Lettera ad una professoressa

Scuola lavagna

Lettera ad una professoressa

della Scuola di Barbiana

 

Scuola lavagna

Cara signora,

lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che “respingete”. Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.

la timidezza

Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva. Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita. Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto. Sul principio pensavo che fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia. La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma. Il babbo osserva e ascolta, ma non parla. Più tardi ho creduto che la timidezza fosse il male dei montanari. I contadini del piano mi parevano sicuri di sè. Gli operai poi non se ne parla. Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità nei partiti e tutti i seggi in parlamento. Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico. Non glielo so spiegare io che ci son dentro. Forse non è nè viltà nè eroismo. È solo mancanza di prepotenza.

I montanari

la pluriclasse

Alle elementari lo Stato mi offrì una scuola di seconda categoria. Cinque classi in un’aula sola. Un quinto della scuola cui avevo diritto. È il sistema che adoprano in America per creare le differenze tra bianchi e neri. Scuola peggiore ai poveri fin da piccini.

scuola dell’obbligo

Finite le elementari avevo diritto a altri tre anni di scuola. Anzi la Costituzione dice che avevo l’obbligo di andarci. Ma a Vicchio non c’era ancora scuola media. Andare a Borgo era un’impresa. Chi ci s’era provato aveva speso un monte di soldi e poi era stato respinto come un cane. Ai miei poi la maestra aveva detto che non sprecassero soldi: “Mandatelo al campo. Non è adatto per studiare”. Il babbo non le rispose. Dentro di sè pensava: “Se si stesse di casa a Barbiana sarebbe adatto”.

Barbiana

A Barbiana tutti i ragazzi andavano a scuola dal prete. Dalla mattina presto fino a buio, estate e inverno. Nessuno era “negato per gli studi”. Ma noi eravamo di un altro popolo e lontani. Il babbo stava per arrendersi. Poi seppe che ci andava anche un ragazzo di S. Martino. Allora si fece coraggio e andò a sentire.

il bosco

Quando tornò vidi che mi aveva comprato una pila per la sera, un gavettino per la minestra e gli stivaloni di gomma per la neve. Il primo giorno mi accompagnò lui. Ci si mise due ore perchè ci facevamo strada col pennato e la falce. Poi imparai a farcela in poco più di un’ora. Passavo vicino a due case sole. Coi vetri rotti, abbandonate da poco. A tratti mi mettevo a correre per una vipera o per un pazzo che viveva solo alla Rocca e mi gridava da lontano. Avevo undici anni. Lei sarebbe morta di paura. Vede? Ognuno ha le sue timidezze. Siamo pari dunque. Ma solo se ognuno sta a casa sua. O se lei avesse bisogno di dar gli esami da noi. Ma lei non ne ha bisogno.

i tavoli

Barbiana, quando arrivai, non mi sembrò una scuola. Nè cattedra, nè lavagna, nè banchi. Solo grandi tavoli intorno a cui si faceva scuola e si mangiava.

D’ogni libro c’era una copia sola. I ragazzi gli si stringevano sopra. Si faceva fatica a accorgersi che uno era un po’ più grande e insegnava.

Il più vecchio di quei maestri aveva sedici anni. Il più piccolo dodici e mi riempiva di ammirazione. Decisi fin dal primo giorno che avrei insegnato anch’io.

il preferito

La vita era dura anche lassù. Disciplina e scenate da far perdere la voglia di tornare. Però chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe. Sembrava che la scuola fosse tutta solo per lui. Finchè non aveva capitò, gli altri non andavano avanti.

la ricreazione

Non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica. Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perché il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che veniva a visitarci faceva una polemica su questo punto. Un professore disse: “Lei reverendo non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il ragazzo una necessità fisiopsico…”. Parlava senza guardarci. Chi insegna pedagogia all’Università, i ragazzi non ha bisogno di guardarli. Li sa tutti a mente come noi si sa le tabellone. Finalmente andò via e Lucio che aveva 36 mucche nella stalla disse: “La scuola sarà sempre meglio della merda”.

i contadini nel mondo

Questa frase va scolpita sulla porta delle vostre scuole. Milioni di ragazzi contadini son pronti a sottoscriverla. Che i ragazzi odiano la scuola e amano il gioco lo dite voi. Noi contadini non ci avete interrogati. Ma siamo un miliardo e novecento milioni. Sei ragazzi su dieci la pensano esattamente come Lucio. Degli altri quattro non si sa. Tutta la vostra cultura è costruita così, come se il mondo foste voi.

