Prodigio di semplicità

Grappolo di uva biancaProdigio Di Semplicità di Emanuela Pozzan 


 

 

Prodigio e semplicitàIn un attimo tutto sembra passato, il mio impeto è svanito nella speranza di assopire un bisogno.
In me si cerca: il sapore, l’ebbrezza di un momento e la pace di un sorso di nettare dal gusto sublime. Presto, la curiosità sulla mia natura, darà pace alla brama di sapere com’è l’annata.
Io sono la vite, io sono la vita e nel mio succo si racchiude l’attesa di dodici mesi. Nell’alba di una domenica autunnale mi ritrovo qui, anonima tra sconosciute ed attendo paziente che il sole sorga pigramente dal capanno affiancato al mio filare.
Mi sento soddisfatta ed orgogliosa anche quest’anno, ad ogni stagione che trascorre, assaporo sempre più il piacere di donare il mio prezioso succo; altro scopo non ho.
Sono stata scelta, la mia missione è questa: dare pace ad un desiderio dei sensi. Con il mio verdeggiare e l’armonia delle mie onde lignee sono un incanto per gli occhi ed i miei tralci sembrano corde di un violino naturale che suona melodie di passione; con le mie foglie rugose e fresche ricordo l’acqua di fonte che sgorga tra innumerevoli bollicine; con il profumo dei miei frutti inebrio le menti ed evoco con gli acini che maturo piano, la pace di un molesto sogno di conoscenza.
Ora è arrivato il tempo per il riposo e posso pensare; posso ricordare.
Amo la mia terra, leggermente inclinata a Sud e di cui sento tutto il calore che sale dalle mie radici, profonde idealmente sino al centro del globo.
L’inverno è stato lungo, solo per magia sono scampata all’acqua delle alluvioni che infondo alla collina ha creato il ristagno, e per fortuna io ero protetta su nel mio colle. Ho sentito la grande umidità fin dentro le mie scheletriche ramificazioni e non ne potevo più di sentirmi inebriata di acqua, ho pensato sonnecchiando alle calde giornate estive che prosciugano fin dentro l’intimo.
Tutto ha uno scopo.
Alla fine anche l’inverno è passato, lungo e freddo, mi ha ghiacciato la corteccia, avevo paura, e poi, è giunta la potatura, un misto di dolore e di piacere. Sento ancora il vibrare del mio corpo all’avvicinarsi del contadino che mi tocca, sento le sue mani calde in un pomeriggio di sole sofferente, sembra quasi sia primavera ed invece il suo tocco, dapprima dolce e rincuorante, si trasforma in una mano esperta che sradica i miei tralci inutili, e taglia, mi lascia lo stretto necessario per crescere ancora e rinvigorire. Mi chiedo a volte se lui si renda conto del dolore che mi provoca, se vede che poi piango. In realtà mi medico dove lui mi lacera, ma gli uomini chiamano: “lacrime”,  il mio sangue.
Laddove loro sanguinano, io irrigo le mie ferite di linfa, considerata medicamentosa, tanto che qualcuno ancora gira per i vigneti per raccogliere queste gocce ritenute un balsamo per gli occhi. Tra i prodigi della natura c’è anche questo: assistere ad un’alba nel vigneto che piange lacrime necessarie. Un altro anno è passato, sonnecchio nel pomeriggio tedioso di novembre e penso a quando, su qualche tavolo imbandito o nell’allegria delle osterie, qualcuno stapperà una bottiglia e penserà inconsciamente a me che sono qui pronta al riposo, ma in prima linea per ripetere il mio miracolo con l’avventarsi delle stagioni.
Il sonno giunge avvolgente come nebbia ed offusca i miei pensieri ed io delirio, tra finzione e realtà, nel sognare il momento in cui il mio nettare darà la gioia, magari adesso, magari tra anni, tra gli scaffali di una cantina, amerò come un’amante appassionata chi mi sceglierà, chi mi avrà. 
 
Emanuela Pozzan per http://www.santamargherita.com/

Bello questo racconto vero? Ha vinto un premio, che un’importante casa vinicola italiana ha bandito. Vi chiederete perché l’ho pubblicato? C’è un motivo, l’autrice è una mia ex-alunna. Quando l’ho letto mi sono emozionato molto per queste parole ed ho subito scritto una mail a Manuela, vi riporto il testo qui: “Cara Manu, ho letto il tuo breve racconto con voracità, così come quando da piccolo, assaporavo i grappoli d’uva dolcissimi, che il mio papà coltivava. Ho sentito il profumo dell’uva, il sapore del sole, della vita, dell’essenza delle cose. Hai descritto con pennellate di colori e sapori ciò che noi suggiamo dalla natura. Sei stata fantastica! Mi hai commosso! Grazie per queste emozioni che ci dai.” La cosa che mi ha colpito di più di questo breve racconto è stata la vite come metafora della vita. Non a caso hanno nomi simili, almeno in italiano. Così come la vite è orgogliosa di poter donare il proprio nettare, così noi dovremmo essere orgogliosi di donare noi stessi agli altri, senza pretendere grossi ringraziamenti, fieri soltanto di essere stati utili. Il senso dell’altruismo, che oramai è perso e forse faremo fatica a ritrovare. Ma quanto è bello sapere di essere utili a qualcuno, sapere che la nostra linfa alimenta gli altri, che non siamo piante sterili destinate a inaridirci perché incapaci di donare. Ringrazio ancora Manuela per le belle parole con cui ha espresso il concetto di vita, semplicità e amore. Bastano parole come queste per pensare che 26 anni d’insegnamento non sono stati inutili, ripagano di una vita intera dedicata alla scuola. 


Giuseppe per i sapori veri.

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  1. Caro Prof, sono poche le persone che lasciano un segno indelebile nella propria vita e Tu sei una di queste!
    Brindo alle Tue parole altrettanto meritevoli delle vincitrici se non di più! Cin Cin alla vite, Cin Cin alla vita!

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  2. E’ un racconto bellissimo! Scritto da una ragazza giovane e già così profonda e “grande” nei suoi pensieri.
    Ha commosso anche me, la metafora della vite, mi fa pensare quanto ognuno di noi sia un tutt’uno con la natura che lo accoglie e lo circonda, come ogni essere vivente abbia un suo respiro che si irradia in ciò che lo circonda e come ogni elemento sia importante per creare l’armonia nell’universo, come le stelle, gli astri,nelle loro disposizioni apparentemente disordinate.
    Complimenti veramente!
    Ora Giuseppe lo posto nel mio blog,so che non ti dispiace.
    Complimenti al Prof. così sensibile ed attento.

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  3. Grazie Manu, sei adorabile!!! Smackkk
    Aspetto sempre che tu cominci a scrivere un bel blog :)
    Un abbraccio.

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  4. @ alessandra – Visto che brava la mia ex-alunna? Io ne sono orgoglioso da morire, e mi piace sapere che a scuola oltre a trasmettere numeri e comandi per computer, riusciamo a trasmettere anche un po’ di “cultura generale”. Ciao Ale.

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