Contro il bullismo e per l'accoglienza


Se sei uno studente, di qualsiasi età, che a settembre ricomincerà la scuola, questo è per te: se vedi qualcuni che fatica a farsi degli amici o che è preso di mira perchè non è popolare, perchè è timido o non è troppo carino o simpatico, o semplicemente non si veste con gli abiti alla moda… per favore, fai tu il primo passo!

Salutalo, o almeno fai un sorriso in corridoio o sulle scale. Non sappiamo com’è la vita delle persone al di fuori della scuola, un semplice gesto di gentilezza può fare una ENORME differenza.


Giuseppe per l’integrazione e contro il bullismo

#717

 

 

Scegli di essere felice

Scegli di Essere Felice:  10 Modi per Riuscirci - Linus Snoopy

Scegli di Essere Felice:

10 Modi per Riuscirci

 Scegli di Essere Felice:  10 Modi per Riuscirci - Linus Snoopy

Tutta la felicità che cerchi è già dentro di te La felicità è una scelta.

Scegli di Essere Felice:  10 Modi per RiuscirciPer ogni minuto in cui sei arrabbiato o irritato, stai perdendo 60 secondi di felicità.

Se hai il coraggio di ammettere quando hai paura, se sei capace di ridere anche quando tutto sembra andare storto, se hai il coraggio di parlare anche quando la voce trema, la fiducia di chiedere aiuto quando ne hai bisogno, e la saggezza di prendere quanto ti viene offerto, allora hai tutto il necessario per essere felice. Inizia oggi, assumendoti la piena responsabilità del tuo benessere personale.

Ecco di seguito dieci modi per scegliere la felicità, ogni giorno:

1. Scegli di concentrarti su ciò che hai, non su ciò che non hai.

Quando riesci ad apprezzare cio’ che hai, quando riesci ad essere riconoscente per quanto di bello e’ gia’ presente nella tua vita, tutto questo ti aiutera’ a infondere nella tua vita un profondo senso di felicità. E ciò’ accadra’ senza dover aspettare che nella tua vita arrivi chissa’ quale colpo di fortuna e senza dover uscire e andare a comprare qualcosa che ti manca. Accadrà’ perche’ hai gia’ tutto cio’ che ti serve per essere felice, proprio in questo momento. La tua felicita’ non dipende dal colmare il vuoto di qualcosa che ti manca. La tua felicita’ e’ qui e ora. La felicita’ e’ una tua scelta.

2. Scegli un atteggiamento positivo.

Ciò che spesso ci rende infelici e’ pensare che le cose non stiano procedendo nella direzione che ci siamo prefissati. Talvolta inoltre tendiamo a guardare quanta strada abbiamo ancora da fare, piuttosto che riuscire ad apprezzare il tragitto che abbiamo gia’ percorso. Ma ricorda, la vita è un viaggio, non una destinazione. Questo momento, come ogni momento, è un dono inestimabile, un’opportunità unica e irripetibile: sii positivo, sorridi e godi di ogni attimo. Se vuoi che oggi sia un gran giorno, comincia a credere che sara’ proprio cosi’ e a pensare che sara’ veramente un gran giorno. Un atteggiamento positivo porta sempre risultati positivi.

3. Scegli di sorridere più spesso.

Un sorriso è una scelta, non un miracolo. Non aspettare che siano gli altri a sorridere. Mostra loro come si fa. Un sorriso fa sentire meglio te e chi hai vicino. Il semplice atto di sorridere invia al tuo cervello il messaggio che sei felice. E quando sei felice, si scatena un processo virtuoso a catena che porterà’ ad incrementare il tuo livello complessivo di benessere. Sorridi ogni volta che puoi. Sorridi allo sconosciuto. Sorridi soprattutto a chi e’ triste o depresso: nessuno ha bisogno di un sorriso più di chi non sa più darne.

4. Scegli di essere la versione migliore di te stesso.

Non cercare di essere la brutta copia di qualcun altro. Sii te stesso, e cerca di dare il meglio in tutto cio’ che fai. Impegnati con passione e serenita’ a perseguire i tuoi obiettivi personali, senza paragonarti o competere con nessun altro. Come John Wooden ha detto una volta, “Felicità e pace della mente, entrambi sono conseguenza dell’essere consapevole che hai dato tutto te stesso per diventare una persona migliore.” Non tentare mai di essere migliore di un’ altra persona, ma non smettere mai di cercare di realizzare tutto il tuo potenziale. Se proprio vuoi confrontarti con qualcuno, paragonati alla persona che eri qualche tempo fa e valuta cos’è’ cambiato in te.