ragazzi maestri

L’anno dopo ero maestro. Cioè lo ero tre mezze giornate la settimana. Insegnavo geografia matematica e francese a prima media. Per scorrere un atlante o spiegare le frazioni non occorre la laurea. Se sbagliavo qualcosa poco male. Era un sollievo per i ragazzi. Si cercava insieme. Le ore passavano serene senza paura e senza soggezione. Lei non sa fare scuola come me.

politica o avarizia

Poi insegnando imparavo tante cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia. Dall’avarizia non ero mica vaccinato. Sotto gli esami avevo voglia di mandare al diavolo i piccoli e studiare per me. Ero un ragazzo come i vostri, ma lassù non lo potevo confessare né agli altri né a me stesso. Mi toccava esser generoso anche quando non ero. A voi vi parrà poco. Ma coi vostri ragazzi fate meno. Non gli chiedete nulla. Li invitate soltanto a farsi strada.

I ragazzi di paese

contorti

Dopo l’istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a Barbiana anche ragazzi di paese. Tutti bocciati, naturalmente. Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose.

Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio. Il maestro per loro era dall’altra parte della barricata e conveniva ingannarlo. Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire che non c’era registro.

il galletto

Anche nel sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si davano le gomitate come se avessero visto un adulterio. Comunque sul principio era l’unica materia scolastica che li svegliasse. Avevamo un libro di anatomia. Si chiudevano a guardarlo in un cantuccio. Due pagine erano tutte consumate. Più tardi scoprirono che son belline anche le altre. Poi si accorsero che è bella anche la storia. Qualcuno non s’è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa scuola ai più piccini, è diventato come noi. Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un altra volta.

le bambine

Delle bambine di paese non ne venne neanche una. Forse era la difficoltà della strada. Forse la mentalità dei genitori. Credono che una donna possa vivere anche con un cervello di gallina. I maschi non le chiedono di essere intelligente. È razzismo anche questo. Ma su questo punto non abbiamo nulla da rimproverarvi. Le bambine le stimate più voi che i loro genitori.

Sandro e Gianni

Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori l’avevano giudicato un cretino. Volevano che ripetesse la prima per la terza volta. Gianni aveva 14 anni. Svagato, allergico alla lettura. I professori l’avevano sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma non è un motivo per levarselo di torno. Nè l’uno nè l’altro avevano intenzione di ripetere. Erano ridotti a desiderare l’officina. Sono venuti da noi solo perchè noi ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta per la sua età. Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda. È stata la prima soddisfazione scolastica della loro povera vita. Sandro se ne ricorderà per sempre. Gianni se ne ricorda un giorno sì e uno no.

la Piccola Fiammiferaia

La seconda soddisfazione fu di cambiare finalmente programma. Voi li volevate tenere fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perchè il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. Le cose restano le stesse, ma cambia lui. Gli diventano puerili tra le mani.Per esempio in prima gli avreste riletto per la seconda o terza volta la Piccola Fiammiferaia e la neve che fiocca fiocca fiocca. Invece in seconda e terza leggete roba scritta per adulti. Gianni non sapeva mettere l’acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese. Qualche sera andava col babbo alla sezione comunista o alle sedute del Consiglio Comunale. Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull’ultima guerra si teneva quatt’ore senza respirare. A geografia gli avreste fatto l’Italia per la seconda volta. Avrebbe lasciato la scuola senza aver sentito rammentare tutto il resto del mondo. Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo per leggere il giornale.

non ti sai esprimere

Sandro in poco tempo s’appassionò a tutto. La mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e prima. A giugno il “cretino” si presentò alla licenza e vi toccò passarlo. Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l’odio per i libri.

Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi in seguito a fargli amare anche il resto. Ma agli esami una professoressa gli disse: “Perchè vai a una scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere?” “…..”.  Lo so anch’io che Gianni non si sa esprimere.Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l’avete buttato fuori di scuola l’anno prima. Bella cura la vostra.

senza distinzioni di lingua

Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio: “Non si dice lalla, si dice aradio”.   Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola. “Tutti i cittadini sono uguali senza distinzioni di lingua”. L’ha detto la Costituzione pensando a lui.

burattino obbediente

Ma voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione. E Gianni non è più tornato neanche da noi. Non non ce ne diamo pace. Lo seguiamo di lontano. S’è saputo che non va più in chiesa, nè alla sezione di nessun partito. Va in officina e spazza. Nelle ore libere segue le mode come un burattino obbediente. Il sabato a ballare, la domenica allo stadio. Voi di lui non sapete neanche che esiste.

l’ospedale

Così è stato il nostro primo incontro con voi. Attraverso i ragazzi che non volete. L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile. E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo? Allora richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito a costo di passar da pazzi. Meglio passar da pazzi che esser strumento di razzismo.


(Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, pp. 9-20, Libreria editrice fiorentina 1967)


Mentre pubblicavo il post di prima della lettera al ministro Gelmini mi frullava in testa, come un tarlo, un’altra lettera. Sono passati anni, le motivazione sono diverse, il contesto assolutamente superato, anche se una certa provincialità fa fatica ad abbandonare questa nazione, ma alcuni nodi ciclicamente tornano al pettine. L’accusata è sempre la scuola, strano spazio capace di gesti altissimi ma anche di incredibili cecità. Io ci vivo dentro ma ho una strana sensazione! Mi sento come uno di quei bersagli che si mettono nei poligoni di tiro! Sono al centro di un tiro incrociato che, secondo me, porterà alla distruzione totale di questa fantastica occasione per prepararsi alla vita. Non aggiungo altro, potrei ricevere censure severissime dai miei superiori, già alcune circolari regionali invitano a non esprimere pareri in merito. Mi sento in ginocchio, dietro di me qualcuno mi sta mettendo un bavaglio sulla bocca e sugli occhi per nn farmi parlare e guardare quello che accade. Il plotone d’esecuzione è già pronto davanti a me…… 


Giuseppe per la scuola

#206

Fabio Volo – Esco a fare due passi

Volto enigma

Esco a fare due passi – Fabio Volo

 

 Libri

Esco a fare due passi - Fabio VoloQuando ho fatto l’amore con lei la prima volta pensavo di impazzire credevo che il mio cuore non potesse reggere tanta emozione facevo fatica a respirare. Il profumo della sua pelle era stato creato per me: era una droga, e da quel momento avevo bisogno almeno di una dose giornaliera per stare bene. Un profumo che annusi e dici: Casa.

(Esco a fare due passi. –  F. Volo)


Fabio Volo….. è nato il 23 giugno 1972, qualche “ora” dopo di me, ma lo stesso giorno del mese. Sarà un caso, ma dopo aver letto i suoi libri ho pensato: “Lui scrive quello che io penso”.  Empatia, zodiaco, affinità elettive, alea? Boh non lo so so!!!!!!!


Giuseppe per l’universo parellelo.

#169

Il congedo di G. G. Marquez

penna

Il congedo di G. G. Marquez


Gabriel José de la Concordia García Márquez, soprannominato Gabo (Aracataca, 6 marzo 1927 – Città del Messico, 17 aprile 2014)

  • “Se per un istante Dio si scordasse che sono una marionetta di stoffa e mi regalasse un Gabriel José de la Concordia García Márquez Gabriel José de la Concordia García Márquez

     pezzo di vita, aprofitterei di questo tempo il più possibile”

  • Possibilmente non direi tutto ciò che penso, però infine penserei tutto quello che dico.
  • Darei valore alle cose, non per ciò che valgono, ma per quello che significano.
  • Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto in cui chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce.
  • Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
  • Se Dio mi  regalasse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, butterei me stesso di fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima
  • Mostrerei ai uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi..
  • A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
  • A i vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l’oblio
  • Ho imparato tante cose dagli uomini…., Ho imparato che ciascuno vuol vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
  • Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito di suo padre nel pugno, lo ha catturato per sempre.
  • Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
  • Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, però in verità non mi saranno granché utili, perché quando mi metteranno dentro in questa valigia, sarà purtroppo per morire..
  • Dì sempre ciò che senti e fa ciò che pensi.
  • Se sapessi che oggi fosse l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
  • Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, ti direi “Ti amo” e non riterrei, stoltamente, che già lo sai.
  • Sempre c’è un domani e la vita ci dà la possibilità di fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo,  che mai ti dimenticherò.
  • Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi,perché se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno in cui non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio  e che eri troppo occupato per regalare  un ultimo desiderio.
  • Tieni chi ami vicino a te, dì loro quanto di loro hai bisogno, amali e trattali bene, trova il tempo per dir loro “mi dispiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.
  • Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al  Signore la forza e la saggezza per esprimerli.
  • Mostra ai tuoi amici quanto li ami e quanto sono importanti per te.

