Riccardo Cocciante – Il Treno

Riccardo Cocciante - Il Treno

Riccardo Cocciante – Il Treno

Fugge frattanto, fugge il tempo irrecuperabile (Virgilio) 

 Riccardo Cocciante - Il Treno

Riccardo Cocciante > …E Io Canto (1979) > Il Treno

(R.Cocciante – M. Luberti) 
E il treno corre forte il treno va lontano
e il quadro cambia sempre là dietro al finestrino
io non ho avuto il tempo di stringere la mano
io non ho avuto il tempo di dire una parola
per asciugare il pianto di una madre che resta sola
per sciogliere quel nodo che mio padre aveva in gola
Ma il treno va lontano il treno porta via
e batte un tempo strano lungo la strada mia
più indietro c’è un bambino col naso che gli cola
poi vengono gli amici dei tempi della scuola
l’amore chiuso al bagno con una mano sola
le canzoni sconce urlate a squarciagola
Ma il treno corre forte e il treno adesso vola
sulle distese immense di ciclamini viola
sulle colline dolci coperte da lenzuola
sopra quei balli tristi coi buchi nella suola
sopra le notti spese in cerca di puttane
sui versi di Pavese sulle promesse vane
Ma il treno corre forte su tutta la mia vita
che passa via veloce che sfugge fra le dita
risento la sua voce si riapre la ferita
la gioventù è passata per non ritornare mai più
Ma il treno va lontano e non si è mai fermato
ma gli occhi di quest’ uomo conservano il passato
e adesso vedo i visi di gente sconosciuta
che cerca nei sorrisi la libertà perduta
la zingara fortuna che scopre le mie carte
che legge nella luna quale sarà la sorte
Ma il treno corre forte si fermerà soltanto
quando qualcuno un giorno mi chiamerà nel vento
na na na na na na na na na ….. (ad libitum)

Io non ho avuto il tempo di dire una parola 

per asciugare il pianto di una madre che resta sola 

Non si può asciugare il pianto di una madre che resta sola, passano gli anni, cambiano le condizioni, si costruiscono nuove micro cellule famigliari, ma il pianto di una madre non si asciuga, rimane fino alla fine il senso di abbandona e anche quando sei vicino a lei continua a ripeterti “ma quando parti?”, troppo profonda è la ferita per guarire.

per sciogliere quel nodo che mio padre aveva in gola 

Un padre “risolve” meglio l’abbandono, il nodo resta nella gola all’infinito, ma è troppo intimo per essere mostrato al mondo, troppo personale per divulgarlo.

Ma il treno va lontano il treno porta via 

e batte un tempo strano lungo la strada mia 

più indietro c’è un bambino col naso che gli cola 

E’ un tempo stranissimo, nessuna regola di metrica potrà omologarlo,  quel moccio al naso rimane come una stalattite nei ricordi del bambino che non muore mai dentro di noi.

poi vengono gli amici dei tempi della scuola 

l’amore chiuso al bagno con una mano sola 

le canzoni sconce urlate a squarciagola 

Le prime amicizie, i primi tradimenti (bilaterali), le prime delusioni, le prime esperienze, per forza egocentriche. La voglia di urlare al mondo per essere finalmente ascoltati, in un mondo di sordi.

Ma il treno corre forte e il treno adesso vola

sulle distese immense di ciclamini viola

sulle colline dolci coperte da lenzuola

sopra quei balli tristi coi buchi nella suola

sopra le notti spese in cerca di puttane

sui versi di Pavese sulle promesse vane

Ma la vita comunque scorre, fatti brutti, fatti belli o mediocri, comunque corre veloce inesorabile. Ci si sente forti e invincibili, ma in certi momenti anche deboli e abbandonati. Ci sono le basse voglie e gli alti ideali e soprattutto un progetto di vita da realizzare al quale tendere tutte le proprie forze.

Ma il treno corre forte su tutta la mia vita

che passa via veloce che sfugge fra le dita

risento la sua voce si riapre la ferita

la gioventù è passata per non ritornare mai più

Ma la vita è moderna, non è una lenta locomotiva che ti fa attraversare le praterie e ti fa godere dello spettacolo, è un TGV, il paesaggio non è nitido, scorre ad una velocità incredibile, non è sabbia che scorre tra le dita, è una giro sulle montagne russe.

Ma il treno va lontano e non si è mai fermato

ma gli occhi di quest’ uomo conservano il passato

e adesso vedo i visi di gente sconosciuta

che cerca nei sorrisi la libertà perduta

la zingara fortuna che scopre le mie carte

che legge nella luna quale sarà la sorte

La vita ti porta lontana, ma non è necessario muoverti geograficamente, si può essere lontani dalla famiglia, dagli affetti, dal sociale anche standoci dentro. Sei circondato da gente sconosciuta a casa tua, e la zingara non svela altro che un fato che conoscevi da sempre, e la ta sorte è lì che ti attende irremovibile.

Ma il treno corre forte si fermerà soltanto 

quando qualcuno un giorno mi chiamerà nel vento

na na na na na na na na na ….. (ad libitum)

E’ dopo? Lo scopriremo….?????

horsefly


Giuseppe per la Grande Clessidra

#268

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