5. Scegli di avere intorno le persone giuste.

Trascorri il tuo tempo con le persone a cui tieni, con chi reputi intelligente e stimolante, con chi ritieni di avere affinità’ e interessi in comune. Le relazioni dovrebbero aiutarti a sentirti meglio, non a farti del male. Circondati di persone che riflettano la persona che vuoi essere. Scegli come amici persone che ammiri e rispetti profondamente, che condividono i tuoi valori più importanti e che ti amano e rispettano a loro volta. Circondati di persone che riescono a rendere ancor più luminose le tue giornate. La tua esistenza e’ troppo breve per trascorrere il tuo tempo con persone che succhiano via la tua energia e il tuo entusiasmo.

6. Scegli di prenderti cura del tuo corpo.

Prendersi cura del proprio corpo è fondamentale per raggiungere e mantenere uno stato di benessere e felicita’. Se la tua energia fisica non e’ su buoni livelli, allora la tua energia mentale, emotiva e spirituale ne sara’ influenzata negativamente. Numerosi studi condotti su persone diagnosticate come clinicamente depresse hanno dimostrato che il regolare esercizio fisico aumenta in modo significativo i livelli di felicità nel breve e nel lungo periodo. Corpo, mente e spirito procedono a braccetto, alimentandosi e influenzandosi reciprocamente. Fai in modo che ognuno di questi aspetti riceva la giusta attenzione e dedizione da parte tua.

7. Scegli l’onestà.

Comincia con l’essere onesto con te stesso. E’ l’aspetto più importante, dal quale discendono tutti i comportamenti più virtuosi verso il prossimo. Non barare. Non tradire la fiducia che viene riposta in te. Sii gentile. In questo modo la tua esistenza sara’ molto più agevole e meno complicata da gestire. L’integrità è l’essenza di qualsiasi successo. Pensa sinceramente al bene del prossimo, senza cercare espedienti per fregarlo. Divertiti nella vita, facendo sempre cio’ che nel tuo cuore ritieni la cosa più giusta. Non sbaglierai.

8. Scegli di aiutare gli altri quando ne hai la possibilità.

Prenditi cura delle altre persone, stai vicino a coloro cui vuoi bene e aiuta il prossimo ogni volta che ne hai l’opportunità’. Nella vita, si ottiene ciò’ che vi si mette dentro. Quando si ha un impatto positivo sulla vita di qualcun altro, si sta producendo un effetto positivo anche sulla nostra vita. E vedrai che quando sarai tu ad averne bisogno, ci saranno tanti amici e conoscenti pronti ad aiutarti.

9. Scegli di lasciar perdere quando e’ necessario.

A volte la forza risiede nel lasciar andare le cose, nel non intestardirsi a combattere una battaglia ormai persa. In particolare nei rapporti, a volte bisogna avere la forza di prendere atto che l’amore e’ finito e che e’ giunto il momento di allontanarsi piuttosto che continuare a cercare di far funzionare una relazione ormai logora. Tenere duro e’ una scelta coraggiosa, ma lasciare andare e guardare avanti a volte è ciò’ di cui hai davvero bisogno per essere felice.

La ricerca della felicità - Film10. Scegli di apprezzare il presente e di guardare con fiducia al futuro.

È possibile rimanere ancorati al passato, oppure è possibile decidere di creare oggi la propria felicità. Ogni giorno è un nuovo inizio. Abbraccia il futuro, fai sempre del tuo meglio, sorridi, e guarda con fiducia al domani. E non dimenticare, un sorriso non sempre significa che una persona è felice in quel momento; a volte significa semplicemente che quella persona e’ abbastanza forte da voler affrontare con fiducia i propri problemi. E ricorda, la tua mente è il tuo santuario privato, non consentire alla negatività’ altrui di invaderla. Mantieni sempre il controllo dei tuoi confini e decidi tu cosa accogliere e cosa respingere. Non lasciare mai che l’opinione di qualcuno diventi la tua realtà. Ama te stesso per la persona che sei, dentro e fuori. Nessun altro ha il potere di farti sentire piccolo a meno che tu non gli consegni questo potere.

Tu sei l’unico artefice della tua felicità. La scelta è tua. Scegli la felicità.

Tratto dalla rete.