Giuseppe per la letteratura che traccia le STRADE.

#085

 

L’itagliano, almeno sallo!

Matita rossa e blue - Correzione - Scuola - Errori

L’itagliano…..

Corso accelerato d’italiano

Matita rossa e blue - Correzione - Scuola - Errori

matita rossa e blue

 

  • Anche l’occhio va dalla sua parte/Anche l’ottico vuole la sua parte
  • Spezziamo un’arancia in favore della libertà
  • Scambiamoci i connotati
  • Ha bruciato tutte le mappe del successo
  •   Non mettere il dito nella piastra
  •  Non dare alito ai pettegolezzi
  • Eh, qui gatta ci-cogna
  •   Eh, qui gatta ci-coria
  •  Il cane bordò
  •   Ho avuto un lampo di luce
  •  Mettiamo i bastoncini sulle ‘i’
  •  Non bisogna piangere sul latte macchiato
  •   Non fare occhi da mercante
  •   Tagliamo la testa al topo
  •   Non è tutto oro quello che illumina
  •   Dulcis in findus
  •   De gustibus non est sputante
  •   Affrontare le cose a spadatrak
  •   Non posso vivere con la spada di Adamo sulla testa
  •   Non sapevo dove andare, brulicavo nel buio
  •   Uniamo l’utero al dilettevole
  •   Ti licenzio sul tronco
  •  Finchè la vacca va…..
  •   Non voglio fare da capro respiratorio
  •  Non posso fare tutto, non ho il dono dell’obliquità
  •   Chi più lo ha più lo metta
  • Grammatica italiana
     Il buco dell’orzoro
  •   Le api impallinano i fiori
  •   I cristalli di Skaroski
  •   I giardini prensili
  •   Le notti di pediluvio
  •   Divieto di balenazione
  •   Arrivano certe zampate di caldo
  •   E all’improvviso un’onda anonima
  •  Attenzione ai branchi di nebbia
  •   La camicia con i vulevan
  •  Piume di stronzo
  •  I pantaloni a zampa di fosso
  •  Hai preso i depilant nell’agenzia di viaggio?
  •   Qui si batte la fiaccola
  •  Il lavoro mobilita l’uomo
  •   Mi sono dato la zuppa sui piedi
  •   Ha vinto per il rotto della muffa/rotolo della cuffia
  •   Occhio pinocchio dente perdente
  •   Non farmi uscire dai gamberi….ma stendiamo un velo peloso
  •   E’ raro come l’araba felice
  •   Capisce le cose a scopo ritardato
  •   Sono scremato dalla fatica
  •  Non bisogna foschilizzarsi così
  •   Sono un po’ duro di comprensorio/sospensorio
  •   E’ diventata la pietra biliare
  •   Sono il fax-totum
  •   Mi sono uscite le orbite fuori dagli occhi

matita rossa e blue

TRASPORTI

 

  • ‘Ministerico’ dei trasporti
  •  Gli autobus possono camminare lungo le corsie
  • previdenziali/presidenziali
  • In metropolitana ci sono i tappeti rullanti
  •   Ho sbattuto la macchina sul paraguail
  • La mia macchina ha la marmitta paralitica
  • Banchine spargitraffico
  • Non riusciro’ a partire, c’e’ lo sciopero dei voli incontinentali
  • Mi hanno multato per guida in stato di brezza
  • La mia auto ha il salvasterzo
  • La domenica certi treno vengono oppressi
  • In autostrada sono vietate le immersioni ad u
  • I catarro rinfrangenti
  • L’ambulanza correva a sirene spietate
  • Meno male che l’auto aveva l’iceberg incorporato
  • (in autobus) Scende o perseguita?
  • Odio il traffico, per questo prendo i mezzi pubici
  • Che bell’auto nuova fiammegiante

matita rossa e blue

DICA 33

  • Sono piena di smanigliature sulle coscie
  •  Ho un dolore in mezzo allo sterco
  • Ho un accesso al dente
  • Ho la prospera ingrossata
  • Quando ho la pressione bassa cado in calesse
  • Non posso mangiare dolci, ho l’abete alto
  • Sono giorni che non vado al bagno, ho una occasione intestinale
  • Da quando fa la dieta è diventata una sifilide
  • Purtroppo è nel mio carattere:sodomizzo tutto
  • L’adidas è la peste del secolo
  • Ho la spalla lustrata
  • Dovrò fare le cure termiche
  • Le vene vorticose
  • Devo avere le piastrelle basse
  • Ho lo zagarolo nell’occhio
  • La vena giubilare
  • Mi hanno prescritto i gargarozzi contro il mal di gola
  • E’ spizzotremito
  • I raggi ultraviolenti
  • Le pupille gustative

matita rossa e blue

MATERNITA’

 

  • Scusi dov’e’ il reparto ginecologia donne?
  •  I bambini devono mangiare i biscotti al plasma
  • Quella signora ha avuto due gemelli monozotici
  • Chiamate l’ostrica, mia moglie sta per partorire

matita rossa e blue

LENTI

 

  • Da vicino vedo bene, da lontano sono lesbica
  •  E’ miopia o presbiterio?
  • Mi mancano 4 dottrine
  • Non sono fotoigienica

matita rossa e blue

IN FARMACIA

 

  • Aspirina: fluorescente, pubescente, evanescente, fosforescente
  •  Il sapone clinicamente intestato
  • Ho una dafne in bocca
  • La tintura di odio
  • Il bicarbonato di soia
  •   Gli isterismi della cellulite
  • I sandali del dottor Kilder

matita rossa e blue

CULINARIA

 

  • Dolce con l’uva passeragrammatica italiana
  • La frittura di crampi
  • La birra doppio smalto
  • Le scorie di parmigiano reggiano
  • Il pisto alla genovese
  • Una granata di limone con panna
  • La pasta con le gondole voraci
  • A Londra mi ingozzerò di after shave
  • Mi metta la spesa nella busta di cefalon
  • Un caffè con una zolla di zucchero
  • Caciocavallo ammufficato
  • Pesche sciroccate
  • Il forno a microbombe
  • Funghi traforati/intrufolati
  • Zucchero al vento
  • Me lo avvolge nella carta spagnola
  • Non mangiare la cioccolata, ti vengono le eruttazioni cutanee
  • Ci facciamo due braciole sul beautycase?
  • Carta all’uminio
  • La pasticerria mignot
  • Latte pazzamente scremato/parzialmente stremato/screpolato,
  • e a lunga conversazione

matita rossa e blue

VARIE

  • Che fisico…fai bidi bolding?
  • Posso affliggere questi manifesti?
  • Riposiamoci e diamoci una rifucilata
  • Tomba ha vinto lo slavo gigante
  • Al TG parlavano degli ambientalisti islamici
  • Adoro leggere, ma solo nei rigagnoli di tempo
  • Ho comprato un puzzolo da ’200 pezzi
  • Il patè d’animo
  • Di fronte a queste cose rimango putrefatto
  • Sei il non super ultra’
    Grammatica italiana
     Stringi, non ti divulgare
  • Illudere la sorveglianza
  • Siamo agli antilopi
  • La forza di gravidanza
  • Le discriminature razziali
  • Quando passa lascia uno sciame di profumo
  • La rovina della Russia è stata la Pera storica
  • Per le elezioni bisogna procedere allo sballottamneto
  • Lo sciopero è stato rievocato
  • Sintonizziamo gli orologi
  • Quando muoio mi faccio cromare
  • Ho un dubbio a croce
  • Sono rimasto stereofatto
  • C’e’ peluria di operai
  • La polizia ha usato i gas saporiferi
  • Non ha il senso il senso dell’umus
  • Ha studiato da solo e’ un auto di latta
  • L’album degli avvocati
  • Si spende bene nei boyscout
  • Una mandria di pesci
  • Le mando un fax simile
  • Ha lasciato le impronte digitate sulla porta
  • Ha la pedina penale sporca

Giuseppe per la grammatica

#064

 

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