 Senza dubbio un decalogo molto interessante per trovare la strada al nostro obiettivo principale nella vita: la ricerca della felicità. Sono delle semplici regole, però proprio perché sono così semplici la loro attuazione è piuttosto ardua. Mi voglio concentrare sul punto 5. Per la felicità a volte è anche necessaria un po’ di fortuna. Non sono molto selettivo nelle amicizie/conoscenze, perché credo che ognuno di noi è ricco dentro e può arricchire anche chi frequenta. Molto spesso però le persone si chiudono a riccio e non riescono a dare quello che potenzialmente hanno dentro. Però c’è sempre una leva che è in grado di far uscire il meglio che sta dentro di noi. Una maieutica non della conoscenza ma della personalità, un esorcismo dell’anima. Sto divagando scusatemi, ritorniamo al focus principale: perché sono un uomo fortunato? Nel periodo buio dell’ospedale una cosa mi ha tirato veramente su, anche quando le cose non andavano per il meglio, è stata la presenza, l’interessamento, l’attenzione costante dei miei amici. Nonostante fossi intontito dallo stress post-operatorio, dai farmaci vari e dalla stanchezza fisica, io percepivo intorno a me il calore delle persone che erano preoccupate per me. E’ balsamo potentissimo per la mia ripresa. L’essere inondato di visite, telefonate, e messaggi mi confortava il cuore, non mi sentivo solo, sentivo che intorno a me c’era l’affetto delle persone che frequento. Ecco perché sono un uomo fortunato, perché ho decine di amici – che sinceramente – s’interessano a me. Colgo l’occasione di questo blog per ringraziare tutti quelli che si sono preoccupati per me in questo periodo: grazie di cuore.Firma


Giuseppe per la ricerca della felicità

#695

 

Il bravo docente

Il bravo docente rende facile il difficile

Il bravo docente rende facile il difficile

di A.D.F. 22/04/2012
 Il bravo docente rende facile il difficile
Maria Montessori - Pedagogista Maria Montessori – Pedagogista

Una sintesi per definire il bravo docente è contenuta nell’aforisma di Ralph Waldo Emerson “Un educatore è un uomo che rende facili le cose difficili “. In tale aforisma si può interpretare che i bravi insegnanti devono essere in grado di indirizzare le loro energie su questioni fondamentali, quelle che fanno la vera differenza per i loro studenti. Per essere un bravo insegnante non basta l’amore per la propria professione, ma a questo va aggiunto l’impegno, affinché tale carica interiore vada sostenuta e perfezionata con rigore, studio e coinvolgimento personale, qualificandosi nel pieno possesso di modalità operative e conoscitive. Il docente professionalmente qualificato deve possedere un elevato livello di competenza pedagogica, come risultato di una dosata combinazione fra conoscenze teoriche ed attività operative. Una combinazione capace di includere quella giusta riflessività che permetta di costruire l’azione educativa. In poche parole possiamo sintetizzare quanto detto con un aforisma di Ralph Waldo Emerson “Un educatore è un uomo che rende facili le cose difficili“. In tale aforisma si può interpretare che i bravi insegnanti devono essere in grado di indirizzare le loro energie su questioni fondamentali, quelle che fanno la vera differenza per i loro studenti. I bravi insegnanti devono saper guidare e motivare i propri alunni, stabilendo in modo chiaro gli obiettivi di apprendimento all’inizio della lezione, facendo il riepilogo alla fine, e dando istruzioni chiare per i compiti a casa. I bravi insegnanti devono far capire agli alunni come la lezione si inserisca all’interno del programma complessivo, fornendogli il relativo feedback sulla loro progressione di apprendimento. I bravi insegnanti devono essere flessibili in classe e fuori. I bravi insegnanti devono essere aperti alle innovazioni tecnologiche applicate alla didattica e saper risolvere i nuovi problemi per far fronte alle diverse situazioni. I bravi insegnanti devono dire con chiarezza ciò che si aspettano in termini di comportamento e di rendimento, facendo un contratto con gli alunni, in cui stabilire chiari confini per ciò che è ammesso. I bravi insegnanti devono saper fare lavoro di squadra nelle attività progettuali. I bravi insegnanti devono sapersi organizzare, attraverso una dialettica costruttiva e propositiva, quando non si trovano d’accordo con logiche selettive errate, irregolari e poco trasparenti, come quelle subite nella prova preselettiva dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici, progettata e gestita da chi, probabilmente, non conosceva a fondo la qualità comunicativa e la professionalità didattico-organizzativa del bravo insegnante.

Tratto da La Tecnica della scuola

Mi trovo d’accordo con quanto affermato in quest’articolo, solo che a volte mi sento inadeguato, per fare tutto ciò occorrebbe essere dei Superman/woman e noi siamo semplicementi uomini. Vorrei citare un altro aforisma che mi piace molto: “Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco” – (William B. Yeats)


Giuseppe per la pedagogia

#677

 

Lezione di educazione sessuale #1

Simbolo maschio e femmina

Cortometraggio – Baby Story

By Bruno Bozzetto

 Simbolo maschio e femmina


Cortometraggio del 1978 che vuole spiegare ai più piccoli come avvieme la procreazione e lo sviluppo del feto. Chissà perché le cose di una volta hanno un sapore di candida semplicità, anche per argomenti un po’ pruriginosi. Bravo Bozzetto, sei sempre il migliore con il cartoon educational.


Giuseppe per il miracolo della vita

#660

 

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